Donald Trump ha deciso di giocare duro con la Cina. Altro che pace commerciale all’orizzonte, il presidente americano ha annunciato che dal prossimo venerdì i dazi su 200 miliardi di prodotti made in China saliranno dal 10% al 25%. Una mossa non proprio diplomatica a pochi giorni da quello che dovrebbe essere il meeting risolutivo. Proprio nei prossimi giorni una delegazione cinese volerà a Washington per spuntare un accordo con la Casa Bianca. Come ha reagito la Cina all’improvvisa mossa di Trump?
Il Dragone non si scompone
A Pechino nessuno si è scomposto più di tanto. Probabilmente la Cina pensa che l’uscita di The Donald sia una delle sue trovate per apparire più forte e sicuro di quello che è. Non è infatti da escludere che i due tweet di Trump siano solo un tentativo per mettere pressione al Dragone. Per indurlo a collaborare quanto prima. Ma Xi Jinping conosce i trucchi del tycoon e non intende certo passare per un leader che si fa terrorizzare da due cinguettii di un Presidente egocentrico. Il problema, per Trump, è che le minacce di nuovi dazi hanno affossato i mercati di mezzo mondo e altri importanti indici finanziari.
La reazione del popolo cinese
I ruggiti statunitensi non hanno avuto alcun effetto sulla Cina, se non quello di far arrabbiare la popolazione. Sui social network locali, i cinesi sono letteralmente scatenati nei confronti di Trump. L’influenza del film Avengers si fa sentire anche in oriente. Il leader occidentale è stato paragonato a un criminale della Marvel dotato di un potere unico: spazzare via metà dell’universo con il semplice schiocco delle dita. “Trump è come Thanos” hanno scritto i cinesi, accostando il Presidente americano al cattivo di Avengers.
L’illusione di Trump
Pechino ritiene che Donald Trump abbia agito così per meri interessi politici e personali. Facendosi vedere risoluto e non spaventato dalla Cina, Trump starebbe illudendo il popolo americano. La narrazione costruita dal leader della Casa Bianca è attraente perché descrive The Donald come colui che ha costretto il Dragone a fare concessioni. Non importa se le borse sono crollate o se Xi non abbia affatto tremato di fronte ai tweet di Trump. Quello che conta è far credere agli americani che la Cina si piegherà presto agli Stati Uniti.
Le contromosse di Xi Jinping
La realtà è però ben diversa. Fin qui le tariffe americane hanno fatto solo il solletico alla Cina. La maggior parte del costo extra è ricaduto sui consumatori americani, non certo sui cinesi. Certo, se i dazi dovessero davvero aumentare si aprirebbero nuovi scenari perché a quel punto, allora sì, l’economia cinese rallenterebbe. Ma Xi Jinping ha già previsto uno scenario simile. La soluzione del Dragone, in tal caso, è già definita. Il governo centrale aprirebbe ancora di più i rubinetti per gli investimenti infrastrutturali ed emetterebbe più debito.
Pechino: “Pronti per nuove consultazioni”
Se i cittadini sono imbestialiti e gli investitori spaventati, il governo cinese rimane impassibile. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Geng Shuang, ha tenuto una conferenza stampa in cui ha espresso la posizione di Pechino. “La nostra squadra – ha dichiarato Geng – si sta preparando per andare negli Stati Uniti per un nuovo ciclo di consultazioni. La Cina spera che i negoziati commerciali possano portare a progressi positivi. Speriamo che la Cina e gli Stati Uniti raggiungano un accordo reciprocamente vantaggioso basato sul rispetto reciproco”.