Famiglie numerose, madre nubili e anziani: sono loro le persone che hanno la percentuale più alta di toccare con mano i drammi della povertà. No, non siamo in un Paese precario e appena uscito da un conflitto sanguinoso o alle prese con una terribile crisi economica. Siamo in Germania, nel cuore dell’Unione Europea. In quello Stato che fino a pochi anni fa era considerato il migliore di tutti, e per questo un esempio da imitare, i poveri hanno toccato l’impressionante cifra di 12 milioni di unità. Eppure, quando un italiano pensa allo Stato tedesco, nella sua testa continua a fare più o meno sempre le stesse considerazioni: “Magari avere i conti pubblici in ordine come la Germania, magari guadagnare quanto un tedesco o vivere la sua vita, magari essere come Berlino”. Dopo aver dato un’occhiata agli ultimi dati, sarà bene riformulare un giudizio meno affrettato. O per lo meno un giudizio più coerente alla realtà che non alle leggende metropolitane, le stesse che hanno sempre descritto la Germania come il paradiso in terra e gli altri membri dell’Ue discariche a cielo aperto.
Ombre su Berlino
Sia chiaro, la Germania è un Paese ricco: è il più prospero dell’Unione europea, ha un prodotto interno lordo di circa 3.388,2 miliardi di euro e il suo pil rappresenta il 29% dell’Eurozona e il 27% dell’Europa. Ma a Berlino e dintorni c’è qualcosa che non funziona, perché i poveri continuano ad aumentare in tutto il territorio tedesco. Come non manca di sottolineare il quotidiano Italia Oggi, la povertà tedesca è relativa. Nel senso che il limite all’interno dell’Ue ammonta al 60% del reddito medio, ed è quindi normale che i poveri aumentino all’aumentare di salari e stipendi. È tuttavia interessante fare un confronto con il passato. Nel 2013 in Germania un single era povero con 893 euro al mese. Una coppia con due figli si fermava a 1.873 euro; questi valori sono aumentati rispettivamente a 1.039 e 2.174 euro.
Miti da sfatare
Detto questo, i poveri tedeschi rappresentano circa il 15,5% di tutta la popolazione. Il loro numero è calato dello 0,3% nell’ultimo anno ma è aumentato – e questa è una contraddizione curiosa – dell’1% rispetto a dieci anni fa, cioè da quando è iniziato il boom economico del Paese. Analizzando i dati ancora più nello specifico, le città più a rischio povertà sono Bochum (20,7%), Essen (20,9%) e Dortmund (21,1%), tutti centri urbani situati nella parte ovest del Paese e non a est. Il Land più povero è sempre a Ovest: Brema (22,7%). Sempre a Occidente troviamo la Nord Renania Westfalia (18,1%), l’Assis (18,1%) e la Saar (16%). La situazione a est, dove una volta sorgeva la Ddr, non è tanto dissimile, anche se qui i poveri, invece di aumentare, diminuiscono. Ha quindi poco senso giustificare la crescita elettorale dell’Afd (estrema destra) appellandosi al “voto dei poveri”. L’ultimo aspetto da considerare riguarda la diseguaglianza sociale: in altre parole, i ricchi diventano sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri. I dati dimostrano che l’1% dei tedeschi più ricchi controlla un quinto del patrimonio netto nazionale, il 10% ne detiene il 56%, mentre il 50% della popolazione, cioè quasi 40 milioni di persone, annaspa per non restare indietro e affogare in un mare di squali.