Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco apre alla possibilità che l’Italia si finanzi alle linee di credito del Meccanismo europeo di stabilità. “I fondi del Mes, ora è chiaro, arrivano senza vincoli. Non vedo nessun rischio nell’utilizzare il Mes per l’Italia, se necessario”, ha detto Visco in un’intervista a Bloomberg Tv in merito alla possibilità che il Governo ricorra al Mes.

Intervistato dalla direttrice Francine Lacqua  il 70enne economista napoletano ha sottolineato che a suo parere l’Italia, con gli aiuti da Bruxelles e da Francoforte, può vedere la luce in fondo al tunnel della crisi, destinata a presentarsi come estremamente mordente. Gli scenari di Via Nazionale per il 2020 sono in linea con le (pessime) aspettative che agenzie di consulenza strategica come McKinsey e Prometeia e istituzioni come l’Ocse e il Fmi avevano costruito per l’economia europea e italiana.

I due scenari che Palazzo Koch ha costruito sono decisamente cupi. La Banca d’Italia ha previsto nel migliore dei casi un -9% del Pil nell’anno in corso, nel peggiore un -13% in caso di riproposizione di una seconda ondata della pandemia di Covid-19 che negli scorsi mesi ha messo in ginocchio l’Europa. Logico che una crisi tanto dura richiede una risposta corale, e Visco ritiene fondamentali ottenere tutti gli aiuti possibili da Bruxelles pur avvertendo di non ritenere il Mes “una manna” e di constatare che “può essere usato con efficacia e non vedo problemi sostanziali”.

Visco parla della sanità, a cui dovrebbero essere destinati i 36 miliardi di euro che l’Italia potrebbe richiedere alle linee di credito del fondo salva-Stati. Fondi che, a ben guardare, sono già stati sottratti al sistema attraverso le riforme politiche del suo finanziamento nel corso dell’ultimo decennio, per un ammontare grossomodo simile (37 miliardi).

Non c’è nelle parole di Visco alcuna spinta all’autoflagellazione del Paese e alcun richiamo all’inevitabilità del Mes come unica ancora di salvezza per l’Italia, sia ben chiaro. Visco, da direttore di Palazzo Koch, ha potuto coordinare le massicce emissioni di Btp che hanno fatto registrare un successo clamoroso e sa bene che un ricorso al Mes fatto nei tempi e nei modi sbagliati renderebbe inevitabile una crisi di fiducia verso l’Italia da parte degli investitori e metterebbe in discussione il capitale fiduciario costruito nelle ultime settimane sui nostri titoli di Stato.

Il volo dei Btp, a nostro avviso, depotenzia il Mes, mentre Visco ne ritiene possibile la conciliazione: parliamo comunque di una questione sul filo del rasoio, perchè anche le nuove linee di credito del Pandemic Crisis Support, pur garantendo all’Italia un risparmio sugli interessi, saranno soggette alle solite condizionalità modificabili in corsa per effetto di un regolamento europeo del 2013.

Visco, a tal proposito, si premunisce cercando di smarcarsi da possibili conseguenze gravide di rischio per l’Italia e non risparmia una stoccata ai Paesi nordici d’Europa, Germania inclusa, che si lamentano con l’Italia perché non è abbastanza frugale” e vedono nel Mes la garanzia sulla solvibilità dei Paesi del Sud Europa nei loro confronti quando in realtà “hanno enormi surplus”.

La partita di Visco è delicata. La Banca d’Italia, da membro fondamentale del sistema di banche centrali europee, non può tagliare la strada alle politiche comunitarie o scatenare un conflitto di poteri. Dal mantenimento di un precario equilibrio in seno alla Bce, vegliato dalla costituzione di un ritrovato asse franco-tedesco, dipende la difesa dei Paesi del Sud Europa dalle richieste dei falchi più radicali, Olanda in testa, critici dei programmi di acquisto dell’Eurotower. Al contempo, Visco non può evitare di constatare che un sano pragmatismo è necessario nell’applicare riforme e manovre: nelle sue parole si ravvede un sostegno lucido alle logiche del Mes, sostegno tuttavia disilluso. Nella consapevolezza che nell’Europa iper-competitiva di oggi nessun pasto è gratis.





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