Con il passaggio della pandemia di Covid-19, la quasi totalità delle economie mondiali hanno subito una brusca frenata, dettata dal lungo periodo imposto di lockdown e del conseguente tracollo dei consumi. E sebbene col mese di maggio siano arrivati i primi dati incoraggianti sulla produzione economica – in ripresa nonostante il netto calo rispetto allo stesso periodo dello scorso – la sensazione è che il peggio, economicamente parlando, debba purtroppo ancora arrivare.
Uno scenario inatteso
Questo scenario totalmente inatteso se si considerano le cavalcate delle economie internazionali degli ultimi anni è diventato particolarmente evidente in Europa, dove questo capitombolo è stato riscontrato in modo generalizzato. Mentre Paesi come la Grecia sono stati però in grado di attutire il colpo rispetto a quelle che erano le previsioni del Fondo monetario internazionale, a destare preoccupazione in quasi è stata soprattutto Berlino, che uscita dalla pandemia sembra essersi trasformata nell’ombra di se stessa. E in questo scenario, ad abbattere le attese di rapida ripresa della Germania sono stati proprio i suoi due fiori all’occhiello che l’hanno contraddistinta sin dalla sua riunificazione: il comparto automobilistico ed il comparto finanziario.
Licenziamenti e produzioni rallentate: si è fermato l’automotive tedesco
Come riportato dal quotidiano tedesco DerSpiegel, a patire le peggiori conseguenze della pandemia in Germania sarebbe stata la filiera automobilistica, che nei giorni scorsi ha ricevuto i primi risultati delle analisi di mercato con un duro -35% sulle vendite degli anni precedenti. Tra queste società figurano soprattutto i grandi marchi del gruppo Daimler (Mercedes-Benz, Smart) e il gruppo Bmw, che hanno patito soprattutto il rallentamento del commercio mondiale e della filiera dei trasporti.
È stato proprio il gruppo Daimler che – nonostante la piena fiducia dell’ultima riunione degli azionisti – ha deciso per il più drastico dei tagli che il comparto automobilistico tedesco abbia mai messo in atto e che allo stato attuale sembra contare tra i 10mila e i 15mila esuberi. Uno vero e proprio shock per Berlino, con le città dove avvengono le produzioni delle automobili che rischiano di subire un colpo di coda della crisi senza precedenti.
Traballa il settore finanziario
Dopo gli ultimi accadimenti che hanno interessato l’ex colosso delle carte prepagate Wirecard AG e il terremoto interno che ha colpito la seconda banca della Germania, la Commerzbank, il comparto finanziario tedesco sembra a sua volta essere entrato in una profonda crisi. ma non solo: con lui anche tutto il corollario amministrativo, a partire dall’indice azionario di Francoforte, la Dax, e arrivando all’istituto di vigilanza della Germania, la Bafin, che è stata raggiunta da forti critiche per i suoi controlli reputati troppo “blandi”. In uno scenario che, purtroppo per Berlino, ha gettato l’intero comparto nel terreno della sfiducia, destinandolo ad affrontare dei mesi che saranno segnati da grandi incertezze.
Quali scenari economici per la Germania?
Il terremoto che colpito lo scenario economico tedesco rischia di cambiare per sempre l’immagine della Germania, rivelatasi non più così solida, stabile ed efficiente come precedentemente si pensava. Benché senza la crisi causata dal coronavirus molti degli scossoni non si sarebbero verificatisi, è vero però che la pandemia ha messo in risalto tutti i limiti dell’economia della Germania, arrecando un grave danno alla percezione stessa del “Made in Germany”.
A meno di forti e comunque complicati interventi diretti da parte statale, la Germania potrebbe subire un rallentamento peggiore rispetto a quello atteso alla vigilia del lockdown. A pesare, soprattutto, non è stato però il semplice rallentamento del mercato interno, bensì la caduta a picco delle esportazioni che hanno penalizzato i pilastri fondanti dell’economia tedesca. In uno scenario che, ancora una volta, evidenzia le mille lacune e le mille contraddizioni che sono presenti anche all’interno dell’economia più solida dell’Eurozona.