La crisi economica generata dalla pandemia di Covid-19 potrebbe spingere l’India ad aderire al Partenariato economico globale regionale (RCEP), un maxi-accordo di libero scambio che dovrebbe vedere la partecipazione di Cina, Giappone, Corea del Sud, Australia, Nuova Zelanda e dei dieci Paesi membri dell’Asean, tra cui ci sono Thailandia, Singapore, Indonesia e Filippine. Le trattative per il varo del RCEP sono giunte alle battute finali e malgrado la diffusione del coronavirus abbia provocato un rallentamento degli incontri, l’intesa dovrebbe essere firmata entro fine anno. I Paesi interessati al RCEP comprendono circa il 30 per cento della popolazione mondiale e poco meno del 30 per cento del Prodotto Interno Lordo globale.
Un corteggiamento serrato
Nuova Delhi aveva abbandonato il tavolo delle trattative nel 2019 a causa dell’assenza di garanzie sulla protezione del proprio mercato interno e temendo che il proprio comparto industriale ed il settore agricolo potessero finire sotto eccessiva pressione Gli Stati membri hanno però invitato l’India a ripensarci offrendo una serie di rassicurazioni e meccanismi che dovrebbero calmare le ansie dell’esecutivo di Narendra Modi.
Il mercato indiano, con oltre un miliardo di consumatori, è particolarmente appetitoso per il blocco commerciale e la partecipazione di Nuova Delhi potrebbe essere la chiave per il successo dell’iniziativa, visto lo scenario desolante di crisi e protezionismi imperanti in Europa e negli Stati Uniti. Secondo Amitendu Palit, ricercatore presso la National University of Singapore, diverse nazioni, come l’Australia ed il Giappone, hanno compreso che la ripresa economica post-coronavirus non verrà dai mercati interni ma dagli accordi commerciali e che la partecipazione dell’India porterà benefici a tutti. Per Chan Chun Sing, ministro per il Commercio e l’Industria di Singapore, il Giappone sarebbe in favore dell’ingresso di Nuova Delhi per controbilanciare il ruolo di Pechino nel RCEP. Non è detto, però, che l’India ceda al corteggiamento: gli Stati Uniti vogliono scalzare la Cina dal suo ruolo chiave nelle catene di approvvigionamento globali e l’amministrazione Trump potrebbe sfruttare le relazioni con Nuova Delhi per attrarla nella propria sfera d’influenza.
Le prospettive
L’esecutivo di Narendra Modi dovrà compiere alcune difficili scelte nei prossimi mesi: l’adesione al RCEP e dunque alla concertazione continentale potrebbe privare l’India della sua sfera d’influenza in Asia meridionale ed esporre ancor di più nazioni come il Nepal e lo Sri Lanka alla penetrazione cinese. La partnership con Washington, invece, potrebbe venire destabilizzata dalle elezioni presidenziali di novembre: il Partito Democratico è ritenuto troppo poco assertivo nei confronti di Pechino mentre Donald Trump non ha sempre mostrato un atteggiamento duro nei confronti della leadership cinese ed è ritenuto potenzialmente inaffidabile. Sullo sfondo c’è la grave crisi economica che colpirà Nuova Delhi: il lockdown prolungato non ha rallentato la diffusione del Covid-19 e la carenza dei servizi sanitari indiani renderà difficile la gestione del morbo. Il prodotto interno lordo indiano sembrerebbe avviarsi verso un periodo di crescita zero nel 2020-2021 qualora il lockdown venga prolungato e l’economia potrebbe non essere in grado di riprendersi per i prossimi tre anni.