Mike Pence e Bernie Sanders: due politici allo spettro opposto della politica americana. Ma anche due vecchie volpi dei palazzi del potere di Washington, che nel contesto turbolento aperto dalla crisi bancaria dovuta al fallimento di Silicon Valley Bank hanno martellato su Joe Biden con visioni convergenti. A sottolineare il curioso dato di fatto è stata l’Associated Press, che ha riportato i toni infuocati utilizzati dall’ex vicepresidente di Donald Trump e dal navigato senatore di sinistra del Vermont.

Le due Americhe d’accordo sulle banche…

Per Pence “viviamo in un mondo in cui alcune imprese politicamente favorite sono sostenute, sostenute e salvate dal governo”, in riferimento al fatto che Svb, crollata e sostenuta da Fed e Tesoro, avesse sede in California, Stato progressista e roccaforte del Partito Democratico. Mentre Sanders mette la battaglia sul tema della lotta tra sommersi e salvati del capitalismo Usa, ma arriva a conclusioni simili: “Non possiamo continuare lungo la strada di più socialismo per i ricchi e l’individualismo aspro per tutti gli altri”. Un vecchio cavallo di battaglia della sinistra ripreso dall’anziano politico del Vermont, indipendente che fa caucus con i Dem, che lascia presagire una fronda contro i “progressisti di Wall Street”.

Pence incarna l’animo industrioso e conservatore della natia Indiana. Sanders quello critico e contestatario del New England progressista. Due Americhe, quelle dell’ex vicepresidente e dell’ex candidato alla nomination democratica, che hanno da tempo cavalcato la critica verso le élite finanziarie e Wall Street.

… E sulle critiche a Biden

L’amministrazione Biden ha spinto per il salvataggio dei clienti di Svb in tempi brevi al fine di evitare un effetto-contagio. I repubblicani al Congresso, che contestano il fatto che Biden abbia fatto questo dopo aver promosso un budget da 8 mila miliardi di dollari ritenuto eccessivamente gravoso sul deficit, contestano la mossa. E a sinistra si contesta il fatto che Svb potrebbe definire un precedente in casi di interventi più importanti che si rendessero necessari. Convergenze parallele tra conservatori e Sinistra radicale: per l’Associated Press, un revival populista che vede nella finanza il suo bersaglio.

“Se le autorità di regolamentazione saranno in grado di domare rapidamente l’attuale tumulto bancario, le implicazioni politiche a lungo termine potrebbero essere limitate”, scrive nel suo articolo Will Weissert. “Ma la forza della politica populista durerà, soprattutto perché il Congresso deve decidere entro la fine dell’anno se aumentare il limite del debito, un rituale una volta di routine che ora minaccia di diventare una situazione di stallo” capace di portare all’ennesimo shutdown degli ultimi anni che a detta del cronista “causerebbe un default potenzialmente devastante“.

Quindici anni dopo Lehman Brothers e lo tsunami della Grande Recessione, oggi anche il tema dei salvataggi bancari negli Usa rischia di diventare pericolosamente divisivo. Nel 2008 il salvataggio di Fannie Mae, Freddie Mac e Bear Stearns dopo il crac Lehman fu ritenuto eccessivamente oneroso, col senno di poi, perché incapace di garantire la fine della recessione. Anzi, sia i repubblicani più conservatori e attenti alla linea cautelativa sul bilancio sia i progressisti di Sinistra più vicini alle istanze di equità e giustizia sociale convergono nel contestare alla finanza Usa l’azzardo morale come linea di condotta spregiudicata.

In sostanza, si teme che le banche assumano comportamenti pericolosi sapendo che alla fine, in caso di crisi, pagherà Pantalone, ovvero i contribuenti. Svb non è fallita per azzardi morali, speculazioni fallimentari o alchimie finanziarie, ma perché travolta dalle perdite sulle obbligazioni a lungo termine favorite dall’aumento dei tassi. Il clima però è caldo e nella retorica politica “crisi bancaria” vuol dire automaticamente un richiamo al 2008 e al redde rationem degli speculatori. Il clima sarà rovente e il tema della battaglia bancaria destinato ad amplificarsi da qui al novembre 2024, mese delle prossime presidenziali. E il tema, lo dimostrano le uscite di Pence e Sanders, sarà dominante in entrambi i maggiori partiti Usa.

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