La guerra tra Russia e Ucraina ha portato sulla linea del fronte molti impianti nucleari presenti nel Paese invaso dalle truppe di Vladimir Putin. I casi degli impianti di Chernobyl, occupato dai russi nelle prime ore del conflitto, e Zaporizhzhia, nelle cui prossimità si è in più occasioni combattuto, è emblematico.

Un monito per molti analisti interessati alla dinamica della sicurezza nucleare e che ha interessato anche l’Agenzia internazionale dell’energia atomica (Aiea), l’agenzia Onu che si occupa del dossier nucleare, pronta a studiare attentamente la situazione. L’Aiea ha raggiunto accordi con Mosca e Kiev per portare negli impiani contesi i suoi tecnici e ha inviato una delegazione ufficiale in Ucraina.

“Il conflitto militare sta mettendo le centrali nucleari ucraine e altre strutture con materiale radioattivo in un pericolo senza precedenti”, ha dichiarato il direttore generale dell’Aiea, Rafael Grossi, da oggi in visita in Ucraina. “Dobbiamo intraprendere un’azione urgente per garantire che possano continuare a operare in sicurezza e ridurre il rischio di un incidente nucleare che potrebbe avere un impatto grave sulla salute e sull’ambiente sia in Ucraina che altrove”, ha affermato Grossi, che si recherà in una delle centrali nucleari. “L’Ucraina ha richiesto la nostra assistenza per la sicurezza – ha proseguito, secondo quanto si legge in una nota – La presenza dell’Aiea, dove necessario per garantire sicurezza e protezione, è di fondamentale importanza. Siamo pronti ora a fornire il supporto necessario”.



Il capo dell’Aiea è un navigato diplomatico argentino oggi 61enne. Ex ambasciatore di Buenos Aires in Austria, Slovenia e Slovacchia, dal 2013 al 2019 è stato referente dell’Argentina presso le organizzazioni internazionali basate a Vienna e proprio dal 2019 dirige l’Aiea. Da diplomatico fortemente impegnato per la sicurezza, ha acquisito notorietà quando ha contribuito a mobilitare la Comprehensive Nuclear-Test-Ban Treaty Organization (CTBTO) per capire se un evento impulsivo sottomarino potesse aver causato la distruzione del sommergibile argentino ARA San Juan, scomparso nell’Atlantico nel novembre 2017. Adesso si trova in Ucraina conscio che il conflitto militare rappresenti una minaccia da disinnescare: “Dobbiamo adottare misure urgenti per garantire che continuino a funzionare in sicurezza e ridurre il rischio di incidenti”, ha affermato Grossi.

L’Aiea ha reso noto che la missione a cui Grossi ha fatto da apripista si dispiegherà nelle prossime settimane e comprenderà l’invio di esperti dell’Agenzia “in strutture prioritarie” e la consegna di “forniture vitali per la sicurezza e la protezione, comprese le apparecchiature di monitoraggio e di emergenza”. Il diplomatico argentino ha sottolineato che a una prima analisi dei tecnici risulta intatta, nonostante i danni subiti dalla struttura -la “piccola quantità di materiale nucleare” presente nel centro di ricerca della città nord-orientale ucraina di Kharkiv, secondo centro del Paese e attualmente sotto assedio russo. Kiev sottolinea che l’impianto di ricerca nucleare ha subito diversi attacchi, l’ultimo dei quali avvenuto sabato. L’Aiea sottolinea che “l’Ucraina ha affermato che l’edificio, il suo sistema di solamento termico e la sala sperimentale sono stati danneggiati, ma la sorgente di neutroni, che contiene materiale nucleare utilizzato per generare neutroni per la ricerca e la produzione di isotopi, non lo è stato”.

Indiziata numero uno della missione Aiea sarà, comunque, Chernobyl, di cui preoccupano più fattori. In primo luogo la disconnessione dall’impianto elettrico nazionale, che ai detta dei tecinici per ora non dovrebbe avere un impatto critico sulle funzioni di sicurezza essenziali ma va monitorata. In secondo, il logoramento del personale: l’Aiea nelle scorse settimane ha sottolineato di temere “un’ulteriore deterioramento della sicurezza operativa dalle radiazioni nel sito” qualora la situazione di tensione bellica “crei ulteriore stress per i circa 210 esperti tecnici e guardie che non hanno potuto ruotare nelle ultime due settimane”. Infine, gli incendi boschivi attorno all’impianto sono ritenuti una minaccia sistemica. E a questo si aggiungono dettagli di cronaca che, se confermati, aprirebbero scenari estremamente complessi:”I soldati russi stanno andando in giro su veicoli blindati nella ‘foresta rossà, altamente tossica, che circonda il sito della centrale nucleare di Chernobyl senza protezione dalle radiazioni, sollevando nuvole di polvere radioattiva”. Lo hanno riferito i lavoratori del sito, citati dall’Independent, definendo l’atto “suicida” per i soldati.

Insomma, una situazione problematica che va monitorata. E l’Aiea è in prima linea per far sì che dal caos bellico esca perlomeno un “cordone sanitario” attorno alle centrali nucleari. Un fallout di un solo impianto sarebbe una catastrofe di portata europea. E la mediazione di Grossi mira proprio a far sì che i Paesi in guerra, perlomeno, non usino il ricatto dello sfruttamento bellico delle centrali nei mesi a venire. Potenziale causa di un’escalation che sarebbe impossibile governare.

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