L’accordo Fincantieri-Stx per l’accordo sull’acquisizione dei Cantieri dell’Atlantico sembra proprio non piacere all’Unione europea. E Bruxelles, dopo aver ricevuto la “spinta” da Germania e Francia per indagare (e fermare) l’accordo fra l’italiana Fincantieri e Stx – che comporterebbe l’acquisizione del porto di Saint-Nazaire – ora potrebbe aprire un’indagine estremamente approfondita di cui oggi dovrebbero arrivare i risultati dell’inchiesta preliminare. Una notizia riportata in prima battuta dal quotidiano francese Les Echos e che potrebbe avere ripercussioni molto importanti nell’ambito di un accordo che porterebbe non solo alla creazione di un gigante della cantieristica a guida italiana in grado di competere con i rivali americani e asiatici, ma che dimostrerebbe anche la capacità italiana di concludere un affare vantaggioso per Roma e in grado di far penetrare l’industria del nostro Paese in quella europea, in particolare modo francese.

Un’eventualità che non è mai piaciuta troppo né agli strateghi di Parigi (che da sempre temono un inserimento italiano in un porto strategico come quello dell’Atlantico) né ad alcuni “europeisti” evidentemente poco interessati a vedere unì’Italia attiva sul piano industriale e in grado di inglobare asset strategici di altri partner continentali: a cominciare dalla stessa Francia e dalla Germania. Perché se alcuni segmenti del governo francese e dei sindacati non vogliono che Fincantieri possegga i cantieri di Saint-Nazaire, concludendo così l’affare con Stx, dall’altro lato esistono forti resistenze a Berlino sul fatto di avere un colosso della cantieristica da cui i tedeschi sono di fatto esclusi. Un mix letale che, unito al fatto che prima vi fosse un governo nettamente contrario all’asse franco-tedesco, ha portato così a quella miscela esplosiva che ha reso impossibile proseguire nell’accordo che avevano concluso l’allora governo a guida Pd e la Francia di François Hollande.

Tutto in alto mare quindi. E lo schiaffi di Emmanuel Macron e Angela Merkel all’Italia sembra avere ripercussioni anche se l’esecutivo avversario è caduto e adesso, a Palazzo Chigi, siede un Giuseppe Conte decisamente più ligio al dovere imposto dall’Europa a trazione tedesca (o franco-.tedesca) e molto meno vincolato dai niet della Lega. L’anno scorso, quando dalla Francia e dalla Germania partì l’inchiesta dell’Antitrust per bloccare l’accordo – tutto sulla base di una presunta e mai comprovata lesione della concorrenza in ambito europeo -, Roma aveva intrapreso una feroce battaglia sia verso Parigi che verso Berlino. E quell’indagine avviata contro Fincantieri sembrava essere più una vedetta contro l’Italia che una scelta basata su una visione strategica di stampo europeo. I francesi non volevano l’Italia nei suoi porti più importanti. La Germania non voleva un gigante italiano con una parte francese. Ma adesso che la Commissione europea ha in mano le carte per decidere, ancora una volta, nonostante cambi politici in tutte le sedi, l’affaire Stx sembra essere fermo al palo.

Fermo per colpa di un’accusa che è fondamentale inesatta. L’accordo firmato a febbraio 2018 prevede infatti un l’acquisizione del 50% dei Cantieri dell’Atlantico, ma questo accordo è sensibilmente al di sotto della soglia economica prevista dalla legislazione antitrust europea. E soprattutto i timori francesi per l’Italia sono più che capziosi, dal momento che Fincantieri non andrebbe a comprare un bene che è sempre stato francese, ma di proprietà della sudcoreana Stx. Quindi un primo quesito: perché la Corea del Sud sì e l’Italia no? Se non era un rischio avere uno straniero a Saint-Nazaire quando c’erano i coreani, perché lo sarebbe ora che questo nuovo straniero (l’Italia) fa parte di quella che in teoria è la grande famiglia dell’Unione europea e della Nato. Secondo quesito: perché il blocco se il governo francese aveva dato l’ok meno di due anni fa?

L’impressione è che l’Unione europea continui nella sua miopia: quella di piegarsi a interessi di parte (tendenzialmente della Germania e dei francesi) a discapito dell’obiettivo di confrontarsi con i giganti mondiali da pari a pari. E il meccanismo è sempre lo stesso: il timore di Berlino e Parigi si tramuta nel timore di Bruxelles. La tedesca Meyer Werft teme di trovarsi da sola a competere con Fincantieri come gigante della cantieristica europea, con il rischio che sia l’Italia ad avere la meglio in un settore di fondamentale importanza sia per l’economia tedesca che per il presente e il futuro del mercato globale. Dall’altro lato, Parigi, che adesso detiene momentaneamente l’83% dei Chantiers de l’Atlantique con un buon 11% in mano a Naval Group non sembra avere troppa fretta a cedere al gruppo italiano un porto come quello di Saint Nazaire, viste anche le pressioni di non poco conto dei militari che da tempo segnalano come quel porto non possa essere controllato da gruppi stranieri. Alla faccia dell’alleanza strategica decantata dai vari esecutivi che prendono possesso di Parigi.

L’ambiguità francese e la chiara volontà tedesca di fermare l’accordo sono chiari. Meno chiari, invece, gli interessi dell’Unione europea, che continua a parlare di industria europea in grado di competere con i colossi industriali del mondo per poi fermarsi di fronte agli interessi nazionali dell’asse franco-tedesco. Con due vittime: l’Europa, che ormai è semplicemente l’espressione dei desideri di Macron e Merkel, e l’Italia, un Paese che appare sempre più nel mirino. E questo nonostante faccia il possibile per rinunciare a qualsiasi moto di ribellione e si pieghi, senza colpo ferire, alle logiche di Bruxelles. Evidentemente non basta.