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Le proteste contro il carovita in Cile hanno assunto, con il passare dei giorni, toni sempre più preoccupanti e la stabilità del Paese appare sempre più a rischio. Il presidente conservatore Sebastian Pinera, al potere dal dicembre del 2017, è in difficolta: il bilancio degli scontri ha raggiunto i 15 morti, migliaia di dimostranti sono state arrestati e sono stati registrati gravi danni alle linee di trasporto metropolitano a Santiago del Cile. Nel Paese, inoltre, negozi e supermercati sono stati dati alle fiamme. L’esecutivo ha proclamato, nella giornata di sabato, lo stato di emergenza nella capitale che dovrebbe permettere alle autorità di limitare le libertà di riunione e movimento. Le forze armate, invece, hanno istituito il coprifuoco notturno, uno sviluppo preoccupante in una nazione in cui la dittatura militare di Augusto Pinochet ha imperversato tra il 1973 ed il 1989.

Le misure per affrontare la crisi

La violenza degli scontri e le contestazioni hanno infine spinto Sebastian Pinera a cercare una mediazione con la piazza, al fine di provare a placarne gli animi. L’esecutivo introdurrà così una serie di misure per cercare di migliorare le condizioni delle fasce più deboli della popolazione: un aumento del 20 per cento delle pensioni minime, il congelamento delle bollette elettriche, la copertura statale dei trattamenti medici più costosi ed un salario minimo garantito di 480 dollari al mese. Non è chiaro se questo tentativo servirà a placare i contestatori: mercoledì è previsto lo sciopero generale degli insegnanti e dei lavoratori del settore pubblico e quelli del settore del rame. Martedì i lavoranti della miniera Escondida, il più grande giacimento di rame al mondo, hanno fermato parzialmente le attività produttive in solidarietà con i dimostranti.

Il Capo di Stato si è anche scusato, a nome del suo esecutivo e di quelli che lo hanno preceduto, per non aver cercato di ridurre, in maniera efficace, le grandi disuguaglianze che colpiscono la nazione e che, a causa di decenni di trascuratezza, sono progressivamente peggiorate. L’atteggiamento di Pinera, inizialmente più aggressivo nei confronti delle dimostrazioni, si è progressivamente moderato anche a causa del pericolo che questo stato di cose possa travolgere il Paese.

Le prospettive economiche

L’economia cilena è tra quelle che sono cresciute più velocemente, negli ultimi decenni, nella regione latinoamericana. La percentuale della popolazione in stato di povertà è passata dal 30 per cento del 2000 al 6,4 per cento del 2017, lo stipendio medio mensile ammonta a circa 795 dollari mentre il salario minimo raggiunge i 433 dollari. Il costo della vita nella capitale è piuttosto alto: l’affitto di un appartamento con una stanza da letto, in centro, si attesta a 457 dollari. Il prodotto interno lordo si è espanso del 4,1 per cento nel 2018  e la crescita, seppur rallentata a causa della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina ed il calo del prezzo del rame sul mercato mondiale, è destinata a proseguire anche nel 2019.

Ci sono però dei problemi che gravano sul sistema sociale del Paese: il Cile è tra i Paesi più ineguali del mondo, come riportano questi dati del 2017, con il 10 per cento dei più ricchi che guadagna 26 volte più del 10 per cento della fascia più povera della popolazione. Un sistema di tassazione inefficiente, inoltre, tende a gravare sui più poveri ed un sistema educativo poco funzionante inibisce le capacità educative della parte più debole del popolo. Le riforme di Pinera, insomma, dovranno essere seguite da altre e più incisive misure governative per risolvere i gravi problemi di ineguaglianza del Cile e per evitare che nuove e violente contestazioni si sviluppino in futuro.

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