Era chiaro sin dal principio che lo scandalo provocato dal collasso della finanziaria Wirecard AG avrebbe interessato non soltanto gli organi finanziari ma anche buona parte dell’apparato politico tedesco, a seguito delle rivelazioni venute alla luce a seguito dell’inchiesta giudiziaria. E in modo particolare, l’accaduto ha evidenziato non solo delle gravissime lacune all’interno dell’istituto di vigilanza tedesco ma anche all’interno degli stessi alti vertici della politica, spingendo l’opposizione nel Bundestag a domandare risposte agli attuali ministri della Finanza e dell’Economia, Olaf Scholz e Peter Altmaier. Su spinta soprattutto del partito dei Verdi, infatti, i due membri del governo guidato dalla cancelliera Angela Merkel sono stati chiamati a depositare la propria versione dei fatti, con l’accusa di aver omesso importanti informazioni che avrebbero invece dovuto comunicare ai parlamentari di Berlino.

Il governo si difende: tutto svolto secondo la prassi

Sebbene per parole dello stesso Scholz il sistema di vigilanza finanziaria tedesco, la BaFin, andrebbe fortemente migliorato, non sarebbero stati rilevati comportamenti scorretti da parte dei membri dell’istituto di supervisione. Anzi, a difesa dell’agenzia statale il ministro delle finanze ha aggiunto come per anni anche la stessa società incaricata di convalidare i bilanci di Wirecard AG, la Ernest&Young, non si sarebbe accorta della truffa, in quanto ben articolata.

In sintesi, secondo la posizione tenuta da entrambi i membri del governo nessuno avrebbe compiuto errori giuridicamente rilevanti nello scandalo Wirecard: nessuno, eccetto ovviamente i dirigenti dell’emittente di carte prepagate. Tuttavia, il tracollo della società quotata al Dax30 di Francoforte ha evidenziato delle nette carenze che, a detta stessa di Scholz, hanno provocato un gravissimo problema d’immagine all’intero sistema finanziario della Germania in grado di produrre un pericoloso effetto domino sul comparto.

Per l’opposizione, il governo sapeva tutto

La tesi dell’accusa portata avanti dall’opposizione Verde vedrebbe il governo tedesco perfettamente informato su quanto stesse accadendo all’interno degli uffici degli alti palazzi di Asscheim. E in particolare, vedrebbe gli stessi membri dei ministeri perfettamente compiacenti con quanto fatto da Markus Braun e Jan Marsalek, in quanto in linea con le mire strategiche di Berlino (come nel caso dell’ingresso nel mercato dei pagamenti della Cina).

Su queste accuse pesa ancora però un velo di incertezza, dettato soprattutto dal mancato arresto di Marsalek, attualmente latitante e verosimilmente nascosto tra Cina, Bielorussia e Filippine – secondo quanto riferito nei giorni scorsi dalla testata tedesca Der Spiegel. Tuttavia, secondo quanto messo in evidenza dalle indagini e dai documenti del ministero delle finanze, i rapporti tra la società e funzionari del governo tedesco sarebbero stati ottimali almeno sino allo scorso inverno, quando su Wirecard pesavano già le accuse di alcuni fondi d’investimento e della testata giornalistica britannica Financial Times. E questo fattore, in ultima battuta, sarebbe quello che avrebbe spinto l’opposizione a chiedere spiegazioni ai ministri tedeschi come persone informate sui fatti.

L’opinione pubblica vuole un’indagine sul governo

Secondo un sondaggio effettuato dal DerSpiegel, oltre tre quarti degli intervistati vorrebbe che fosse aperta un’indagine nei confronti del governo tedesco, con lo scopo di scoprire se ci siano stati insabbiamenti da parte dell’esecutivo federale. Dello stesso avviso sono stati anche gli imprenditori tedeschi, che rilevano una mancata informazione del Bundestag da parte del governo guidato dalla cancelliera Merkel. E in questo scenario, dunque, Berlino sembra tremare sempre di più, con la stessa opinione pubblica che ormai non sembra più schierata dalla sua parte; soprattutto, a causa delle tante aree oscure della vicenda che non sono state ancora completamente chiarite dagli interessati.

Secondo quanto rivelato da Deutsche Welle, a riguardo dovrebbe essere aperta un indagine con scadenza al 2021, in concomitanza con le elezioni federali della Germania che vedono lo stesso Scholz come possibile successore alla cancelleria tedesca. In uno scenario che, però, potrebbe minare le sue speranze di arrivare ai vertici della gerarchia politica di Berlino.

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