Eni risponde alla “guerra energetica” della Russia e di Gazprom aprendo a un nuovo protagonismo nel Paese-chiave per il gas naturale liquefatto, il Qatar. Il Cane a sei zampe è stato selezionato dal colosso di Stato dell’emirato mediorientale, QatarEnergy, come compagno d’avventura straniero nel progetto che dovrà gestire l’espansione dell’impianto North Field East (Nfe), il più grande al mondo nel gas naturale liquefatto. Tra Eni e Qe sarà creata una joint venture partecipata per il 75% da Doha e per il 25% dal gruppo di San Donato Milanese.
Il ministro di Stato per gli Affari Energetici, presidente e amministratore delegato di QatarEnergy, Saad Sherida Al-Kaabi, e l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, hanno concluso oggi l’accordo: la nuova società italo-qatariota a sua volta deterrà il 12,5% delle azioni di Nfe. Nfe è un hub strategico fondamentale per le rotte energetiche tra Oriente e Occidente. E rappresenta un progetto chiave per le nuove rotte con cui sul fronte euromediterraneo si può rompere la dipendenza dell’Italia dal gas russo.
Sito a Ras Laffan, nel Nord-Est del Paese, contribuisce a rendere il Qatar il più grande esportatore mondiale di gas naturale liquefatto, nel contesto di un sistema che vede gli idrocarburi, Gnl in testa, rappresentare oltre il 50% delle entrate totali di Doha. Espandendo Nfe il Qatar vuole aumentare da 77 milioni di tonnellate a 126 milioni (+64%) la capacità di liquefazione nazionale entro il 2027. Contando che secondo il sistema internazionale di misurazione una tonnellata di Gnl corrisponde a 1.472 metri cubi di gas naturale, il Qatar vuole dunque aumentare la sua capacità di esportazione da 113,38 a 185,47 miliardi di metri cubi l’anno. Una quantità che nel 2027 sarebbe quasi sei volte superiore alla totale dipendenza attuale del sistema italiano dal gas russo, stimata (dati pre-pandemia in condizoni ordinarie) al massimo a 33 miliardi di metri cubi.
Per dodici anni North Field è stata revocata sottoposta a una moratoria circa il coinvolgimento di attori internazionali caduta nel maggio 2021, quando la crescita dei prezzi energetici su scala globale ha chiamato in campo Doha e le major internazionali. Il ministero del commercio dell’emirato degli Al Thani nota che in una prima fase il progetto North Field dovrà aumentare del 43% fino 110 tonnellate all’anno la capacità di liquefazione gasiera entro il 2025. In un secondo momento si accelererà fino a 126 milioni di tonnellate con un totale di sei nuovi impianti di liquefazione.
Eni entra nel progetto a pochi giorni di distanza dal coinvolgimento di un altro attore europeo importante, la francese Total. L’aziende transalpina è stata coinvolta in una forma analoga: joint venture 75-25 che deterrà il 12,5% delle quote. Il progetto di espansione di Nfe ha un valore complessivo di 50 miliardi di dollari, 28,75 dei quali dedicati all’espansione iniziale, e mira a coinvolgere le major occidentali per saldare i legami tra il Paese del Golfo e gli Stati più assetati di gas a prezzo conveniente. La spagnola Tecnicas Reunidas è in consorzio con la cinese Wison Engineering per la realizzazione concreta dei lavori.
Il Cane a sei zampe, dunque, c’è e giocherà da protagonista. “Questo accordo è una significativa pietra miliare per Eni e si inserisce nel nostro obiettivo di diversificazione verso fonti energetiche più pulite e affidabili, in linea con la nostra strategia di decarbonizzazione. – ha dichiarato l’ad di Eni Cladio Descalzi. “Eni”, ha aggiunto, “è pronta a lavorare con QatarEnergy su questo progetto per contribuire positivamente ad aumentare la sicurezza dell’approvvigionamento di gas a livello mondiale”. Dopo lo schiaffo del taglio delle forniture da Gazprom, dunque, Eni non perde tempo: il Cane a sei zampe, già attivo tra Algeria, Paesi dell’Africa sub-sahariana e Est, si proietta anche nel Golfo per ottenere nuovi successi nella de-russizzazione del mix energetico nazionale. E unitamente al protagonismo di Snam, Saipem e Edison nella sfida euromediterranea dei gasdotti l’interesse energetico italiano si proietta, sempre di più, nelle regioni dove si gioca il destino geopolitico del sistema-Paese.