Problemi esterni, dove pesa una cornice geopolitica a dir poco turbolenta, e problemi interni, coincidenti con un motore economico che ha ripreso a marciare, ma con qualche spia di troppo segnalata sul cruscotto operativo del governo. È un momento cruciale per la Cina, chiamata ad adattare nuovamente la sua pelle ad un presente attraversato da scosse di ogni tipo. Non è un caso, forse, che Xi Jinping abbia effettuato la prima visita conosciuta alla Banca centrale (Pboc) da quando è salito al potere, ormai dieci anni fa. In quello stesso giorno, inoltre, il presidente cinese ha avallato gli allontanamenti di Li Shangfu e Qin Gang, rispettivamente ministro della Difesa e degli Esteri della Cina, spariti dalle scene pubbliche da settimane, oltre a quelli di Liu Kun e Wang Zhigang, ministri delle Finanze e della Scienza e Tecnologia. Un rimpasto di governo per serrare le fila del potere e guidare, con ancora più sicurezza, la Cina lungo un percorso irto di ostacoli. 

Luci e ombre 

Xi, dicevamo, ha messo piede nella sede della Zhongguo Renmin Yinhang, la Banca Popolare Cinese, e questo allo scopo presumibilmente di evidenziare la crescente attenzione del governo nel sostenere l’economia e i mercati finanziari nazionali, alle prese con una crescita stagnante e turbolenze di vario tipo. La mossa di Xi potrebbe puntare a rafforzare una serie di recenti iniziative da parte del governo per rilanciare la crescita e stabilizzare i mercati. Potrebbe, in altri termini, aiutare ad alleviare le preoccupazioni tra alcuni investitori che il presidente aveva trascurato l’economia nel mezzo di ricambio dei ministri più anziani e del tentativo di stabilizzare i rapporti con gli Stati Uniti.

L’economia della Cina è cresciuta più velocemente del previsto nel terzo trimestre (+ 4,9%). Uno dei principali drive della crescita è stato l’aumento delle vendite al dettaglio, un buon indicatore del consumo. Per la cronaca, è cresciuto del 5,5% a settembre rispetto all’anno precedente, battendo tutte le aspettative. La produzione industriale, che misura l’attività nei settori manifatturiero, minerario e dei servizi pubblici, ha continuato ad aumentare allo stesso ritmo di prima, del 4,5% su base annua a settembre.

Ma, ha sottolineato Bloomberg, destano preoccupazione sia la continua debolezza dell’attività del settore privato che, agli occhi degli investitori esterni, la mancanza di riforme a lungo termine (necessarie per riportare l’economia verso una crescita trainata dai consumi). La citata Pboc, che ha fin qui apportato modesti tagli ai tassi di interesse e ha pompato più liquidità nell’economia nelle ultime settimane, è costretta a decidere quanto allentare la politica monetaria per paura di alimentare la fuga di capitali e danneggiare lo yuan.

Il vero nodo di Xi

Nel frattempo, il settore immobiliare resta in difficoltà (il patrimonio immobiliare conta circa il 30% del pil cinese) soprattutto sulle vendite di case e sugli investimenti.

Il 25 ottobre, il colosso dell’immobiliare cinese Country Garden è stato ritenuto inadempiente su un’obbligazione denominata in dollari, dopo aver mancato il pagamento di una cedola da 15 milioni di dollari al termine dei 30 giorni di grazia scaduti il 18 ottobre. Il mancato pagamento degli interessi sulla cedola da parte di Country Garden “costituisce evento di default”, recita la comunicazione fatta pervenire ai titolari da parte di un fiduciario. L’inadempienza su questa tranche è destinata a innescare il default sull’intero debito offshore di Country Garden e default incrociati in altre obbligazioni, come da prassi nei contratti obbligazionari. 

Con quasi 11 miliardi di dollari di obbligazioni offshore e 6 miliardi di dollari di prestiti, l’insolvenza da parte di Country Garden è destinata ad innescare una delle più grandi ristrutturazioni del debito aziendale mai avvenute in Cina. Country Garden ha già nominato Houlihan Lokey, China International Capital Corporation (Cicc) e lo studio legale Sidley Austin come consulenti per esaminare la sua struttura patrimoniale e la posizione di liquidità e formulare una soluzione “olistica” alla crisi.

Punto di svolta

Un pacchetto di stimolo del governo cinese ha mantenuto a galla l’economia negli ultimi mesi. Pechino ha infatti aumentato la spesa statale per le infrastrutture, tagliato i tassi di interesse e allentato i limiti all’acquisto di case per sostenere la crescita. Misure utili, ma che richiedono un ulteriore passo in avanti ai leader cinesi per dissipare le nuvole oscure che gli analisti vedono sopra la Muraglia. 

East Asia Forum ha scritto che la Cina sta tagliando i tassi di interesse per evitare la deflazione mentre tutti gli altri stanno combattendo l’inflazione. I dati economici mostrano che, nel luglio 2023, gli indicatori per la spesa dei consumatori, la produzione industriale e gli investimenti pubblici e privati erano tutti significativamente inferiori al previsto. La crescita del credito si è indebolita, le esportazioni sono diminuite e la Banca popolare cinese ha inaspettatamente abbassato diversi tassi di interesse chiave – tra cui la linea di prestito a medio termine (MLF) – per la seconda volta in tre mesi. Ma i funzionari cinesi continuano a negare i rischi di deflazione. 

La deflazione causata da una domanda aggregata insufficiente è una seria preoccupazione per la Cina, in quanto può portare a una spirale discendente dell’attività economica. La deflazione può portare a un circolo vizioso in cui la riduzione dei consumi sopprime la crescita economica. Le imprese potrebbero ridurre la produzione e gli investimenti a causa della domanda futura incerta, portando ad un aumento della disoccupazione. Ciò riduce ulteriormente il consumo complessivo, creando un ciclo potenzialmente perverso. In un ambiente deflazionistico, qualsiasi politica monetaria avviata dalla Banca popolare cinese può diventare inefficace, rendendo difficile stimolare ulteriormente l’economia. In tutto questo, Xi intende mantenere la barra dritta per evitare pericolosi deragliamenti del suo Paese.

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