Agli albori di marzo è iniziata la costruzione di una centrale solare nella regione del Turkestan, il polmone economico della nazione kazaka, che potrebbe contribuire positivamente alla causa del miglioramento delle relazioni bilaterali tra Roma e Nur-Sultan. Tra le varie peculiarità che caratterizzano l’impianto, infatti, una risalta in maniera particolare: è targato Eni.
Il progetto, di cosa si tratta
Il 4 marzo, nella regione del Turkestan, delegazioni di Italia e Kazakistan hanno preso parte alla cerimonia di posa della prima pietra di una centrale solare targata Eni. Il sito, della cui costruzione se ne sta occupando la ArmWind LLP, la sussidiaria in loco dell’eccellenza nostrana, è stato progettato per una capacità di 50 megawatt e i lavori dovrebbero terminare a inizio 2022, sebbene le prime immissioni di elettricità nella rete locale potrebbero e dovrebbero iniziare già entro fine anno.
La costruzione della centrale si inquadra nel più ampio contesto di una strategia nazionale per il potenziamento della copertura energetica nel Turkestan, una regione pivotale per l’economia che, però, al momento patisce la carenza di 320 megawatt. Ai fini della risoluzione di tali problematiche e del conseguimento della piena autosufficienza, il governo sta attraendo investimenti dall’estero nei campi del solare e dell’idroelettrico.
L’Eni, che ha ottenuto di essere inserita nell’agenda di diversificazione energetica di Nur-Sultan, attraverso questo progetto contribuirà “a ridurre drammaticamente le emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera” e “alla decarbonizzazione del settore energetico kazako”, ergo il suo ricordo verrà cementato a lungo nella memoria nazionale. Questo è il motivo per cui l’apertura dei cantieri è stata celebrata a mezzo di una simbolica cerimonia commemorativa alla quale hanno partecipato personalità di rilievo come l’ambasciatore italiano a Nur-Sultan, Pasquale D’Avino, il governatore del Turkestan, Meirzhan Myrzaliev, e il presidente dell’ArmWind, Alex Stilovato.
I dettagli
La centrale solare, come scritto sopra, avrà una capacità di 50 megawatt e potrebbe iniziare a produrre energia elettrica già a partire da fine anno. Avrà un valore di 12 miliardi e 500 milioni di tenge, l’equivalente di circa 24 milioni e 875mila euro, e comporterà la creazione di duecento posti di lavoro.
I lavori porteranno all’installazione di 113.500 pannelli solari, un numero sufficiente a garantire, almeno sulla carta, la produzione di novanta milioni di kilowatt su base annua. Spiegato altrimenti, trasformando quelle cifre asettiche in fatti concreti, la centrale dell’ArmWind LLP sarà in grado di coprire con certezza almeno il 2% dell’attuale deficienza di energia elettrica del Turkestan.
L’Eni e il rinnovabile in Kazakistan
Esattamente un anno or sono, cioè marzo 2020, la ArmWind LLP avviava la produzione commerciale nella fattoria del vento di Badamsha (regione di Aqtöbe), un parco eolico dalla capacità di 48 megawatt e in grado di provvedere al rifornimento annuale di 198 gigawattora all’intero l’oblast. Anche in quel caso, il contributo alla causa della decarbonizzazione è stato significativo: una media di 172mila tonnellate di anidride carbonica in meno ogni anno.
Il parco eolico di Badamsha è stato il primo progetto progetto realizzato e portato a termine nell’ambito del memorandum d’intesa sulla cooperazione nello sviluppo del settore delle rinnovabili siglato nel giugno 2017 tra il Gruppo Eni e il Ministero dell’Energia del Kazakistan. Il potenziamento della fattoria del vento, per il quale è stata già indetta una gara, è stato aggiudicato nuovamente dalla ArmWind LLP.
Le rinnovabili, in sostanza, si stanno rivelando un settore determinante sul quale si sta giocando il futuro delle relazioni tra Italia e Kazakistan: noi abbiamo i mezzi, le competenze e le conoscenze, loro hanno un appetito che va soddisfatto, meglio se a prezzi modici. Dall’energia alla collaborazione in altri campi, poi, il passo può essere realmente breve.