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Il grave problema politico-economico causato dal coronavirus rischia di colpire, una volta di più, con viva forza i Paesi dell’Europa mediterranea, già duramente messi in ginocchio dalla Grande Recessione e dalla crisi dei debiti sovrani del 2010-2012.

Queste sono le previsioni del think tank britannico Oxford Economics, che nel suo ultimo report sullo stato dell’economia globale ha lanciato l’allarme per la possibilità che per Paesi come Grecia e Italia il proseguimento della crisi possa trasformarsi in un dissesto economico di ampia portata.

Come si scriveva su questa testata, a ricevere le peggiori notizie potrebbe essere Atene. Il Consiglio Fiscale di Atene ha recentemente stimato che la crescita, nel 2020, è destinata a essere sforbiciata al 2,54 per centro contro il 2,8 per cento presentato come obiettivo dal governo di Kyriakos Mitsotakis. Scenari più foschi prevedono una sforbiciata al +2,1% o addirittura al +1,8%, che se si considerano le ampie problematiche accumulate da Atene negli anni passati può rappresentare una differenza tale da decidere le prospettive reali di ripresa del Paese.

Anche il nostro Paese, che fino ad ora sta subendo le conseguenze peggiori dall’epidemia in termini sanitari, rischia un duro contraccolpo. Per Roma la caduta del Pil nell’anno in corso potrebbe toccare i 2-3 punti percentuali. Il governo di Giuseppe Conte ha messo sino ad ora sul campo 25 miliardi di euro per tamponare gli effetti della crisi in termini di sostegno al reddito, congedi, misure fiscali. Tuttavia, vi sono ancora numerosi scenari aperti. Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri non ha spiegato come si movimenterà la massa di risorse fino a 350 miliardi da raggiungere con l’effetto leva senza investimenti di ampio respiro e non sono state date risposte a figure come i lavoratori autonomi e gli imprenditori individuali, potenziali vittime del tributo più salato della crisi.

Da non sottovalutare, in entrambi i casi, la possibilità che l’epidemia possa portare a un dissesto del sistema di welfare a causa dello sbilanciamento tra nuove spese e minori entrate: proprio per questo motivo per i due Paesi, e soprattutto per l’Italia, è vitale ritrovare in tempi rapidi il sentiero della crescita con opportune manovre anticicliche.

Anche la tutela delle fasce più deboli della popolazione, soprattutto gli anziani, potrebbe essere una priorità capace di richiedere ampie, per quanto assolutamente doverose, risorse di bilancio in maniera tale da anestetizzare gli effetti dell’isolamento sociale e dell’impoverimento che le misure di quarantena e contenimento del Covid-19 inevitabilmente provocheranno. La Grecia ha circa il 21,5% della popolazione oltre i 65 anni, in Italia questa percentuale sale al 22,8%. In terra ellenica, anziani e pensionati sono stati tra le prime vittime delle durissime misure di austerità imposte dalla Troika, che hanno condotto allo smantellamento del sistema sociale e delle misure pensionistiche di sussistenza; in Italia rappresentano la fascia più colpita dalla pandemia del Covid-19, e dunque quella nei cui confronti servirà una più attenta riprogrammazione del sistema sanitario nazionale capace di rafforzarlo adeguatamente.

Il tempo stringe e Grecia e Italia devono mettere in campo adeguate misure connesse a investimenti produttivi, stimoli economici e reti di protezione sociale per evitare che il riflusso economico in corso si trasformi in una vera e propria rotta. Le criticità sistemiche dei due Paesi, a cui si aggiunge l’aumento della volatilità degli spread che rende più costosi gli interessi sul debito pubblico in questa fase, possono esplodere o, al tempo stesso, essere sanate con un’efficace politica economica. Capace di anticipare, piuttosto che rimediare, le conseguenze della crisi su produzione, lavoro, servizi essenziali. A patto di agire strategicamente.

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