Lo stadio di Houston, in Texas, era stracolmo. Ieri gli spalti dell’impianto hanno ospitato 50mila persone, accorse per assistere allo storico incontro tra Donald Trump e Narendra Modi. Il presidente degli Stati Uniti ha accolto il suo omologo indiano in un momento delicatissimo per entrambi i leader, che avevano bisogno di una boccata di ossigeno in campo internazionale. Modi necessitava di un evento simile per ricaricare la sua aurea di fronte al proprio popolo dopo la crisi scoppiata in Kashmir; dall’altra parte, Trump ha sia strizzato l’occhio agli elettori indiani-americani in vista delle elezioni presidenziali del 2020 sia – soprattutto – lanciato un messaggio alla Cina, acerrima rivale dell’India. Washington è impegnata in una acerrima guerra commerciale con il Dragone cinese, e la sponda di Nuova Delhi serve per far capire a Xi Jinping che gli Stati Uniti sono pronti a puntare sull’India per annullare gli effetti della Trade War.
Usare l’India in chiave anti cinese
Prima di poter usare l’India in chiave anti cinese per contrastare l’ascesa di Pechino, Trump deve conseguire un accordo commerciale con l’Elefante indiano. Già, perché molti ignorano il fatto che Washington e Nuova Delhi sono alle prese con una mini guerra commerciale causata dall’eccessivo protezionismo delle parti. Stati Uniti e India si rinfacciano reciprocamente il fatto di esportare merci ma non importarne a sufficienza; in poche parole, Trump vorrebbe che Modi aprisse maggiormente il mercato indiano alle aziende americane e viceversa.
Lo scorso giugno è andata in scena una diatriba di fuoco tra le rispettive cancellerie: Trump aveva minacciato di imporre nuova tariffe all’India, dopo aver messo fine al trattato preferenziale riguardante i due paesi. Nuova Delhi ha risposto aumentando a sua volta i dazi su 28 prodotti made in Usa, con incrementi fino al 70%. Se alleanza geopolitica dovrà essere, le due parti dovranno necessariamente arrivare a un accordo commerciale. Secondo le ultime indiscrezioni del New York Times, gli Stati Uniti sarebbero pronti a ripristinare lo status commerciale speciale dell’India in cambio del ritiro dei dazi indiani sui prodotti americani. In sostanza Trump e Modi tornerebbero al punto di partenza.
Un accordo anche con il Giappone
Oltre all’India, gli Stati Uniti devono discutere di un accordo commerciale anche con il Giappone. Washington rinfaccia a Tokyo di non aprire a sufficienza il proprio mercato per accogliere le importazioni americane: ovvero, la stessa critica che Trump ha mosso all’India e, in parte, anche alla Cina. L’obiettivo americano è equilibrare la bilancia commerciale, che il più delle volte pende in favore dei partner statunitensi. E allora ecco spiegato il motivo per cui gli Stati Uniti chiederanno al Giappone di ottenere maggiore accesso al mercato nipponico. In cambio la Casa Bianca è pronta a rimuovere alcune tariffe perché sì, Trump aveva imposto dazi anche agli alleati giapponesi. Nelle prossime settimane dovrebbe arrivare una doppia fumata bianca che nasconde una altrettanto doppia valenza geopolitica: rinsaldare il legame con due avversari della Cina. Certo, Trump vorrebbe ottenere più che un semplice accordo. E la sensazione è che in futuro cercherà di puntare a un accordo, sì ma molto più conveniente per le casse americane. Nessuno deve ostacolare gli Stati Uniti, neppure gli alleati.