L’Unione europea è pronta al decimo pacchetto di sanzioni alla Russia. Cifra tonda su due fronti, perché proprio di dieci miliardi sarà il valore complessivo delle misure economiche che la Commissione von der Leyen intende imporre a Mosca.
L’anniversario della guerra in Ucraina, il 24 febbraio 2023, sarà secondo la presidente tedesca della Commissione l’occasione per tale pacchetto. “Stiamo facendo pagare a Putin la sua atroce guerra. La Russia sta pagando un prezzo pesante, le nostre sanzioni stanno erodendo la sua economia, riportandola indietro di una generazione”, ha dichiarato la politica tedesca il 4 febbraio, alla vigilia dell’entrata in vigore del price cap sui prodotti raffinati russi, il secondo dopo quello sul petrolio russo (fissato a 60 dollari al barile), in vigore da dicembre 2022.
Tra chi spinge particolarmente per nuovi pacchetti, spiccano i falchi baltici. L’1 febbraio scorso a Tallinn, il vice ministro degli Esteri lituano, Jovita Neliupšienė, e il vice segretario di Stato per gli Affari esteri estone, Kyllike Sillaste-Elling hanno discusso del tema in un bilaterale e ricordato che “risulta necessario rafforzare e garantire l’applicazione delle sanzioni alla Russia e alla Bielorussia quale atto di accusa per le responsabilità della guerra in Ucraina”.
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Gli effetti delle sanzioni
Le sanzioni stanno mordendo duramente la base industriale russa, dai chip all’automotive, ma non hanno mandato a picco un’economia sostenuta dal combinato disposto tra vendite di gas e petrolio, difesa del cambio del rublo e basso costo della vita. Sarebbe scorretto però dire che non ci siano stati degli effetti: colossi come Sberbank, la banca maggiore del Paese stabilmente tra le cinquanta maggiori del mondo, ha visto gli utili ridotti al 75%. E sui semiconduttori, il Paese si deve rivolgere al sostegno massiccio della Cina.
Altrove, invece, restano gangli aperti. Molti per volontà degli stessi nemici numero uno della Russia, gli Stati Uniti. Mesi fa avevamo aperto il dibattito sulla continuità delle importazioni di uranio russo negli Usa. Il Washington Post l’ha recentemente ribadito negli States. E incontrando von der Leyen il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha chiesto all’Ue di includere la sfera nucleare nel decimo pacchetto di sanzioni.
Così sarà e a tutto campo si prevede di toccare le tecnologie critiche per ridurre l’esposizione europea verso il sostegno all’industria militare russa. In primo luogo con un embargo totale agli scambi di tecnologia nucleare. Si proporrà anche la designazione di Rosatom e degli altri big nucleari di Mosca come aziende non gradite in Ue. Sfidando dunque la possibilità che l’Ungheria metta il veto
In secondo luogo si punterà a depotenziare la capacità di raffinazione, in ottemperanza al secondo price cap che prevede una soglia di 100 dollari al barile per i prodotti raffinati di alta qualità, come il diesel, e di 45 per i prodotti di fascia bassa, come la nafta. Le tecnologie del settore del petrolio e del gas, specie i macchinari decisivi per la costruzione degli impianti, saranno nel mirino.
Elettronica e diamanti
Un terzo fronte sarà l’elettronica, come ha anticipato von der Leyen a Kiev: “Guardiamo a fondo alle componenti ad esempio dei droni, così che non ci sia alcuna disponibilità per la Russia di queste tecnologie o della produzione di droni in Iran, cosa che stiamo seguendo da vicino”. Il ritrovamento di chip e altri dispositivi europei e americani nelle armi russe impegnate in Ucraina ha destato preoccupazione. Si spera che sia un precedente che non si ripeta.
Quarto, e non secondario, dato sarà con ogni probabilità il divieto di commercio di diamanti, strumenti di contrabbando del mercato nero e di elusione delle sanzioni come riserva di valore e strumenti di pagamento. Il portale di monitoraggio delle sanzioni del big della consulenza legate Baker&McKenzie ricorda che si tratta di un settore “non ancora coperto dai divieti sui beni di lusso a causa del ruolo preminente del Belgio nell’industria dei diamanti e della conseguente opposizione contro il divieto”.
Previsto, infine, un aumento delle banche russe tagliate fuori dal sistema Swift e nuove strette sulla propaganda mediatica russa in Occidente e Europa. Una serie di mosse incisive e dirette che mostrano la volontà dell’Ue di non demordere dal colpire a tutto campo l’aggressore. Le sanzioni, sempre più mirate, puntano a colpire dinamicamente nei settori in cui la Russia è più debole, non a colpire alla cieca. Depotenziando gli sforzi per diversificare l’economia e portare avanti la minaccia militare all’Ucraina e il ricatto economico dall’Europa. Due facce di una stessa medaglia che l’Ue spera restino un ricordo del 2022.