Dopo quasi quattro anni hanno avuto inizio i colloqui tra Regno Unito e Stati Uniti per giungere alla stipula di un accordo commerciale bilaterale. La possibilità, per Londra, di finalizzare intese vantaggiose con diversi Paesi del mondo è stata una delle motivazione più utilizzate dai sostenitori della Brexit per caldeggiare l’uscita dall’Unione Europea. Secondo David Henig, esperto di commercio sentito da Al Jazeera, il raggiungimento di un’intesa con Washington ha sempre fatto parte del progetto Brexit sebbene gli eventuali benefici per il Regno Unito potrebbero essere più politici che commerciali. Un accordo con l’Amministrazione Trump potrebbe rendere più difficile il raggiungimento di quello con Bruxelles, un’eventuale sconfitta del Capo di Stato americano alle elezioni di novembre potrebbe far deragliare le trattative e permangono comunque differenze tra le parti.
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Donald Trump intende fare in fretta ed ha reso noto che intende negoziare velocemente. Secondo il governo inglese un’intesa potrebbe portare ad una crescita economica compresa tra lo 0.07 e lo 0.16 per cento nei prossimi quindici anni. Liz Truss, Segretario di Stato per il commercio internazionale del Regno Unito, ha chiarito come l’obiettivo sia quello di aprire nuovi mercati alle compagnie inglesi, aumentare gli investimenti e creare nuovi posti di lavoro. “Un potenziamento delle relazioni economiche transatlantiche” ha affermato la Truss “potrebbe aiutare entrambe le economie a riprendersi dal coronavirus”. Non mancano le divergenze: Washington vuole più spazio per i prodotti alimentari americani sui mercati inglesi ma i partiti d’opposizione ed i gruppi per i diritti dei consumatori di Londra hanno lamentato che ciò comporterebbe un’attenuazione eccessiva degli standard di controllo. L’agricoltura sarà uno degli scogli più difficili da superare nell’ambito dei colloqui: le colture americane geneticamente modificate ed i trattamenti a base di antibiotici subiti dal pollame proveniente da Washington susciteranno una forte opposizione nel Regno Unito.
Le prospettive
Gli scambi tra Londra e Washington avevano un valore complessivo stimato, nel 2018, di 127 miliardi di dollari mentre la Gran Bretagna, stando a quanto riferito dallo Us Census Bureau, era il settimo partner commerciale degli Stati Uniti. Sullo sfondo dei colloqui con gli Stati Uniti ci sono anche quelli, al momento fallimentari, con Bruxelles. Le parti non hanno fatto registrare particolari progressi nelle trattative, su cui gravano anche le implicazioni pratiche del protocollo nordirlandese. Il tempo stringe: la scadenza per chiudere le trattative con l’Unione Europea è quella di dicembre 2020 e Londra non chiederà un’estensione dei termini. L’esecutivo inglese spera, probabilmente, che i negoziati con Washington possano mettere pressione all’Unione Europea e sbloccare alcune incomprensioni ben radicate tra le parti, come quelle in materia di pesca. Boris Johnson dovrà dunque applicarsi molto per agire, con discrezione ed efficienza, su entrambi i tavoli negoziali ed al tempo stesso aiutare il Regno Unito ad uscire dal lockdown e dalla gravissima crisi economica provocata dal Covid-19. Un’impresa apparentemente titanica e forse destinata al fallimento: il premier inglese si giocherà il suo futuro politico nei prossimi mesi e dovrà contare su una serie di convergenze favorevoli.