Quando, a ottobre, il listino paneuropeo a guida francese perfezionò dal London Stock Exchange l’acquisto di Piazza Affari in asse con Cassa Depositi e Prestiti e Intesa San Paolo, dominus della finanza italiana, gli analisti economici e gli addetti ai lavori identificarono tanto delle prospettive operative quanto dei profili di rischio.
Sul primo fronte, non era da sottovalutare la prospettiva per Borsa Italiana di assurgere a protagonista in un grande gruppo borsisitico europeo nelle prospettive della finanza continentale post-Brexit; inoltre, la presenza di Cdp e Intesa nel quadro dell’accordo offre indubbiamente la possibilità di vedere una maggiore capacità di esposizione sul mercato dei capitali per il comparto strategico della piccola e media impresa nazionale e un apertura a nuove reti e mercati internazionali.
Sul secondo, invece, il tema da tenere d’occhio è quello del protagonismo di un uomo e del suo governo: Emmanuel Macron ha piani ben precisi per il potenziamento e la proiezione del capitalismo francese nell’era post-pandemica e immagina una strategia articolata che possa permettere alla Francia, attraverso la leva dell’autonomia strategica continentale in diversi settori, di utilizzare l’Unione Europea e i suoi mercati come moltiplicatore di potenza al servizio dell’interesse nazionale. Vale per la Difesa, vale per l’energia, vale per la tecnologia e vale, a maggior ragione, per la finanza.
Euronext è il primo mercato dell’Eurozona, conta oltre 3.500 miliardi di euro di capitalizzazione e per ragioni fiscali e di neutralità ha sede ad Amsterdam, ma è innervato dalla potenza finanziaria francese. E Emmanuel Macron e i suoi stanno gradualmente “colonizzando” il suo cda mettendo uomini dell’Eliseo nelle posizioni cruciali. E lasciando ai partner i contentini simbolici delle posizioni meno operative. In Euronext è prossima a replicarsi la stessa trama già vista in Naviris, STMicroelectronics, Stellantis, fusioni italo-francesi in cui a Roma è consentito esprimere il presidente e a Parigi è garantita la ben più strategica e operativa poltrona di amministratore delegato.
Il prossimo presidente di Euronext sarà il banchiere italiano Piero Novelli, in arrivo da Ubs, ma l’ad Stephane Boujnah sta puntellando il gruppo con figure di assoluta fedeltà all’Eliseo. Pescando, in certi casi, direttamente dal governo, dato che come ricorda Milano Finanza “Nicolas Jégou, dopo tre anni al fianco del presidente in qualità di consigliere tecnico sull’Europa, è stato chiamato ad entrare nella squadra di Boujnah come capo di gabinetto” e nelle scorse settimane Boujnah, ex consigliere di Dominique Strauss-Kahn, ha nominato alla guida di Euronext Parigi la supermanager Delphine d’Amarzit, dal 2007 al 2009 responsabile degli Affari economici negli uffici del governo francese.
Tutto questo si ripercuoterà con ogni probabilità sulla futura governance di Piazza Affari. Che risentirà degli equilibri in sviluppo ai piani alti della finanza europea. Euronext mira a procedere all’integrazione di Milano come punto di riferimento per il segmento obbligazionario del gruppo e potendo così ampliare la sua presenza nella partita europea delle borse che vede, negli ultimi tempi, non solo l’attivismo tedesco ma anche la dinamica presenza della borsa svizzera di Zurigo.
La Consob guidata da Paolo Savona era riuscita a strappare a Cdp, Intesa e Euronext il fatto che nel management di Mts, la società che controlla Piazza Affari, i nuovi soci avrebbero scelto figure italiane o legate alla nostra finanza. Ma a differenza dell’acquisizione della Borsa di Madrid ad opera degli svizzeri di Six non ci sono nel deal su Piazza Affari impegni scritti su investimenti e autonomia decisionale della società italiana. E dunque è plausibile che anche se in una prima tornata potrà essere Cdp (al 7,3% nel capitale di Euronext come la controparte francese) a indicare l’amministratore delegato la composizione del consiglio e l’operatività del gruppo porti acqua al mulino della controllante, e attraverso Euronext alla Francia. Desiderosa di espandersi nei salotti della finanza italiana e che negli ultimi mesi è stata indicata come pronta a puntare sul perno del sistema, Mediobanca, non a caso tornata al centro di un risiko finanziario nelle ultime settimane.
Mario Draghi con il sottosegretario Roberto Garofoli e il suo nuovo consulente economico, il professor Francesco Giavazzi, è al lavoro sul dossier per capire profili di rischio e opportunità legate all’affare Piazza Affari-Euronext. Adolfo Urso, senatore di Fratelli d’Italia e vicepresidente del Copasir, ha ventilato in una recente interrogazione di non escludere l’applicazione del golden power, che su pressione della Consob e del comitato di Palazzo San Macuto diretto dal leghista Raffaele Volpi il governo Conte ha deciso di estendere al listino di Milano nel pieno della tempesta pandemica ed economica del 2020. Urso ha chiesto a Draghi e ai suoi di “preservare la sovranità economica e la stabilità finanziaria dell’Italia, dei nostri titoli pubblici e la sicurezza degli asset strategici e dei risparmi degli italiani” vagliando con attenzione la governance di Borsa Italiana prima di dare il via libera definitivo all’accordo e di escludere, una volta per tutte, i poteri esclusivi di freno. Dalla capacità dell’esecutivo e del suo “braccio armato”, Cdp, di controbilanciare l’attivismo francese nella capogruppo si capirà molto delle future prospettive finanziarie italiane e della nostra capacità di difendere l’indipendenza dei settori economici i cui campioni sono quotati in borsa.