Il più grande produttore di droni al mondo, la società cinese SZ DJI Technology Co., nota semplicemente come DJI, ha sospeso le sue attività commerciali in Russia e pure in Ucraina. La notizia è particolarmente importante, visto che ci troviamo di fronte alla prima azienda della Cina che ha pubblicamente annunciato una simile iniziativa.

DJI, sede a Shenzhen, nel Guandong, è leader mondiale nei droni consumer per uso civile e, calcolatrice alla mano, detiene il 70% del mercato mondiale di questo settore. Ufficialmente il gruppo ha dichiarato che sospenderà temporaneamente le attività nei due Paesi in guerra per garantire che i suoi prodotti non siano utilizzati durante il conflitto. Certo è che pesa tantissimo anche l’ombra delle numerose sanzioni economiche che hanno colpito la Russia. Diverse multinazionali occidentali si sono già ritirate dal Paese, e adesso è arriata pure la prima azienda cinese.

Ricordiamo che la Cina è uno stretto partner diplomatico di Mosca, e che la guerra in Ucraina ha sostanzialmente messo il Dragone in una posizione di imbarazzo. Pechino auspica la pace, ha sottolineato più volte che rispetto e salvaguardia di sovranità e integrità territoriale valgono anche per l’Ucraina, ma non ha mai condannato frontalmente il Cremlino. Tutto questo non ha fatto altro che mettere le aziende cinesi in una situazione a dir poco scomoda.



L’annuncio di DJI

E qui arriviamo alla mossa di DJI. Fin qui, a differenza della maggior parte di aziende occidentali, che si sono ritirate dalla Russia in seguito allo scoppio della guerra in Ucraina, le società cinesi sono rimaste operative a Mosca e dintorni, in linea con la posizione di Pechino di astenersi dalle critiche al Cremlino per il conflitto. Come ha sottolineato Reuters, il colosso dei droni è tuttavia finito nell’occhio del ciclone.

Come vedremo, funzionari e cittadini ucraini hanno accusato DJI di aver fatto trapelare dati sull’esercito ucraino alla Russia; accuse prontamente definite false e rispedite al mittente dall’azienda stessa. Un portavoce di DJI ha spiegato che la sospensione delle attività in Russia e Ucraina “non è stata per fare una dichiarazione su nessun Paese, ma per fare una dichiarazione sui nostri principi”. “DJI detesta qualsiasi uso dei nostri droni per causare danni e stiamo temporaneamente sospendendo le vendite in questi paesi per garantire che nessuno usi i nostri droni in combattimento”, ha aggiunto.

Droni cinesi usati dall’esercito russo?

Bloomberg ha scritto che DJI sta temporaneamente sospendendo le attività commerciali in Russia per conformarsi alle normative in varie giurisdizioni. Il ritiro dell’azienda, di fatto, segue le sanzioni statunitensi alla Russia per il conflitto ucraino, che Washington ha minacciato di far rispettare ampiamente.

C’è da dire che DJI ha effettuato una mossa che consente all’azienda cinese di distinguersi dalle altre grandi società dell’ex Impero di Mezzo. A febbraio, il colosso dei trasporti pubblici Didi Global ha revocato la decisione di lasciare la Russia e il Kazakhstan dopo che gli utenti dei social media nazionali lo avevano accusato di aver ceduto alle pressioni statunitensi. Huawei, sfiorata da polemiche analoghe, ha deciso al momento di restare in Russia, così come Lenovo e Semiconductor Manufacturing International, entrambe esortate dall’amministrazione Biden a lasciare Mosca. Inutile girarci attorno: il conflitto ha messo in difficoltà le aziende cinesi. Continuare ad operare in Russia ha suscitato e continuerà a suscitare critiche internazionali, ma ritirarsi rischierebbe di provocare un contraccolpo da parte dell’opinione pubblica cinese.

Tornando a DJI, oltre alle vicende morali e sanzionatorie, bisogna mettere in conto la citata polemica che collegherebbe indirettamente l’azienda al conflitto. Stiamo ovviamente parlando di indiscrezioni, ma stando a quanto riportato da un rappresentante dell’azienda, DJI sarebbe a conoscenza di filmati online che suggerirebbero (il condizionale è d’obbligo) l’impiego dei suoi droni da parte dell’esercito russo. Lo stesso funzionario ha spiegato di non essere in grado di confermare quanto mostrato dai filmati e che la società non ha alcun controllo sull’uso dei suoi prodotti. Probabilmente, è anche per scongiurare ogni possibile strumentalizzazione che l’azienda cinese ha deciso di sospendere le sue attività commerciali in Russia.





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