La Academik Lomonosov, prima centrale nucleare galleggiante al mondo del Progetto 20870 ha lasciato il territorio di Baltiyskiy Zavod a San Pietroburgo ed è in rotta verso Murmansk, nell’estrema parte nord-occidentale della Russia. Nella base Atomflot di Murmansk, la FPU (Floating Power Unit) riceverà il prossimo autunno il combustibile nucleare prima di salpare verso la sua destinazione finale nel porto di Pevek, sul Mare della Siberia Orientale, popolato da centomila persone. Secondo la Rosatom Corporation, i quattro rimorchiatori della Rosmorrechflot sposteranno la FPU ad una velocità media (in condizioni favorevoli) di circa quattro nodi, poco più di quattro chilometri e mezzo all’ora. Intanto tutti i lavori di costruzione necessari per creare infrastrutture on-shore sono in corso a Pevek. Il molo, le strutture di ingegneria idraulica ed altri edifici fondamentali per l’ormeggio della FPU ed il funzionamento di una FNPP (floating nuclear power plants), saranno pronti per essere utilizzati all’arrivo della Akademik Lomonosov. Nell’estate del 2019 la prima unità del Progetto 20870 dovrebbe entrare in funzione sostituendo la centrale nucleare di Bilibino ed il TPP di Chaunskaya. Il Progetto 20870 nasce per garantire energia elettrica agli impianti industriali remoti, alle città portuali ed alle piattaforme offshore di gas e petrolio.
Russia: Academik Lomonosov Progetto 20870
Lunga 144.4 metri e larga trenta, la Akademik Lomonosov del Progetto 20870 è la prima unità mobile a bassa potenza della Russia progettata come centrale termica nucleare galleggiante da produrre in serie. Ogni unità trasporterà due reattori ad acqua pressurizzata: un KLT-40S (derivato dello standard KLT-40) ed un KLT-40M. Quest’ultimo alimenta le rompighiaccio russe a propulsione nucleare classe Taymyr. La centrale nucleare sarà in grado di generare fino a 70 MW di energia elettrica e 50 Gcal / h di energia termica durante il suo normale funzionamento. La Akademik Lomonosov è la prima unità mobile trasportabile a bassa potenza al mondo, progettata per le operazioni nelle aree dell’Estremo Nord ed Oriente russo. La classe Lomonosov dovrebbe essere formata da sette unità: una destinata a Pevek, una a Dudinka sulla penisola del Taymyr o Vilyuchinsk sulla penisola della Kamchatka e cinque a supporto delle attività off-shore della Gazprom nella regione artica e nell’area circostante. Qualora dovesse rivelarsi un successo, il Progetto 20870 potrebbe essere esportato. Secondo la Rosatom, Cina, Indonesia, Malesia, Algeria, Namibia, Capo Verde ed Argentina avrebbero espresso interesse per le centrali nucleari galleggianti. L’energia nucleare annulla il preposizionamento di grandi quantità di carbone, petrolio o gas naturale, necessario per sostenere centrali elettriche alimentate a combustibili fossili.
La militarizzazione dell’Artico
Dal dicembre del 2012, Mosca ha avviato un’attività sistematica volta a rafforzare la propria presenza militare nella regione. Qualsiasi scenario nucleare riguarderà l’Artico (considerato il principale settore strategico aerospaziale), dal momento che è il percorso di volo più breve tra Usa e Russia. La militarizzazione dell’Artico, con la costruzione di nuove basi o il riutilizzo dei vecchi impianti sovietici, rimarrà una delle priorità della leadership russa nei prossimi anni. Entro il 2020, Mosca avrà in servizio attivo, tra il 70° e l’80° parallelo, dieci stazioni artiche di ricerca e salvataggio, sedici porti in grado di garantire assistenza logistica ai sottomarini strategici, tredici aeroporti e dieci stazioni radar di difesa aerea in grado di coprire la periferia artica di pertinenza.
Il Progetto 20870 potrebbe contribuire a fornire l’energia necessaria per basi permanenti o temporanee in aree remote o sulla superficie dell’acqua per periodi prolungati. Da rilevare che il Cremlino continua a sviluppare e schierare piccole centrali nucleari sottomarine a supporto della griglia di sensori nella regione artica. Mosca sostiene che la classe Lomonosov è a prova di disastri naturali e incidenti, tuttavia i dubbi riguardano la capacità dell’economia russa nel garantire la manutenzione ordinaria necessaria per mantenerla sicura. E’ comunque innegabile che le centrali nucleari galleggianti potrebbero avere vaste applicazioni nelle aree costiere specialmente per le forze armate. Una centrale elettrica ad alta capacità, ma relativamente mobile potrebbe senza dubbio garantire l’energia necessaria per alimentare tutti i sistemi d’arma presenti e futuri della Russia. Il governo cinese prevede di commissionare la sua prima nave di ricerca con capacità nucleare, la Xuelong 2, nel 2019.