Per qualche ora il presidente ucraino Volodymyr Zelensky non ha più risposto sui social. A Kiev si temeva la notte di fuoco decisiva, le sirene di allarme anti aereo stavano risuonando e i network televisivi internazionali parlavano di pesanti bombardamenti in vista. Ma lui, attivo su Twitter e Telegram anche nelle fasi più calde del conflitto scoppiato giovedì, a un certo punto è sembrato sparito. Un’assenza di peso, un silenzio che ha fatto rumore. Poi domenica mattina è tornato con dichiarazioni ancora su Telegram. Ma quel silenzio comunque non è passato inosservato.

Tante ore di silenzio nel momento più caldo

Sabato sera a Kiev si aveva realmente l’impressione della battaglia finale. Il coprifuoco imposto dalle 17:00, le strade deserte, i rumori di colpi di arma da fuoco provenienti dai quartieri occidentali. La capitale ucraina ha vissuto con il fiato sospeso prima di assistere poi a una nottata meno caotica del previsto. I russi non hanno attaccato, sono rimasti alla periferia. Zelensky però in quelle ore è rimasto silente. L’ultimo suo messaggio su Twitter era delle 20:53, su Telegram invece ha rilasciato un video alle 18:30. Poi il nulla. La notte precedente invece, quando i russi hanno iniziato a premere su Kiev, il presidente ucraino era molto attivo. Si è fatto prima vedere in compagnia del suo primo ministro e di altri importanti membri del governo: “Siamo qui, siamo tutti qui”, ha dichiarato in un video di 32 secondi ancora sul suo canale Telegram. Poi si è fatto sentire tramite comunicati in cui annunciava l’inizio della battaglia per la capitale ma assicurava la resistenza contro i russi.

Al mattino ha lanciato altre dichiarazioni dove rivendicava il respingimento dei russi, il loro non ingresso in centro e chiedeva maggior sostegno. Al mattino un altro video su Telegram, ancora più breve del precedente, dove lui da solo passeggia in una strada di Kiev assicurando di non cedere le armi ai russi. Zelensky, in poche parole, ha commentato dall’inizio alla fine le fasi più salienti di una nottata di fuoco. Quando tra sabato e domenica invece la situazione è apparsa meno tesa, Zelensky non ha commentato nulla. Si è trincerato in un silenzio anomalo per lui. Si è rifatto sentire soltanto al mattino. Un video, questa volta più lungo, sempre su Telegram, dove parla delle vicende delle ultime ore. Il tono è di quelli ufficiali, c’è una bandiera ucraina alle sue spalle e lui ha la maglietta dell’esercito. Zelensky dunque non è sparito dalla scena. Ma per dodici ore è rimasto muto. Segno che forse, qualcosa nel silenzio spettrale di Kiev, si è mosso. A livello politico, prima ancora che militare. Del resto è da giorni che si parla di trattative sottobanco mentre i cittadini della capitale sperano di non essere travolti definitivamente nella morsa del conflitto.

Le parole di Zelensky

Il suo lungo discorso con cui ha interrotto il silenzio su Telegram, ma non su Twitter da dove non parla da sabato sera, è stato dedicato in primis alla prospettiva sui negoziati: “Trattiamo ovunque, ma non in Bielorussia“, ha dichiarato Zelensky. Minsk non viene ritenuta parte terza in questo conflitto avendo dato l’appoggio alla Russia. Dal territorio bielorusso sono partiti molti dei mezzi attualmente attorno a Kiev. Il presidente ucraino ha anche lanciato un appello ai bielorussi: “Siate voi stessi, non russi”. Frasi che comunque non sembrano chiudere la porta a un negoziato, seppur in un luogo diverso da quello prospettato da Mosca. Era stato il Cremlino giorni fa a proporre Minsk come sede di una trattativa. Zelensky ha poi parlato della resistenza ucraina e del fatto che i russi non siano stati in grado di prendere Kiev.

Infine l’affondo contro la Russia: “Sta compiendo un genocidio – si legge nelle sue dichiarazioni, dove ha usato la stessa parola di Putin a proposito delle mosse ucraine nel Donbass – le sue azioni meritano l’attenzione del tribunale internazionale. Sono stati commessi crimini di guerra. Dalla Russia proviene soltanto odio e vendetta”.

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