Una nuova guerra dei dazi, potenzialmente letale come quella che sta coinvolgendo la Cina e allo stesso modo imprevedibile. Solo che questa volta a finire nel mirino degli Stati Uniti è un Paese che è sempre stato un alleato di Washington: l’India. Dopo le minacce di Trump a inizio giugno sull’imposizione di nuove tariffe a Mumbai, il governo indiano ha risposto aumentando le tariffe su 28 prodotti Made in Usa con incrementi fino al 70%: dalle prime indiscrezioni pare che i dazi sull’import di noci sia schizzato dal 30% al 120%, mentre sulle lenticchie dal 30% al 70%. .
La contromossa di Mumbai
L’avvertimento statunitense è bastato per provocare la contromossa dell’India. Modi ha usato il pugno duro firmando il via libero per incrementare le tariffe su 28 beni importati dagli Stati Uniti (inizialmente erano 29, ma un tipo di gamberetto è stato rimosso dalla lista in un secondo momento); fra questi troviamo anche prodotti agroalimentari, come mandorle e mele. Secondo quanto riferito dalla BBC, la decisione di Mumbai sarebbe una conseguenza del rifiuto di Trump di esentare l’India da dazi più alti sulle importazioni di alluminio e acciaio. Poche settimane fa il tycoon aveva dichiarato di voler porre fine al trattato preferenziale riguardante Stati Uniti e India; grazie a questo il governo indiano poteva esportare in territorio americano prodotti del valore complessivo di 5,7 miliardi di dollari ed esenti da dazi.
La politica di Trump
Senza più agevolazioni e con paletti per l’import di alcune materie prime, l’India ha fatto i suoi conti proponendo un provvedimento utile per il pubblico interesse, almeno a giudicare dal commento delle istituzioni indiane. La linea di Trump non fa distinzioni tra amici e nemici: chiunque ostacoli, volontariamente o meno l’economia di Washington, deve piegarsi alla parolina magica del Make America Great Again. Il problema principale degli Stati Uniti è che l’interscambio del colosso americano con alcuni Paesi avvantaggia una sola parte, di solito la concorrenza; la bilancia commerciale pende talvolta così tanto in favore dei partner che gli americani ritengono di rimetterci.
Le conseguenze di una nuova guerra commerciale
Oltre alla Cina, gli Stati Uniti rischiano di perdere un altro mercato promettente dal momento che Mumbai rappresenta un serbatoio potenzialmente ricchissimo per le industrie americani esportatrici in questo Stato. Tuttavia, come ha detto Trump, le aziende americane non hanno lo stesso accesso al mercato indiano che hanno invece le aziende indiane in quello americano. A simili condizioni non si tratta, almeno non con Trump. In ogni caso gli Stati Uniti non dovrebbero sottovalutare la guerra dei dazi appena intrapresa con l’India: Mumbai è (ormai verrebbe da dire era) pur sempre il secondo mercato delle mandorle provenienti dalla California, oltre che delle mele statunitensi. I nuovi dazi stravolgeranno ogni equilibrio economico, politico e pure diplomatico.