Quali saranno gli impieghi del futuro caccia di sesta generazione franco-tedesco e di quali tecnologie dovrà essere dotato sono i due dubbi principali che attanagliano le industrie coinvolte nel programma. A cercare di fare luce sono intervenuti i capi di Stato maggiore delle aeronautiche di Francia, Germania e Spagna -ovvero i tre Paesi partner nel programma- che hanno cercato di dettare delle linee guida comuni ai rispettivi governi e industrie. Una serie di parametri considerati fondamentali per indirizzare i finanziamenti e gli studi su alcune caratteristiche cruciali non solo per l’aereo da combattimento di sesta generazione, ma anche per i droni che verranno sviluppati nel contempo.

Sulla falsariga degli Stati Uniti, anche il caccia europeo (a cui non parteciperà l’Italia impegnata nel programma Tempest con il Regno Unito e la Svezia) sarà un sistema di aerei e droni interconnessi in un’unica rete informatica. Il caccia sarà l’elemento centrale del Future Combat Air System (Fcas), mentre i droni avranno un ruolo “secondario” occupandosi principalmente di operazioni di sorveglianza, di intelligence e, in alcuni casi, anche da attacco. L’intelligenza artificiale, però, avrà un ruolo dominante nella gestione e nella comunicazione tra i sistemi dei velivoli che saranno sviluppati nell’ambito del programma Fcas. La nota congiunta dei vertici delle tre aeronautiche costituirà una linea da seguire per le industrie impegnate nel programma, alle quali è stato proposto lo sviluppo di dieci possibili architetture di sistemi da collegare tra loro in una rete “europea”. Un input fondamentale per sincronizzare tutte le ricerche in corso, focalizzandole verso dei precisi obiettivi concordati e comuni tra Francia, Germania e Spagna.

La preoccupazione tedesca…

Specialmente le prime due saranno chiamate, sia industrialmente sia finanziariamente, a fare la maggior parte del lavoro, tant’è che la prima trance di investimenti da 150 milioni di Euro (75 milioni a Paese) è stata stanziata da Parigi e Berlino. Dal Bundestag, però, i fondi per il programma sono arrivati non senza timori di un progetto franco-centrico, nel quale Dassault Aviation potrebbe farla da padrona incontrastata. Un programma “sbilanciato” in parte verso la Francia che, oltre all’azienda aerospaziale, vede impegnate anche la Safran -che si occuperà del motore insieme alla tedesca MTU Aero Engines- e la Thales -per i sistemi. A far da contrappeso ci saranno Airbus e MBDA -per la missilistica-, colossi europei che vedono però una forte presenza azionaria del governo e delle aziende francesi.

L’approvazione da parte del Parlamento di Berlino è stata vincolata al “collegamento” del programma per il caccia di sesta generazione a quello per il carro armato del futuro, sul quale l’obiettivo è di far guidare lo sviluppo alle aziende tedesche. Un modo questo per controbilanciare il peso dei due Paesi nei programmi congiunti.

…e quelle francesi

Rispetto al carro armato da battaglia, l’Fcas avrà un’importanza e una rilevanza internazionale più ampia, potendo contare su una fetta di mercato maggiore. Motivo per cui la Francia probabilmente chiederà -così come è stato fatto intendere a più riprese- alla Germania di non vietare la vendita all’estero del caccia di sesta generazione, evitando che si possa ricreare una situazione simile a quella che ha portato allo stop all’esportazione britannica degli Eurofighter Typhoon all’Arabia Saudita.

Da risolvere, però, non ci sarà solo la possibilità di esportare o meno il caccia e i droni, perché Francia, Germania e Spagna devono trovare una soluzione anche per assicurare il rispetto della serrata tabella di marcia proposta. L’idea di Dassault Aviation, espressa anche dall’ad Eric Trappier al Senato francese, è di iniziare i test su un prototipo nel 2026, mettendo il caccia in servizio per la metà degli anni ’30. La preoccupazione, in questo frangente, è sui lunghi tempi di approvazione da parte del Parlamento tedesco, dove è presente una frangia politica consistente che sarebbe favorevole a una riduzione degli investimenti nel settore della Difesa. Anche la presenza spagnola dovrà essere definita nei prossimi mesi, specialmente perché a un anno circa dell’adesione di Madrid al programma non è stata ancora definita la partecipazione delle aziende spagnole.

La nota congiunta dei tre capi di Stato maggiore delle rispettive aeronautiche è un passo avanti che permetterà alle industrie di restringere il campo di sviluppo. Un modo anche per “razionalizzare” le spese, focalizzando al meglio lo stanziamento dei fondi necessari per la realizzazione del caccia “europeo” di sesta generazione. Programma che, tra molte difficoltà, sembra prossimo a decollare, avviandosi nella prima fase reale di sviluppo anche delle tecnologie e dei sistemi di bordo.

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