A cinque anni dall’entrata in vigore del regime sanzionatorio che ha allontanato la Russia dal circuito economico euroamericano, l’apertura ad Est inaugurata dal Cremlino sta iniziando a generare come primi frutti dei risultati storici, che stanno rapidamente riscrivendo l’assetto delle relazioni internazionali e accelerando la transizione verso il multipolarismo – almeno dal punto di vista economico-finanziario.

Verso un’alternativa allo SWIFT

L’agenda estera euroatlantica ha spinto Russia e Cina a mettere in secondo piano le storiche rivalità, problematiche e diffidenze per dar luogo ad un partenariato che in maniera crescente sta assumendo la forma di una vera e propria alleanza, consentendo a Mosca di uscire gradualmente dallo stato asfissiante creato dalle sanzioni e devolvere maggiori risorse alla penetrazione dell’America Latina, dell’Africa e dell’Asia.

In quest’ultima arena l’obiettivo è di porre fine al Grande Gioco, favorire la realizzazione della Nuova Via della Seta – che unirebbe e migliorerebbe significativamente la rete infrastrutturale continentale, aiutando indirettamente lo sviluppo dell’Unione Economica Eurasiatica – e allargare fino a Nuova Delhi l’asse con Pechino. Mentre i primi due scopi richiederanno sforzi più intensi e soffriranno il passaggio obbligato attraverso un percorso ricco di ostacoli, diversi eventi sembrano indicare che l’ultimo potrebbe presto materializzarsi in realtà.

Infatti, è stato recentemente reso noto che i tre paesi stanno lavorando congiuntamente allo sviluppo di un sistema di pagamento alternativo allo SWIFT, che dagli anni ’70 egemonizza l’industria globale delle transazioni finanziarie e bancarie. L’idea è di connettere in una rete unica la messaggistica per le operazioni dei tre mercati, che insieme superano quota 3 miliardi di persone, e rompere il quasi-monopolio dello Swift che, a ragione, è identificato come uno strumento di dominio finanziario di creazione occidentale.

Il sistema di messaggistica russo SPFS sarà legato all’omologo cinese CIPS, mentre l’India – che non dispone di un proprio sistema – ne sta sviluppando uno con l’aiuto della Russia. I tre paesi hanno già iniziato una campagna lobbistica per la promozione del sistema e stanno siglando accordi per il suo utilizzo con banche ed entità straniere di cui non sono stati rivelati i nomi.

La storicità dell’evento

Avere un proprio sistema di messaggistica per la conclusione di transazioni finanziarie equivale ad una piena indipendenza dallo Swift che, attualmente, opera in più di 200 paesi e connette circa 11mila entità finanziarie e bancarie. L’Iran, ad esempio, l’anno scorso è stato virtualmente estromesso dalla rete globale perché le banche del paese sono state sconnesse dallo Swift.

Anche la Russia era stata minacciata di una simile azione, per questo motivo ha sviluppato lo Spfs, lanciato ufficialmente nel dicembre 2017. Il successo dell’operazione, largamente riconosciuto nel continente, ha avvicinato Mosca ad altri paesi interessati ad avere dei propri sistemi, come Teheran, o di essere allacciati allo Spfs in luogo dello Swift, come i membri dell’Unione Economica Eurasiatica.

Attraverso lo Spfs, la Russia sta lentamente scardinando l’egemonia dello Swift nell’Asia centrale e meridionale e, simultaneamente, sta promuovendo la de-dollarizzazione, incentivando l’utilizzo delle valute nazionali negli interscambi commerciali. Le ripercussioni dell’agenda del Cremlino – se avrà successo – sono destinate ad essere estremamente incisive e profonde perché poggiate sulla partecipazione dei due mercati emergenti più estesi del mondo, e potrebbero rendere la transizione multipolare uno scenario inevitabile.





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