Ursula von der Leyen e la sua Commissione fanno la loro mossa e scendono in campo con l’opzione di un Recovery Fund a poche ore dall’inizio del Consiglio Europeo che dovrà definire politiche e percorsi di risposta alla crisi economica dell’emergenza coronavirus.
La von der Leyen, poco prima di collegarsi con i leader del Vecchio Continente per proseguire il confronto inaugurato dal recente Eurogruppo, ha messo nero su bianco l’idea di un fondo comunitario per la ripresa che dovrà mobilitare 320 miliardi di euro di risorse comunitarie destinate grossomodo a raddoppiare sui mercati dei capitali attraverso l’emissione di bond, titoli e obbligazioni. La cifra raccolta sarà suddivisa a metà: il 50% servirà per erogare prestiti, l’altro 50% andrà a finanziare a fondo perduto programmi ad hoc. Il tutto rispettando quanto previsto dall’articolo 122 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, che vincola a necessità emergenziale gli scostamenti.
Attraverso questa scelta la Commissione mira a creare sintonia e accordo tra i partner europei e, al contempo, a ampliare la rosa di risorse messe a disposizione per opporre alla crisi una risposta politica energica. Stando a quanto riporta il Corriere della Sera, facendo leva su tale dotazione messa a disposizione la Commissione mira a portare a 2mila miliardi di euro il totale di fondi mobilitati nel piano complessivo di risposta alla crisi grazie all’effetto moltiplicatore e alla convergenza con altre misure quali l’indennità anti-disoccupazione Sure.
Come sottolinea First Online, “che si vada nella direzione di utilizzare il Bilancio Ue per trovare le risorse necessarie a contrastare la pesante crisi economica innescata dalla pandemia, lo confermano le apertura della cancelliera” tedesca Angela Merkel. Parlando al Bundestag la cancelliera ha detto che per Berlino riconoscersi parte dell’Unione è componente essenziale dell’interesse nazionale e dell’identità tedesca. .“L’Europa non è l’Europa se non si è pronti a sostenersi gli uni con gli altri, nei tempi di un’emergenza non si ha colpa”, ha affermato. La paladina dell’austerità gioca strategicamente la sua partita per regolare tempi e modi dell’attivazione dei programmi comunitari in maniera più funzionale alla manovra governativa per rafforzare il consenso sul fronte interno.
La von der Leyen, merkeliana di ferro prima ancora che esponente dell’Unione, offre una sponda solida alla cancelliera ricordando che non si parlerà di un’entrata in vigore del fondo prima del primo gennaio 2021, avendo intenzione di inserire il piano nel contesto del prossimo bilancio dell’Unione Europea. La presidente della Commissione così potrà a buon diritto affermare di aver sulla carta accontentato i fautori del Recovery Plan nella sua commissione (Paolo Gentiloni, Thierry Breton) e in Europa senza però scontentare il suo Paese d’origine. Che avrà dunque via libera dall’esecutivo Ue sullo sblocco della terna Sure-Bei-Mes approvata dall’Eurogruppo. Così la Merkel potrà a ben diritto consolidare il fronte interno prima di chiedere ai contribuenti ed elettori che la premiano nei sondaggi nuove risorse finanziarie destinate a Paesi in difficoltà.
La conclamata rottura con l’austerità sul fronte interno e i problemi posti dall’atteggiamento rigido di falchi come l’Olanda impongono a Berlino una svolta sul fronte europeo, ma la Merkel vuole che ciò avvenga alle sue condizioni e la von der Leyen non ha mancato di assecondarla. Questa è la politica comunitaria, fattore di Stati anche quando sono chiamate in campo le autorità formalmente indipendenti.