Luci e ombre. Se da un lato l’Indonesia può vantare una delle situazioni economiche più interessanti della regione asiatica, dall’altro lato questo immenso Paese – per farsi un’idea, è grande 46 volte la Svizzera e conta circa 270 milioni di abitanti – deve fare i conti con una forte instabilità sociale e religiosa. Le ultime previsioni dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OECD) sono emblematiche dell’aria che si respira a Jakarta.
Le potenzialità dell’economia indonesiana
Nel corso del 2021, la crescita dell’economia indonesiana raggiungerà circa il +4,9%, mentre l’anno successivo dovrebbe attestarsi intorno al +5.4%. Una ripresa eccellente dopo l’inevitabile contrazione del – 2% avvenuta nel 2020 a causa anche e soprattutto della pandemia di Covid-19. In generale, le due locomotive della crescita indonesiana sono stati i consumi interni e gli investimenti stranieri. Per quanto riguarda i consumi interni, un ruolo fondamentale è stato giocato da una classe media in continua ascesa, quantificabile in circa 45-50 milioni di individui, che dovrebbero triplicarsi nel giro dei prossimi 15-20 anni.
Come sottolinea Sicurezza Internazionale, il mercato indonesiano attira capitali con forza dall’estero: “La Indonesia Investment Coordinating Board (BKPM) ha reso noto, il 26 aprile, che gli investimenti diretti esteri (FDI) attirati dall’Indonesia nel primo trimestre del 2021 sono aumentati del 14% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente per un valore di 111,7 trilioni di rupie indonesiane, corrispondenti a circa 7,7 miliardi di dollari. Allo stesso tempo, però, gli investimenti diretti interni sono diminuiti del 4,2% anno su anno, attestandosi a 108 trilioni di rupie indonesiane. In generale, il flusso di investimenti ha portato alla crescita dell’occupazione”.
Altri dati da non trascurare: l’Indonesia è il quarto Paese più popoloso al mondo, la terza democrazia più grande dopo Stati Uniti e India nonché la principale democrazia islamica. Il suo Pil pro capite ha ormai raggiunto la soglia dei 4 mila dollari, e Jakarta, a detta di molti analisti, si appresta a diventare il più grande mercato del sud-est asiatico (in parte lo è già) e la quarta economia mondiale entro i prossimi 30 anni (al momento si troverebbe all’ottavo posto). Tutto questo è stato fin qui possibile grazie alla sostanziale stabilità politica del Paese. Ad aprile 2019 le elezioni presidenziali hanno confermato la leadership di Joko Widodo.
Investimenti e pianificazione
Abbiamo parlato della popolazione indonesiana. Ebbene, il 50% ha meno di 30 anni. Non solo: oltre il 50% vive in aree urbane e adotta ormai uno stile moderno. La classe benestante, inoltre, contribuirebbe a formare addirittura il 70% del pil. Nuove e interessanti prospettive potrebbero derivare dalla decisione presa dal governo indonesiano di spostare letteralmente la capitale nazionale da Jakarta alla regione del Kalimantan orientale.
Tutto dovrà avvenire entro il 2024, e il motivo è semplice. Jakarta si sta inabissando a un ritmo di 10-30 centimetri all’anno, e il 40% della sua area urbana è già 4 metri al di sotto del livello del mare. Molteplici le cause: il cambiamento climatico, che ha fatto crescere il mare, e la presenza di ben 13 fiumi che convergono nella medesima baia. In più c’è da considerare la struttura geologica della città, situata in un’area sismica, ricca di grattacieli e auto, i quali eserciterebbero un’enorme pressione sulla terraferma. La costruzione ex novo di una nuova capitale verde e intelligente attirerà ingenti investimenti, tra cui – si dice – circa 33 miliardi di dollari nei settori delle telecomunicazioni, dei trasporti, nella gestione dei rifiuti e in ambito sanitario.
Con il sostegno dei colossi del tech Usa è stata lanciata l’iniziativa Jakarta Smart City (Jsc): sfruttando tecnologie come l’Internet of Things si è creato un enorme potenziale per aiutare le città a sfruttare i dati, ma per ora, il modo migliore per fornire servizi pubblici più intelligenti è ascoltare i cittadini. Con una piattaforma di big data che analizza in media 40.000 feedback al mese, Jakarta Smart City può prendere decisioni più rapide gettando al contempo le basi per i servizi IoT in futuro.
Jakarta, una metropoli di 10 milioni di persone, è divisa in cinque città e 267 villaggi. Il governo della città riceve in media 1.400 messaggi al giorno tramite la sua applicazione mobile personalizzata, che consente agli utenti di inviare feedback sui servizi pubblici per valutarne efficacia ed efficienza. Questa non è solo una questione di innovazione e digitalizzazione, ma una forma di crescente dialogo tra la popolazione e le istituzioni, che così possono monitorare quali siano le aree della città maggiormente interessate da problematiche e criticità. E data la perenne precarietà della fiducia verso il potere pubblico nei Paesi in via di sviluppo, si tratta di una svolta che apre prospettive interessanti.
Prospettive future
È importante citare due strumenti impiegati dal governo indonesiano per far crescere ulteriormente il Paese. Il primo si chiama Indonesia Vision 2045, ed è un progetto che dovrà porre al centro della società locale concetti come sovranità, giustizia, progresso e prosperità. Il 2045 è considerato il termine per raggiungere lo status di high income country dotato di un pil pro capite di oltre 23 mila dollari. Il secondo strumento fa rima con Making Indonesia 4.0, un progetto che ha il compito di promuovere la crescita dell’industria locale e, al tempo stesso, staccare l’Indonesia dall’eccessiva dipendenza dalle importazioni.
Cinque sono i settori chiave nei quali Jakarta ha intenzione di puntare (l’Italia potrebbe e dovrebbe prendere nota): il primo campo è quello del tessile, settore che si colloca tra i più grandi guadagni di valuta estera del Paese e, fornendo anche posti di lavoro a più di 3,7 milioni di indonesiani, è un creatore di valore aggiunto considerevole per l’intero sistema nazionale, contribuendo quasi al 7% del prodotto interno lordo nazionale. Ma a questi vanno aggiunti settori legati a campi più strutturati e ai beni di consumo come automotive, chimico, abbigliamento, elettronica e food&beverage.
La nazione insulare dell’Indo-Pacifico si sta inserendo con decisione nelle catene del valore globali, ma ha anche colto la necessità di programmare con il doveroso tempismo la crescita della produzione per il servizio del mercato interno. Cina, India, Vietnam insegnano che la coniugazione di queste due priorità è funzionale sia per la crescita complessiva dell’economia che per lo sviluppo del benessere interno indipendentemente dai desideri e dalle priorità delle multinazionali e dei Paesi ad economia più avanzata.
Il Paese punta fortemente sull’innovazione come volano di sviluppo e crescita: secondo uno studio i cui risultati sono stati pubblicati il 7 giugno da Jakarta Post, il settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione crescerà tra il 9,1% e il 10,1% nel 2021 e tra il 9,8% e il 10,3% nel 2022. Queste tecnologie abilitanti possono fungere da volano per l’automazione e la crescita della qualità degli impianti, dell’efficienza energetica, delle interconnessioni tra i settori economici. Abilitando una nuova ondata di sviluppo che l’Indonesia dovrà saper governare. Distribuendo la crescita e lo sviluppo tra le sue diverse aree interne e governando la disponibilità di beni e servizi essenziali per una popolazione giovane e in costante crescita.