Le dark pools (letteralmente “piscine oscure”) sono i contenitori su cui si indirizza buona parte della negoziazione finanziaria che avviene al di fuori dei listini tradizionali. “Piscine” elettroniche formate dal legame tra i data center e i centri operativi di numerosi istituti in tutto il mondo, queste borse elettroniche trasversali a quelle tradizionali sono caratterizzate dalla garanzia di anonimato agli operatori, che così possono completare operazioni di compravendita di grandi quantitativi di titoli prima di emergere in superficie, oppure possono scambiare componenti del sistema finanziario over the counter quali i titoli derivati.
Dominate dal trading ad alta frequenza che gioca sul filo dei milionesimi di secondo, le dark pools stanno conoscendo un periodo di fioritura nella fase della crisi del coronavirus. La loro incidenza relativa sugli scambi complessivi nel Vecchio Continente è cresciuta dell’80%, dal 2,2% al 4,1% del volume totale e gli scambi sui listini Ue che non pubblicano prezzi e volumi sono saliti del 65% nel primo trimestre del 2020, con un significativo +118% a marzo, mese caratterizzato dall’esplosione del contagio sanitario ed economico in tutta Europa e dallo schianto dei listini. I dati della Federazione delle Borse del Vecchio continente (Fese) rielaborati da Be Shaping The Future, scrive Il Sole 24 Ore, parlano chiaro: “il controvalore nozionale degli scambi azionari nei “dark pools”, nei primi tre mesi dell’ anno, è arrivato a 199,72 miliardi rispetto ai 121 dello stesso periodo del 2019″, un valore che segnala la maggiore cautela degli operatori nel preparare operazioni di lungo raggio, ma che porta a tenere in considerazione altri fattori.
Le dark pools sono state criticate da più parti per la scarsa trasparenza, per la mancanza di chiarezza dei meccanismi che le governano e per l’eccessiva incentivazione della volatilità sui titoli che esse, nel momento in cui si riconnettono alla finanza tradizionale, consentono di scatenare. “Molti”, inoltre, “hanno denunciato il fatto che permettere importanti deroghe alla pubblicità sulle transazione offre mille opportunità ed occasioni a chi vuole persegue scopi non corretti”. Per le dark pools sono sicuramente passati parte dei miliardi di euro riciclati dalla Russia verso l’Europa attraverso la filiale estone di Danske Bank e tuttora vengono “riciclati” diversi fondi di provenienza di attività illecite, pronti a esser immessi nella finanza tradizionale. Il problema del riciclaggio, così impellente in Europa, ha portato i regolatori a mettere in campo direttive stringenti con la Mifid2, che fissa nel 4% da poco superato il peso massimo sostenibile dalle dark pools per ogni listino comunitario.
Per Paesi come l’Italia vigilare sui mercati dark pool, tra cui gli analisti di Vox.eu hanno segnalato come particolarmente attivo l’esteso Turquoise Plato, è particolarmente strategico in quanto attraverso le reti sotterranee della finanza potrebbero prepararsi attacchi a sorpresa da parte di operatori stranieri a aziende rilevanti per il nostro panorama economico, in modo tale da aggirare le imposizioni della Consob sulla pubblicizzazione delle partecipazioni. Il Copasir, i servizi segreti e altri apparati securitari dovranno vigilare in maniera ampia e proattiva le manovre sui mercati oscuri che riguardano anche lo scenario italiano, la cui pericolosità è stata depotenziata ma non annullata dall’innalzamento della soglia di guardia delle ultime settimane. Perchè distinguere tra finanzieri di ventura in cerca di rendimenti favorevoli sui mercati oscuri e non regolati e operazioni rivolte contro settori strategici del Paese potrebbe non esser facile nel mondo problematico delle dark pools.