Con la crisi degli approvvigionamenti che ha colpito l’Europa nei lunghi mesi di serrata della Cina, i Paesi dell’Unione europea si sono resi conto che basare le proprie importazioni quasi esclusivamente su Pechino genera una miriade di complicazioni. Sin dai primi giorni in cui l’evento ha avuto luogo, infatti, sono cresciute le discussioni riguardo alle carenze della globalizzazione nel modo in cui è stata portata avanti in questi ultimi 50 anni, con più voci che hanno sottolineato una necessità di cambiamento.

L’Unione europea ha dunque deciso di non restare ferma ad osservare la situazione, sperando che le acque si calmino, ma ha rivolto l’attenzione verso altri grandi attori di mercato, con l’obiettivo dichiarato di abbandonare la propria dipendenza da Pechino. E in questo scenario, ci sono due Paesi che potrebbero guadagnare ampi profitti con il commercio con l’Europa, sottraendo fette di mercato attualmente in mano alla Cina: L’India – la storica rivale asiatica del colosso cinese – e il Marocco.

L’importanza di diversificare le importazioni

Negli investimenti finanziari, l’importanza di avere un portafoglio diversificato risulta evidente quando si attraversano i periodi di crisi, con le azioni dei comparti più solidi in grado di compensare le perdite dei titoli più soggetti ai terremoti di mercato. Ed esattamente come accade nel mondo della finanza, anche l’economia reale funziona in modo molto simile e diviene evidente – specularmente – durante i periodi segnati da una maggiore incertezza.

Nel modo in cui venne teorizzata, la globalizzazione sarebbe stata fondamentale per evitare che il blocco in un’area geografica di un segmento di mercato compromettesse l’offerta interna. Nel modo in cui è stata applicata, invece, ha specializzato determinati Paesi su determinati comparti che, con le produzioni bloccate, hanno privato delle forniture la quasi totalità del mondo globalizzato. Con questa chiave di lettura, dunque, appare evidente che il problema principale è nato dalla volontà di voler concentrare le importazioni verso un unico fornitore nazionale per ottenere contratti commerciali più vantaggiosi, sebbene pericolosi.

Potendo contare su un approvvigionamento più variegato, invece, si ha la possibilità di non dipendere totalmente da un unico attore di mercato, divenendo quindi meno soggetti a carenze di forniture che sarebbero dunque facilmente colmabili. E con l’arrivo della pandemia, è parso evidente anche a Bruxelles come il trend degli ultimi anni andasse invertito, allargando il proprio sguardo verso altri Paesi dai commerci vantaggiosi e in grado di fornire garanzie contro le quali Pechino, allo stato attuale, non può competere.

Cosa offrono Delhi e Rabat?

Con un’economia in forte espansione e con l’industria che ha subito dei rallentamenti minori rispetto alla controparte cinese, il Marocco e l’India offrono uno scenario di collaborazione commerciale che in questi mesi sta facendo gola a Bruxelles. Mentre però con Delhi il discorso era già stato avviato agli inizi dell’anno ed era stato stoppato soltanto a causa della pandemia, con Rabat il canale di dialogo si è appena aperto, ma potrebbe portare a dei vantaggi che l’unione europea non può sottovalutare.

In modo particolare e come riportato da Deutsche Welle, il Marocco possiede un apparato produttivo fondato su dei costi più alti rispetto al mercato asiatico, ma gode di una vicinanza geografica in grado di abbattere le tempistiche di approvvigionamento. Inoltre, grazie a strutture industriali decisamente più in linea con gli standard europei – fabbriche alimentate con fonti di energia rinnovabile e a minor impatto ambientale – il suo mercato sarebbe gradito ai movimenti verdi d’Europa, che vedono nella più inquinante Cina un Paese da disincentivare.

Marocco: si trattano nuovi accordi commerciali

Nelle prossime settimane, gli entourage dell’Europa e del Marocco si incontreranno per definire dei particolari accordi commerciali volti a promuovere la collaborazione economica. Allo stato attuale infatti e con i trattati vigenti impostare un discorso di ampie vedute sarebbe infatti impossibile, a causa delle imposte doganali e soprattutto sui limitati canali di dialogo.

Tuttavia, gli enormi vantaggi forniti dal Marocco sarebbero indispensabili nel caso in cui si riproponesse – come molti temono in ambito scientifico – una crisi pandemica come quella dello scorso inverno, dove la mancanza dei dispositivi medici ha messo in crisi il sistema sanitario dell’Europa. In uno scenario che, differentemente da quanto accaduto in passato, potrebbe garantire risultati maggiori e più celeri rispetto al mantenimento della dipendenza dalla Cina. Soprattutto, però, libererebbe l’Europa dall’unico vero ostacolo che in questi anni l’ha resa impossibilitata nel contrastare l’avanzata della Cina in campo internazionale, dettato dalla paura di ritorsioni commerciali che avrebbero tagliato una moltitudine di forniture essenziali. E in ultima battuta, garantirebbe alla stessa Europa di non essere tenuta per le briglie per quanto riguarda anche i posizionamenti politici internazionali, grazie alla possibilità di sopperire ad eventuali strette dei propri concorrenti.

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