I quattro punti fondamentali attorno a cui ruota l’accordo preparato dall’Eurogruppo e ufficializzato dal Consiglio Europeo sono gli strumenti che l’Unione Europea metterà in campo al fine di rispondere alla crisi economica del coronavirus.

L’Unione sdoganerà già da giugno la nuova linea di credito del Meccanismo europeo di stabilità (Mes), gli interventi della Banca europea degli investimenti (Bei) e il fondo della Commissione Sure per il contrasto alla disoccupazione, una vera e propria “cassa integrazione europea”. Sul Recovery Fund la Commissione di Ursula von der Leyen presenterà a maggio una proposta ufficiale e, come previsto dalla strategia di Angela Merkel, la vincolerà al nuovo bilancio pluriennaledell’Unione (2021-2027).

La nuova linea di credito del Mes, il Pandemic Crisis Support, si inserirà nella galassia delle “Enhanced Conditions Credit Line” (linea di credito a condizioni rafforzate), le linee del Mes funzionali a stabilizzare i Paesi con difficoltà di mercato, versione rafforzata delle Precautionary credit line (Pcl) del Fondo Monetario Internazionale, il quale pretende in contropartita ai prestiti erogati un pacchetto di misure da implementare contestualmente all’erogazione dei finanziamenti.

I finanziamenti che il fondo salva-Stati erogherà potranno toccare quota 240 miliardi di euro. Il Mes in questione, secondo i leader europei, dovrà essere a condizioni leggere e erogare finanziamenti chiedendo in contropartita memorandum molto meno pesanti di quelli siglati da Paesi come la Grecia. Ma, come si scriveva su InsideOveroltre alla parola dei leader europei valgono, nero su bianco, il trattato istitutivo del Mes, “l’articolo 136 del Tfue, che non offre flessibilità sulle condizionalità (leggasi austerità) richieste per il sostegno del fondo e le conseguenti azioni della Banca centrale europea, e risoluzioni quale la 472/2013 votata dal Parlamento europeo“. In quest’ultimo regolamento si affida al Consiglio europeo la possibilità di modificare a maggioranza qualificata la serie di misure contenute nei memorandum firmati contestualmente al ricorso al Mes.

La Banca europea degli investimenti (Bei) darà vita a un fondo di garanzia da 25 miliardi di euro per offrire alle imprese dell’Unione, soprattutto piccole emedie, liquidità per investimenti fino a 200 miliardi attraverso l’effetto leva e il moltiplicatore fiscale. La Bei, “gigante nascosto” d’Europa, è una vera e propria garanzia in termini di capacità d’intervento, di finanziamento alle operazioni strategiche, di sostegno alla liquidità delle imprese europee. Viene quasi da pensare che la sua ricapitalizzazione sia stata inferiore alle reali necessità e alle reali potenzialità della banca basata in Lussemburgo.

Il fondo anti-disoccupazione Sure è l’iniziativa presa dalla Commissione Europea, che stanzierà 100 miliardi di euro per coprire le spese dei Paesi membri per la cassa-integrazione dei lavoratori che rischiano la perdita del posto di lavoro. Il meccanismo sarà temporaneo e offrirà ai governi richiedenti,  a fronte di “garanzie fornite dagli Stati” al bilancio dell’Unione, una serie di finanziamenti a tasso agevolato. “Il sistema, in sostanza, si basa sull’idea che lavorare meno è uguale a lavorare tutti. Nel senso che con un sussidio pubblico per la riduzione dell’orario di lavoro si ammortizzano gli effetti della crisi in termini di perdita dei posti di lavoro”, fa notare Italia Oggi. Sure potrebbe essere resa vulnerabile dal rischio di uno shock asimmetrico sull’occupazione nel contesto dell’Eurozona, e dal diverso tenore del costo del sussidio tra i vari Paesi.

Il pacchetto complessivo del valore di 540 miliardi di euro deve entrare in vigore entro il 1° giugno, ha riferito il presidente del Consiglio europeo, il belga Charles Michel. Alla Commissione, che ha presentato una prima bozza per un piano da 320 miliardi di eurogli Stati hanno dato mandato per costruire il celebre Recovery Fund. “Si tratterà”, fa notare Il Sole 24 Ore, “di permettere alla stessa Commissione europea di prendere denaro a prestito sui mercati finanziari, aumentando la quota delle risorse proprie nel bilancio comunitario, dall’1,2% a circa il 2% del totale. La signora von der Leyen non ha voluto dire quanto Bruxelles potrà raccogliere sui mercati”.

Questo dipenderà dal volume del bilancio pluriennale 2021-2027, dalla dotazione aggiuntiva dei singoli Stati, dalla natura dei titoli emessi e dall’operatività del fondo stesso, basata su prestiti o garanzie che sia. Giuseppe Conte ed Emmanuel Macronchiedono l’emissione dei coronabonddifficili però da ottenere per il radicale no del premier olandese Mark Rutte e del cancelliere austriaco Sebastian Kurz. Pedro Sanchez, primo ministro spagnolo, ha proposto un fondo permanente da 1,5 trilioni di euro. La mediazione sarà lunga e difficile e avrà in Angela Merkel la direttrice del dissonante “concerto europeo”. Nella certezza che, come auspicato dalla Cancelliera, prima del 2021 non si parlerà di vedere operativa la nuova arma economica dell’Unione.

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