Il Mali è l’ultimo paese ad aver aderito alla Nuova Via della Seta cinese. Il memorandum d’intesa firmato tra le parti lo scorso 29 luglio nella capitale Bamako consente alla Cina di pescare un nuovo partner in Africa, un continente strategico per i piani commerciali e politici di Pechino di collegare il proprio mercato a quello africano ed europeo. L’accordo siglato con il Mali fluidificherà ulteriormente la Nuova Via della Seta africana, cioè l’estensione del progetto originario di Xi Jinping per il Continente Nero. Questo Stato è infatti situato nell’Africa occidentale, dove la presenza cinese non è ancora radicata tanto quanto nella costa orientale. Al Dragone serviva un ulteriore aggancio.
La ferrovia Dakar-Niger
Da queste parti la Cina ha già pianificato un progetto che mira a modernizzare e rendere funzionale la ferrovia Dakar-Niger, dove Niger non indica lo Stato bensì l’omologo fiume che bagna la capitale maliana. Si tratta di una strada ferrata di 1.287 chilometri, di cui 687 in Mali e i restanti in Senegal. Proprio qui Pechino intende puntare sul porto di Ndiago, e l’infrastruttura ferroviaria servirebbe proprio a creare uno sbocco marittimo per i prodotti che viaggeranno da e verso l’entroterra africana. La Dakar-Niger è una linea antichissima e i lavori per la sua realizzazione iniziarono alla fine del XIX secolo; dagli anni ’60 in poi Mali e Senegal ottennero l’indipendenza e il controllo della ferrovia fu diviso in due organizzazioni nazionali, una senegalese e una maliana. Nel 2003 la linea fu privatizzata per poi passare a Transrail, un consorzio franco-canadese. Ben presto ripresero i soliti problemi di gestione, tra il degrado delle infrastrutture e la mancanza di fondi freschi.
Transail durò fino al 2007, quando fu acquistata dalla società belga Vecturis che tre anni più tardi pose fine all’operatività della ferrovia. Il ripristino – seppur non ancora completo – è avvenuto nel 2015 in seguito a un accordo raggiunto da Mali e Senegal con China Railway Construction, uno dei tanti colossi statali della Cina pronti a investire in progetti potenzialmente convenienti per gli interessi del governo cinese.
Pechino in Mali
Con la firma del protocollo d’intesa il Mali stringe un patto di ferro con la Cina e diventa l’ennesima potenza africana supportata dai renminbi pechinesi. Il memorandum consente le solite concessioni sentite e risentite da ogni paese che è entrato a far parte della Nuova Via della Seta: cooperazione politica più intensa tra governo maliano e Cina, collaborazione in infrastrutture e commercio e tanti, tanti, investimenti cinesi in loco.
In Mali sono assai soddisfatti di questo storico traguardo: “La Nuova Via della Seta è un’iniziativa assai promettente” hanno ribadito i vertici di Bamako. Anche perché allearsi con la Cina vuol dire poter contare sull’enorme supporto economico di un paese che, a differenza del modus operandi degli Stati Uniti, non è interessato al sistema politico dei partner, siano essi democratici o meno. Pechino è pronta a coccolare pure il Mali, anche se il Dragone aveva già bussato alla porta di questo paese nel 2014, quando i cinesi investirono 8 milioni di dollari per la costruzione di 560 miglia di ferrovia tra Mali e la vicina Guinea, e quando l’ex Impero di Mezzo investì nella costruzione di 24mila alloggi maliani. Il beneficio è reciproco: uno Stato povero come il Mali ottiene infrastrutture nuove di zecca, mentre la potenza Cina aggiunge una nuova perla nella sua collana.