Deutsche Bank e Commerzbank non si fonderanno. L’operazione cardine della finanza tedesca, sponsorizzata con ardore dal governo di Berlino ma accolta tiepidamente dal primo e dal quarto istituto creditizio del Paese, non andrà in porto. Troppe le incognite per quanto riguarda la risultante della possibile fusione tra il “malato d’Europa”, Deutsche Bank, che ha sofferto pesanti perdite borsistiche negli ultimi anni ed è oberata di derivati tossici, e una Commerzbank dall’andamento altalenante.
Fallisce il piano Scholz
I due amministratori delegati, Christian Sewing (Deutsche Bank) e Martin Zielke (Commerzbank) hanno concordato una dichiarazione sul tema, che chiude la porta a ogni ipotesi di sviluppo futuro, sottolineando i rischi che gli azionisti potrebbero correre in caso di insuccesso dell’operazione. Si tratta di una grave sconfitta per il principale sponsor della fusione e Ministro delle Finanze del governo di Angela Merkel, Olof Scholz, e di una battuta d’arresto per il governo tedesco (azionista al 15% di Commerzbank) dopo le perplessità espresse dalla vigilanza della Bce.
Del resto, i sindacati erano insorti contro l’ipotesi di 30.000 tra esuberi e licenziamenti previsti dal piano d’azione; contrarietà alla fusione era stata espressa anche dai principali azionisti di Deutsche Bank, la cinese Hna e il fondo sovrano del Qatar, mentre per la risoluzione di Commerzbank appare più probabile che si concretizzi una partnership con i principali gruppi esteri interessati alla banca, Unicredit e Ing.
Deutsche Bank è al bivio
E del resto, per Deutsche Bank la situazione è complessa. Seewing si trova di fronte alla necessità di scegliere tra due alternative: da un lato, un cambio di passo minore, incentrato su un taglio dei costi deciso, focalizzato nel braccio di investment banking del gruppo; dall’altro, una revisione più importante della strategia, che includa costi iniziali più elevati. Mentre nel frattempo la Spd, socio di minoranza della coalizione di governo e partito di cui Scholz è membro, canta vittoria dopo esser stata a lungo in rivolta contro l’ipotesi delle decine di migliaia di licenziamenti che la fusione avrebbe prospettato, senza tra l’altro poter impattare significativamente sulla redditività di Deutsche Bank.
Una pista per il rilancio di Deutsche Bank punta, invece, alla Cina. Hna, la società che da compagnia di trasporto aereo è diventata negli anni un conglomerato di taglia globale, è ancora il maggiore azionista di Deutsche Bank (6,3% delle quote), seguito dalla Famiglia Reale del Qatar (6.1%) e dal fondo di investimento statunitense BlackRock (4.85%), ma sta gradualmente dismettendo le sue partecipazioni complice una stretta governativa sugli investimenti offshore.
La Cina mira a Deutsche Bank?
La partecipazione Hna è strutturata attraverso una serie di contratti d’opzione stipulati nel momento in cui una caduta di Deutsche Bank sotto la quotazione di 10 euro ad azione (attualmente oscilla tra i 7 e i 7,50) era semplicemente impronosticabile. “È possibile”, sottolinea StartMag, “che le opzioni arrivino a maturazione naturalmente: secondo gli analisti, nei prossimi mesi, le azioni di Deutsche Bank continueranno a essere scambiate al di sotto di 10 euro. Ciò comporterebbe, però, una perdita per la societè cinese considerato il deprezzamento che le azioni di Deutsche Bank stanno subendo”.
In alternativa, potrebbe essere posta in essere “la cessione delle opzioni o dell’intera controllata che le detiene, C-Quadrat, a terze parti. Ma per fare questo è necessario il consenso di Ubs, partner . In tal senso, vanno considerate le ipotesi emerse per la realizzazione di una fusione tra Db e Ubs, separando l’unità di Asset Management di UBS e fondendola con DWS Group in cambio di azioni del nuovo gruppo e lasciando Deutsche Bank azionista di maggioranza.
Vie della seta cinesi, capitali tedeschi
Tale ipotesi, però, non sembrerebbe nell’interesse né di Pechino, né di altri stakeholders interessati al futuro di Deutsche Bank, soprattutto negli Stati Uniti. Infatti, già nel settembre 2018, il fondo sovrano China Investment Corporation (CIC), nonché le istituzioni finanziarie statali cinesi Citic Group, China Merchants Group e China Everbright Group hanno manifestato interesse nel rilevare le azioni di Deutsche Bank AG detenute da Hna”.
Razionalizzare la sua partecipazione in Deutsche Bank e strutturarla sui suoi conglomerati statali significherebbe, per la Cina, acquisire un pivot importante in Europa e entrare nelle strutture direttive di una banca che necessita di investimenti ingenti per il rilancio. Una banca, d’altro canto, che ha già in passato mostrato interesse per la “Nuova Via della Seta” siglando un memorandum d’intesa con China Development Bank in cui si impegna a attivare, fino al 2023, investimenti per 3 miliardi di dollari nei progetti infrastrutturali cinesi. E questo a Pechino è visto di buon occhio. Il fallimento della fusione tra Deutsche Bank e Commerzbank aprirebbe, in questo contesto, prospettive nuove per la finanza europea. Portando il Dragone nel cuore dell’Europa.