Alla vigilia del Consiglio Energia dell’Unione Europea la Commissione ha fatto circolare un documento in cui ha di fatto criticato l’idea di estendere all’Europa intera il modello iberico valido da inizio giugno per Spagna e Portogallo. Non un vero tetto ai prezzi ma l’imposizione di fatto di una soglia massima che i privati pagano per i consumi di gas al di sopra del quale la differenza è coperta dallo Stato.
I governi di Spagna e Portogallo pagano in sostanza ai produttori la differenza tra il prezzo determinato dall’indice Ttf della borsa di Amsterdam, base europea del mercato del gas naturale e la quota di tetto, fissata a 40 euro al MWh per Madrid e Lisbona fino a dicembre e che salirà in seguito a 50 euro. In questo contesto, vista la ridotta dipendenza dall’oro blu (19,8% del mix energetico per la generazione elettrica per la Spagna e 24% per il Portogallo) rispetto ai picchi di Paesi come Germania e Italia, i due Paesi spendono meno di quanto costerebbe loro un intervento massiccio sul caro-bollette.
Un documento non ufficiale dell’Ue fatto circolare tra i ministri alla vigilia del vertice ha sostenuto che estendere su scala comunitaria questo schema “aumenterebbe i flussi di energia elettrica sovvenzionata verso i paesi extra Ue, […] aggravando la già difficile situazione per quanto riguarda la sicurezza dell’approvvigionamento del gas”. In altre parole il timore è che si sdogani una corsa dei produttori europei verso l’uso di gas puntando al sussidio comunitario o governativo: “Invece di ridurre il consumo e la dipendenza dell’UE dal gas, il sussidio aumenterebbe anche il consumo europeo tra cinque e nove miliardi di metri cubi” e questo non aiuterebbe nemmeno di fronte a un risparmio in bolletta per i cittadini comunitari pari a 13 miliardi di euro. “Se tali maggiori flussi di energia non vengono affrontati, porterebbero a un aumento della produzione di energia nell’Ue utilizzando impianti a gas”, afferma il documento.
In quest’ottica una via per l’Europa appare legata alla possibilità di unire questo tetto di fatto al gas all’agognato superamento del sistema di prezzo marginale del prodotto finale, l’elettricità, su cui si riversano i costi della materia prima. I prezzi europei dell’energia sono fissati attraverso un cosiddetto sistema di prezzi marginali in cui la centrale elettrica più costosa chiamata a soddisfare la domanda in un dato giorno fissa il prezzo all’ingrosso dell’elettricità per tutti i fornitori di un Paese. Ciò significa che le centrali elettriche a gas, che sono ancora necessarie per mantenere le luci accese in molti Paesi tendono a dettare il prezzo all’ingrosso dell’elettricità per il resto del mercato, anche se l’energia rinnovabile può essere prodotta a prezzi più bassi. Il costo marginale, lo ricordiamo, è il costo per produrre un’unità addizionale di energia con una data fonte, e chiaramente è tendente allo zero per molte fonti rinnovabili, ma molto maggiore per quelle classiche.
Storicamente, non c’è stato alcun desiderio di rivedere il sistema, anche se la percentuale di energia pulita nel mix energetico aumentava, o forse proprio per questo motivo. In Europa molti speravano che prezzi più elevati dell’elettricità all’ingrosso avrebbero incentivato lo sviluppo dell’energia verde aumentando il margine di profitto per i progetti di energie rinnovabili a basso costo.
Quindi, anche in paesi come la Francia – dove l’energia nucleare più economica fornisce circa il 70% dell’elettricità – il gas sta ancora guidando il prezzo elettrico all’ingrosso. E quando il prezzo del gas è salito alle stelle, così ha fatto il prezzo dell’elettricità.
Il delinking appare come la prossima papabile strategia su cui l’Europa può lavorare. I ministri delle finanze di Francia, Spagna, Romania, Grecia e Repubblica Ceca hanno chiesto cambiamenti radicali per stabilire meglio un legame tra il prezzo pagato dai consumatori e il costo medio di produzione dell’elettricità nei mix di produzione nazionali. Per prepararla, ricorda il Financial Times, “una soluzione su cui Bruxelles sta lavorando è trovare modi per aumentare la capacità dell’Ue di approvvigionarsi e immagazzinare gas naturale in modo che sia disponibile per appianare le oscillazioni dei prezzi nei momenti di forte domanda” non compensati da generazione da rinnovabili e evitare che il distacco tra i due mercati crei asimmetrie. Questo sarebbe una passaggio chiave per redistribuire di fatto inoltre gli extraprofitti energetici senza caos fiscali o tributari anticipandone l’eccessiva accumulazione, anche sotto forma di introiti Iva e imposte indirette incamerate dagli Stati. Un dualismo tra delinking e modello iberico può applicarsi virtuosamente a tutta Europa e rappresentare la chiave per distribuire i vantaggi su tutti gli Stati e i consumatori di ogni Paese.