Il Regno Unito è un’economia aperta che si basa prevalentemente sugli investimenti stranieri: così Londra ha costruito la sua potenza ed è riuscita a piazzarsi in prima fila tra le capitali più importanti al mondo. Nel frattempo la Cina, da qualche anno, ha sposato una visione complementare a quella londinese; Pechino ha liberato il mercato da (quasi) ogni vincolo statale scatenandone gli effetti alla massima potenza. Regno Unito e Cina, dunque, sono due realtà economiche che si completano l’un l’altra e che potrebbero collaborare gomito a gomito ancor più strettamente per ottenere ulteriori vantaggi reciproci. Il governo cinese ha più volte ripetuto di voler puntare sulla globalizzazione e, per farlo, svilupperà reti commerciali sempre più estese in grado di toccare ogni angolo della terra; al Dragone, ora che può dettare le regole del gioco, non conviene più nascondersi dietro al protezionismo.
Due economie complementari
Isolarsi nel protezionismo, a dire il vero, non conviene neppure agli inglesi. Londra ha fatto capire chiaramente a Trump di non voler accompagnare gli Stati Uniti nella crociata contro la Cina; l’ex Impero di Mezzo potrebbe infatti diventare la prossima ancora di salvezza britannica del post Brexit. Come fa notare Italia Oggi, il cancelliere dello Scacchiere, Philip Hammond, sa bene che il Regno Unito deve sì tagliare i vecchi legami con l’Unione Europea e con gli Stati Uniti, ma allo stesso tempo deve essere brava a sviluppare nuovi rapporti economici. Senza Washington e senza Bruxelles, il piano inglese è di puntare su Pechino, che dal canto suo non vedrebbe l’ora di riversare fiumi di renminbi ancora più pesanti nell’economia di Sua Maestà. Insomma, il messaggio di Londra ai cugini americani è chiarissimo: non abbiamo intenzione di unirci alla vostra guerra dei dazi.
Londra scarica Trump e strizza l’occhio a Pechino
Anzi, il Regno Unito dimostra quasi di voler sfidare apertamente Donald Trump. Prendiamo il caso Huawei; mentre il governo americano avvisava gli alleati europei di tenere al largo la compagnia cinese dalle telecomunicazioni statali, Londra non ha battuto ciglio di fronte allo sviluppo della rete 5G da parte del colosso di Shenzen. Oggi Huawei conta a Londra la bellezza di 1.600 impiegati e importanti laboratori di ricerca, fra cui uno in collaborazione con Cambridge. Per dire quanto gli inglesi si fidino della Cina, possiamo citare anche la costruzione di una centrale nucleare Epr a Hinkley Point C, nella parte occidentale del paese; un terzo di questa struttura è finanziata da China General Nuclear Power Griup. Non solo molti ingegneri impiegati nel progetto provengono da oltre la Muraglia, ma la stessa Cgnpg ha intenzione di costruire una propria centrale a Bradwell, un centinaio di chilometri da Londra.
Un legame già solido
Un altro punto di contatto rilevante tra UK e Cina sta nel fatto che il Regno Unito è stato il primo paese occidentale a partecipare alla Banca asiatica d’investimento per le infrastrutture, ovvero un’organizzazione creata da Pechino per implementare i propri progetti in materia di infrastrutture. Già all’epoca gli Stati Uniti storsero il naso di fronte alla mossa degli inglesi, considerando la banca una concorrente delle istituzioni internazionali attualmente esistenti. Il legame tra Regno Unito e Cina si è rafforzato sempre di più, tanto che dal 2000 al 2018 il governo cinese ha investito oltre Manica 55 miliardi di dollari, il doppio della Germania e il triplo della Francia. In ambito commerciale, inoltre, la Cina è il quinto partner del Regno Unito ma nei prossimi mesi potrebbe scavalcare altre posizioni.
Governo inglese spaccato
Le tensioni diplomatiche con gli Stati Uniti e la Brexit, sommati ai vantaggi di stringere un solido legame con la Cina, potrebbero spingere il Regno Unito a creare un accordo di libero scambio con Pechino. I cinesi gradirebbero eccome, basta sentire le parole di Chen Wen, numero due dell’ambasciata cinese a Londra: “Ben venga un simile accordo ma prima il Regno Unito deve regolamentare la Brexit”. L’approfondimento di Italia Oggi fa inoltre notare come il governo britannico sia spaccato in due fazioni: da una parte il Tesoro e il mondo della finanza, favorevoli ad avvicinarsi alla Cina, dall’altro chi vuole dare la priorità alla sicurezza nazionale e considera Pechino un concorrente. La strada è tracciata, ma il Regno Unito deve prima decidere se imboccarla o meno.