La situazione in Europa è questa. Ci sono due schieramenti: da una parte troviamo il fronte dei rigoristi, del quale fanno parte Germania, Olanda e diversi Paesi nordici; dall’altra c’è il gruppo degli anti rigoristi, nelle cui fila troviamo, tra gli altri, Francia, Spagna, Portogallo e anche Italia. Oggetto di discussione: gli aiuti che l’Ue deve concedere ai vari Stati membri, colpiti dall’emergenza economica provocata dalla pandemia di nuovo coronavirus.

I primi ritengono che il bazooka della Banca centrale europea (Bce), un quantitative easing da 750 miliardi di euro, sia sufficiente a ridare ossigeno ai governi in apnea. Tutt’al più, e questa è l’ultima apertura della cancelliera tedesca Angela Merkel e dal premier olandese Mark Rutte, chi ha bisogno può chiedere aiuto al Meccanismo europeo di stabilità (Mes).

Gli anti rigoristi non solo sostengono che l’intervento della Bce non basti, ma spingono per avere altri strumenti. I sogni nel cassetto si chiamano eurobond; l’alternativa è un accesso al Fondo salva-Stati senza condizionalità. Entrambe le proposte, al momento, sono state scartate, anche se sulla seconda si sta discutendo proprio in questi giorni. Intanto il braccio di ferro continua, visto che anche l’ultimo Eurogruppo è stato un mezzo buco nell’acqua per chi auspicava gli eurobond.

Un processo troppo lungo

Ma perché la Germania fa muro e non vuole assolutamente sentir parlare degli eurobond? Come sottolinea Il Sole 24 Ore la ricetta di Berlino si poggiava (e si poggia tutt’ora) su tre pilastri: la sospensione del Patto di Stabilità per aumentare, temporaneamente, le varie spese pubbliche nazionali; usare strumenti con emissione di bond europei già a disposizione, come il Mes, la Bei e, a limite il Mesf; infine affidarsi al progetto Sure, un fondo ad hoc capace di tutelare la disoccupazione.

Degli eurobond non vi è traccia in quanto, secondo il governo tedesco, uno strumento del genere non sarebbe in grado di gestire la crisi nell’immediato. Il motivo è presto detto. Ci sono Paesi, tra cui la stessa Germania, che dovrebbero cambiare la Costituzione al fine di creare un titolo di Stato europeo. A Berlino, ad esempio, per fare una cosa del genere servirebbe a sua volta la ratifica con un voto in Parlamento e una maggioranza di due terzi.

Insomma: processo lungo, dicono gli esperti della Merkel. Anzi: pare che la Germania non sia contraria di principo all’eurobond ma che preferirebbe usare subito strumenti immediatamente disponibili proprio per fronteggiare l’emergenza senza perdere tempo prezioso.

Le proposte della Germania e le condizionalità del Mes

A questo proposito la Germania propone di adattare il Mes alla situazione attuale. In altre parole l’idea dei tedeschi è quella di modificare la linea precauzionale Eccl del Fondo salva-Stati per garantire spese extra tanto nella sanità quanto nel welfare dei Paesi membri bisognosi di un salvagente. Il problema è che il Mes emette sì bond europei (in base al capitale versato e determinate garanzie) però eroga prestiti.

Ciò significa che il debito pubblico di chi dovesse rivolversi al Mes aumenterebbe in relazione alla linea di credito fruita. Rivolersi al Mes, a cose normali, implicherebbe alcune condizionalità, le stesse che l’Italia vorrebbe annullare. Su questo la Germania sembrerebbe non volersi opporre ma potrebbero essere comunque richieste alcune condizionalità, tra cui l’impegno a rientrare nei ranghi del bilancio dopo la pandemia.





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