Il fatto che il settore bancario potesse diventare presto o tardi una delle più grandi vittime della pandemia di coronavirus era chiaro sin dal principio, appena si sono iniziato a sentire gli effetti della recessione economia. Con l’autunno alle porte e i dati degli ultimi mesi che in molti casi sono stati anche più scoraggianti del previsto, inoltre, sembra preannunciarsi la “tempesta perfetta” che potrebbe generare più di uno sconvolgimento all’interno del mondo bancario. Quale che sia però l’evento cardine attorno al quale la crisi del settore del credito potrebbe generarsi, però, al momento ancora non è completamente chiaro, obbligando dunque gli analisti a muoversi per ipotesi e con i piedi di piombo.

Tuttavia, dalla Banca centrale europea sembra essere stato individuata – anche a seguito del downgrade dell’agenzia di rating Moody’s – una delle principali preoccupazioni per la tenuta delle banche europee: il rischio di default della Turchia. Come riportato dunque dalla testata giornalistica Business Insider, il Paese che rischia maggiormente all’interno dell’Eurozona sarebbe la Spagna, cui settore bancario negli ultimi anni non ha attraversato propriamente delle ottime acque. E soprattutto, potrebbe con la sua caduta generare un effetto domino che rischia di riportare l’Europa ai bui anni dell’inizio dello scorso decennio.

La Bce si tutela, ma questo potrebbe non bastare

Sempre secondo quanto riportato da Business Insider, la Bce ha deciso per “l’esclusione temporanea per gli istituti sistemici dell’Eurozona dell’esposizione verso la Banca centrale dalla loro ratio di leverage”. Una mossa estrema, volta a garantire la tenuta del sistema bancario spagnolo – anche in caso di mancata restituzione del debito da parte di Ankara – sino ad almeno il prossimo giugno. Ma questa ancora di salvezza, in fondo, non è altro che un temporeggiamento, nell’attesa che le acque si calmino, la crisi inizi a ridursi e le speranze per il futuro abbiano aperto possibilmente delle nuove strade da seguire.

Già, perché il collasso del sistema bancario spagnolo non è soltanto un rischio per Madrid. Il suo ingresso in una spirale di crisi sarebbe devastante anche per il Portogallo – fortemente indebitato e legato col doppio nodo all’economia spagnola – e per tutte le altre banche dell’Eurozona che possiedono quantità importanti di obbligazioni turche. E in questo scenario, anche il sistema bancario italiano rischierebbe di subire un forte impatto.

In Spagna inizia la stagione degli accorpamenti?

Quasi a seguire le indicazioni dell’economista italiano Andrea Enria, in Europa sembra essere iniziata una stagione di accorpamenti all’interno del mondo bancario senza precedenti. Dopo l’Opa di IntesaSanpaolo su Ubi banca, infatti, anche la Spagna avrà una fusione tra due grandi banche in grado di generare un istituto di credito senza concorrenti. Secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore, i rispettivi Cda di Caixa Banca e Bankia si sarebbero espressi in favore della fusione, dando vita così ad un colosso bancario dal portafoglio superiore a Banco Santander, con un valore di borsa di oltre 15 miliardi di euro.

Benché però l’accorpamento sia in grado di creare un istituto di credito che, se rispetterà le attese, potrebbe dare maggiore solidità all’economia spagnola, dall’altro non si possono evitare alcune considerazioni. Dalla fusione, infatti, sarebbero state già messe in conto le chiusure di circa un quarto delle filiali ed il contestuale licenziamento di 8mila dipendenti, in un momento in cui il mercato del lavoro spagnolo non naviga in floride acque.

Ma non solo: la decisione di accorpare due istituti dalle già notevoli dimensioni evidenzia la fragilità attuale delle banche spagnole, sempre più in difficoltà nella produzione di utili e “spaventate” dai rischi di credito in tempo di crisi. E in questa situazione, dunque, l’unica strada è stata intravista proprio nella formazioni di grandi catene bancarie in grado di reggere al colpo grazie alla maggiore liquidità di cassa. In uno scenario che, però, risulta essere tutt’altro che confortante.





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