La prima nomina di peso dell’era Draghi nelle partecipate pubbliche è quella del manager Luigi Ferraris alla guida del gruppo Ferrovie dello Stato, assieme a Cassa Depositi e Prestiti gioiello principale dell’attuale tornata in cui il premier ha deciso in autonomia, assieme al gruppo di consiglieri guidati da Francesco Giavazzi e al ministero del Tesoro, i nuovi vertici di società che risulteranno strategiche per il rilancio del Paese anche in ottica Recovery Fund.

Tra un’ampia rosa di nomi è emerso quello del 59enne nativo di Legnano, in provincia di Milano, scelto dal premier per guidare il gruppo di Piazza della Croce Rossa in una stagione che vedrà Ferrovie dello Stato dover sciogliere il nodo della quotazione in borsa, gestire tramite la controllata Rete Ferroviaria Italiana fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza per complessivi 30 miliardi di euro e proteggere la redditività e i percorsi di crescita intrapresi dagli effetti della pandemia.

Ferraris proviene dal mondo delle partecipate pubbliche e rappresenta a tutti gli effetti una scelta funzionale a promuovere ai vertici di gruppi come Fs e Cdp manager in grado di contemperare le esigenze di apertura al mercato nazionale e globale con quelle di presidio dell’interesse strategico dell’Italia in settori chiave come i trasporti. Conditio sine qua non perchè la governance delle partecipate sia efficiente e ben coordinata con l’azionista di riferimento, il ministero dell’Economia e delle Finanze.

E quella di Ferraris, in tal senso, è una carriera trascorsa in larga parte all’interno delle partecipate dello Stato. Dopo le prime esperienze nel mondo della revisione contabile in PriceWaterhouse, uno dei colossi dell’audit, in cui lavorò tra il 1988 e il 1990, Ferraris ha avviato una serie di esperienze professionali che lo hanno portato a ricoprire incarichi di direzione e coordinamento finanziario in gruppi quali Agusta e Piaggio, prima del passaggio nella galassia delle partecipate dello Stato con l’ingresso nel gruppo Finmeccanica nel 1998, anno in cui una controllata di Piazza Monte Grappa, Elsacom, lo nominò Chief Financial Officer (Cfo). Nel 1999 avviene il passaggio di Ferraris al gruppo Enel, al cui interno si mosse dapprima guidando le operazioni finanziarie di diverse controllate e, in seguito, partecipando al processo di crescita e internazionalizzazione del colosso dell’energia elettrica italiana. Arrivando nel 2005 a ricoprire la carica direttiva dell’area Amministrazione, Pianificazione e Controllo del gruppo e nel 2009 quello di Cfo dell’intera compagnia.

Nel 2014 Ferraris è protagonista dello sbarco in borsa della controllata di Enel focalizzata sulle rinnovabili, Enel Green Power, e nell’anno successivo è passato a Poste Italiane contribuendo all’analogo processo. Nel 2017, infine, l’ultimo passaggio interno alle partecipate con l’ascesa al ruolo apicale di amministratore delegato di Terna, gruppo attivo nella gestione della rete elettrica italiana e il cui predecessore, Matteo Del Fante, passò proprio alla direzione delle Poste. Durante la gestione di Ferraris Terna ha conosciuto un incremento sul fronte di tutti i principali indicatori economici e finanziari, con ricavi, utile ante imposte, utile netto ed investimenti, stando al bilancio consolidato 2019, in crescita rispettivamente del 9, 13, 20 e 48% rispetto al livello di fine 2016. Una mossa che per Terna si è accompagnata al crescente investimento sulla digitalizzazione e sull’efficienza energetica, valorizzate anche attraverso lo studio dell’applicazione dei processi di innovazione di frontiera al monitoraggio del traffico sulle reti elettriche (smart grid).

Inoltre, come nota StartMag, “nel corso della sua gestione a Terna sono entrati in esercizio diversi progetti importanti tra i quali l’interconnessione Italia-Montenegro, che svolge un ruolo strategico per l’integrazione delle fonti rinnovabili e che, collegando i Balcani alla penisola italiana, consente all’Italia di rafforzare il suo ruolo di hub energetico in Europa e nel Mediterraneo.

Ferraris nel 2020 ha lasciato al successore Stefano Donnarumma un gruppo solido e in salute. Ora lo schivo e riservato manager, che mantiene una forte difesa della propria vita privata (è sposato e ha due figli) si prepara a una sfida complessa in un settore alla guida del gruppo Fs, a cui Draghi lo ha chiamato in virtù della consolidata esperienza da “boiardo di Stato” nel cruciale campo delle partecipate. Investimenti strategici per il rilancio della rete ferroviaria, il nodo dello sbarco in borsa, campo in cui Ferraris è un professionista, dall’altro: le sfide chiave per il nuovo ad sono decisamente complesse. E Fs sarà chiamata a contribuire con il suo patrimonio di competenze e le sue risorse al progetto, complicato quanto entusiasmante, di rafforzare la connettività del sistema-Paese generando investimenti, sviluppo, occupazione.

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