Nel 21esimo secolo come nel 19esimo, i destini dell’Eurasia stanno venendo decisi in Asia centrale, culla della millenaria nazione turca e cuore della terra mackinderiano. Rispetto al passato, però, v’è una differenza sostanziale: non si tratta di una rivalità a due russo-britannica ma di una competizione alla quale stanno prendendo parte una molteplicità di giocatori, tra i quali le petromonarchie del golfo, la Cina, gli Stati Uniti, il Giappone e l’India. Tutti questi attori stanno tentando di costruire delle piccole sfere di influenza, nell’area in generale o in teatri selezionati, nella consapevolezza di quanto sia importante avere una voce in capitolo nel cuore pulsante dell’Eurasia.
Fra le potenze che stanno prendendo parte al Grande Gioco 2.0 figura la Turchia, che, in ossequio alle proprie aspirazioni panturche, sta tentando di aumentare la propria influenza in ognuno degli –stan, dedicando particolare attenzione all’Uzbekistan, pilastro portante della regione e secondo soltanto al Kazakistan in termini di importanza geostrategica, opportunità e attrattività.
Febbraio, un mese ricco di eventi
Il 2020 si è concluso con un drastico calo dell’interscambio commerciale tra Turchia e Uzbekistan – import-export sceso del 21% rispetto all’anno precedente causa pandemia –, ma dalle autorità di entrambe le nazioni non un’ombra di scoraggiamento: la riduzione non sarebbe stata realmente marcata, il traffico avrebbe resistito oltre ogni aspettativa e vi sarebbe il potenziale per concludere l’anno all’insegna della ripresa e quelli successivi per dedicarsi al conseguimento dell’obiettivo degli obiettivi: rendere il mercato turco il terzo punto di riferimento di quello uzbeko, due punti in più del livello attuale.
Sullo sfondo della pubblicazione dei dati relativi all’interscambio, fra il 9 e il 15 sono accaduti due eventi molto importanti. Nel primo caso è stato annunciato che la compagnia turca Cengiz Enerji costruirà una centrale termoelettrica da 240 MegaWatt nella regione di Tashkent. Il progetto, dal valore di 150 milioni di dollari, contribuirà a creare 500 posti di lavoro nell’immediato e a dare impulso significativo all’agenda di indipendenza energetica dell’Uzbekistan.
Nel secondo caso, invece, si è assistito all’arrivo a Istanbul, su un volo proveniente da Tashkent, di due presunti gulenisti ivi rifugiati, Gurbuz Sevilay e Tamer Avci, sui quali pendeva un mandato di cattura internazionale emesso dalla Turchia. La loro deportazione è indicativa dell’ottimo rapporto intercorrente tra i due Paesi.
Cavusoglu a Tashkent
L’influente capo della diplomazia turca, Mevlut Cavusoglu, è impegnato in un tour in Asia centrale che, il 7 marzo, lo ha portato a mettere piede in Uzbekistan. Una volta qui, il cardinale Richelieu neo-ottomano ha presenziato all’inaugurazione del consolato generale di Turchia a Samarcanda, la capitale culturale uzbeka, e partecipato al secondo incontro del Gruppo congiunto di pianificazione strategica turco-uzbeko.
Dato che le parole contano, soprattutto in politica, urge evidenziare e riproporre alcuni dei termini utilizzati da Cavusoglu in occasione del soggiorno nella terra di Tamerlano. Il ministro degli Esteri turco, fra le varie cose, ha parlato di “fraternità permanente” e ha rammentato al pubblico che la Turchia è stata la prima nazione a riconoscere l’indipendenza dell’Uzbekistan, nonché a stabilirvi un’ambasciata.
Simbolismo verbale a parte, altrettanto magniloquente è stata la decisione di occupare il tempo libero mettendo in agenda una visita al mausoleo dedicato a Islam Karimov, padre dell’Uzbekistan indipendente, e al sepolcro museale dedicato a Tamerlano, fondatore dell’impero timuride e Adamo degli uzbeki.
Il rapporto tra Turchia e Uzbekistan
Olgan Bekar, il nuovo ambasciatore turco a Tashkent, nel commentare la visita di Cavusoglu, ha dichiarato che “le relazioni tra i due Paesi sono più intense che mai”. I fatti gli danno ragione. In anni recenti sono stati siglati accordi di cooperazione nel commercio, nella cultura, nel turismo e nell’energia, la loro relazione è stata elevata al livello strategico. I progetti d’investimento turchi sono aumentati di venticinque volte fra il 2017 e il 2020 e nel solo biennio 2018–20 sono state registrate più di 750 imprese con base a Tashkent, un vero e proprio record che ha trasformato gli imprenditori anatolici nei più attivi e dinamici in assoluto nella realtà dell’imprenditoria straniera in loco.
In sintesi, la presenza turca nel panorama economico, culturale, infrastrutturale ed energetico uzbeko sta diventando indispensabile, e Tashkent, come ricorda il think tank ufficiale della presidenza uzbeka, vede con estremo favore il sodalizio: la maniera in cui è concepito, la direzione intrapresa e, soprattutto, le potenzialità di crescita che potrebbe procurare alla nazione centroasiatica, alla luce della possibilità di fare leva su Ankara quale punto di transito attraverso il quale fare ingresso nel mercato europeo.