Le forze governative continuano ad avanzare sui quartieri orientali di Aleppo, che ormai, per metà, sono tornati sotto il controllo dell’esercito siriano. Migliaia di civili, più di 50mila, hanno lasciato le zone assediate per consegnarsi all’esercito regolare e ai curdi delle Forze democratiche siriane. La battaglia per la riconquista della seconda città siriana per importanza, sembra essere ormai ad una svolta. Una svolta favorevole al governo di Damasco che, secondo il viceministro degli Esteri di Mosca, Mikhail Bogdanov, potrebbe riconquistare Aleppo già entro la fine dell’anno.
“Forse siamo davvero all’inizio della fine”, ha detto a Gli Occhi della Guerra suor Maria Guadalupe, missionaria argentina della famiglia religiosa del Verbo Incarnato (Ive) che dal 2009 è missionaria ad Aleppo. L’abbiamo incontrata a Roma, a margine di un incontro che si è svolto nell’ateneo pontificio Regina Apostolorum, in cui la suora ha raccontato come i cristiani della Siria vivono l’inferno di una guerra, che da cinque anni non accenna a concludersi. Una guerra che “non è una guerra civile e non è cominciata nelle strade, in mezzo al popolo, ma che è stata pianificata da persone in giacca e cravatta”, spiega suor Maria Guadalupe. Quarantatré anni, buona parte dei quali trascorsi come missionaria in Medio Oriente e Nord Africa. Dalla Betlemme in piena Intifada, ad Alessandria d’Egitto, fino ad arrivare nel 2009 ad Aleppo. Dove decide di rimanere anche quando iniziano i primi bombardamenti. La “pioggia” di razzi che da cinque anni sconvolge la vita del popolo siriano. In arabo spiega, infatti, suor Guadalupe, la stessa parola con cui si indicano i temporali viene usata per indicare i bombardamenti.Non è una guerra civile, quella siriana, insiste suor Maria Guadalupe. Ma, piuttosto, “un’invasione”. “Alcune delle ragazze del nostro studentato venivano da Daraa, dove sono scoppiate le prime rivolte nel 2011, e ci raccontavano che ad entrare in città erano stati gruppi armati stranieri, che non parlavano con accento siriano”, ha raccontato la suora, “ma secondo i media, si trattava di proteste pacifiche”. “Gli stessi media, quando, poche settimane dopo, per reazione alle violenze, il popolo siriano è sceso in piazza a Damasco e ad Aleppo per manifestare il proprio sostegno al governo, dicevano che si trattava di manifestazioni contro Assad”.“I nostri vescovi hanno denunciato sin dall’inizio che questa guerra è stata portata da fuori”, afferma la religiosa, “e da subito hanno chiesto alla comunità internazionale di smetterla di sostenere i ribelli e di vendere armi all’opposizione moderata“. “Anche perché non esiste e non è mai esistita un’opposizione moderata in Siria”, dice convinta suor Maria Guadalupe. Ad aggravare le sofferenze del popolo siriano, secondo la suora, ci sono state, poi, le sanzioni economiche: l’embargo sul petrolio, sulle attività finanziarie e sulle esportazioni.“Da missionarie in Siria abbiamo l’onore di servire una Chiesa martire”, afferma suor Maria Guadalupe, descrivendo le sofferenze dei cristiani di Aleppo, che, nonostante tutto, non rinnegano la propria fede, nemmeno di fronte alla prospettiva della morte o delle violenze più efferate. Uno degli scopi dei gruppi fondamentalisti che operano in Siria, infatti, secondo la religiosa è proprio “quello di eliminare la presenza cristiana”. È per questo che “i quartieri cristiani sono stati quelli più colpiti in questi anni e sono quelli dove ci sono più morti”. “Ci sono vittime ogni giorno”, spiega suor Maria Guadalupe, “ma in particolare gli attacchi più intensi da parte dei ribelli si verificano durante le feste liturgiche, per fare più vittime”.
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