A metà strada tra l’Occidente e l’Oriente. Il Kazakhstan si trova in una posizione strategica, proprio in mezzo alle due civiltà più antiche del pianeta. Con i suoi 2.724.902 chilometri quadrati, è lo Stato più esteso dell’Asia centrale e confina, tra le altre nazioni, con Cina e Russia. Per avere un’idea più chiara delle sue dimensioni, stiamo parlando di un Paese esteso quanto l’Europa occidentale messa insieme. Al di là di questi aspetti geografici, è importante sottolineare le caratteristiche economiche del Kazakhstan, che, in prima battuta, può contare su un vasto serbatoio di risorse naturali, tra cui minerali, idrocarburi e terre rare. Come se non bastasse, ha una forza lavoro qualificata e un sistema economico che si sta gradualmente diversificando verso l’estrazione mineraria, l’agroindustria, la produzione e la logisitica.

Il potenziale, dunque, c’è ed è enorme. Il governo kazako, tra l’altro, ha recentemente introdotto iniziative per diversificare ulteriormente l’economia, rivolgendosi a settori come quello dei trasporti, dei prodotti farmaceutici, delle telecomunicazioni, dei prodotti petrolchimici e della lavorazione degli alimenti. Attualmente, è in corso un processo di privatizzazione delle principali imprese statali che continuerà fino a quando la quota statale dell’economia raggiungerà il 18%. Dulcis in fundo, sono in atto misure governative per stimolare la crescita delle piccole e medie imprese, con l’obiettivo di portare al 35%, entro il 2025, la quota del Pil delle PMI.

Ad accrescere l’importanza strategica in ambito economico del Kazakhstan, per altro già altissima, troviamo il plus ultra della Belt and Road Initiative. Nur-Sultan, così è stata rinominata la capitale Astana a partire dal 2019, è stata scelta da Xi Jinping in persona come palcoscenico per annunciare al mondo l’iniziativa cinese della Nuova Via della Seta. Era il 7 settembre 2013 quando Xi, presso l’Università Nazarbayev, comunicava urbi et orbi il rivoluzionario progetto di Pechino: unire il mondo tramite fitte reti commerciali, con l’intenzione di creare una sorta di “comunità dal futuro condiviso” (per usare i termini usati dalle istituzioni cinesi) basata sulla reciproca convenienza. Per il Kazakhstan, aderire alla BRI è stata una scelta tanto razionale quanto logica. Anche perché Nur-Sultan ha sempre contato su una politica estera ed economica incentrata sul principio di un approccio multilaterale, costruttivo e cooperativo, tanto con i Paesi limitrofi quanto con la comunità internazionale.

Anche grazie al mega progetto cinese, il Kazakhstan si sta dunque ammodernando sempre di più (d’altronde lo si può vedere facilmente nei trasporti e nella logistica di transito). A questo proposito, citiamo anche il nuovo programma economico Nurly Zhol, un piano di stimolo economico nazionale dal valore di circa 9 miliardi di dollari pensato appositamente per sviluppare e modernizzare strade, ferrovie, porti, infrastrutture ma anche istruzione e servizi civili. Nur-Sultan è insomma la capitale di un Paese in divenire che dà la sensazione di avere di fronte a sé un futuro alquanto roseo. Considerando che il Paese, come abbiamo visto, è un’area chiave per l’attuazione della BRI, l’Italia dovrebbe cercare di implementare ancora di più le relazioni commerciali con il Kazakhstan. Riuscire a percorrere con facilità quello che potrebbe presto diventare il ponte per eccellenza tra l’Oriente e l’Occidente – e magari farlo prima di altri – per Roma potrebbe rappresentare un traguardo importante. A beneficio dell’economia (e non solo di quella).