Quando Facebook ha annunciato di voler lanciare Libra, una moneta virtuale utilizzabile a partire dal 2020 su scala planetaria, un brivido di terrore è risalito lungo le schiene dei pezzi grossi che formano la spina dorsale del sistema politico cinese. Con la nascita di una criptovaluta come Libra, hanno subito pensato in Cina, l’economia del Dragone potrebbe subire effetti indesiderati e destabilizzanti; l’idea di Mark Zuckerberg è infatti una risorsa crittografica convertibile, in grado di superare ogni confine e potenzialmente utilizzabile da chiunque, anche per realizzare investimenti speculativi.

Libra, renminbi e dollaro

L’ambizione di Facebook è enorme: creare una moneta digitale capace di competere con il dollaro. Il problema è che già da diversi anni anche la Cina sta cercando di sovvertire l’ordine finanziario internazionalizzando il renminbi. Un nuovo competitore in più sarebbe un ostacolo non da poco per Pechino, ormai vicina a rompere l’egemonia americana in campo finanziario. Secondo alcuni analisti se la Cina riuscisse a mantenere una crescita economica annua di circa il 5% e la rivalutazione della moneta cinese proseguisse a un ritmo compreso fra il 2% e il 3%, entro il 2025 il Pil del Dragone supererà quello degli Stati Uniti; in quel caso, di conseguenza, il renminbi agguanterebbe la parità di valore con il dollaro poco dopo il 2030. Il percorso a tappe sognato dalla Cina rischia però di complicarsi proprio a causa della comparsa di Libra.

Una minaccia per Pechino

La Cina non ha mai visto di buon occhio le valute digitali, tanto da aver pensato più volte di mettere al bando il mining dei bitcoin e delle altre criptomonete. Lo scorso aprile la National development and reform commission (Ndrc) ha aperto una consultazione pubblica su una serie di attività da mettere al bando; fra queste c’era anche l’utilizzo di criptovalute, giudicate non sicure. Il divieto – o comunque la forte limitazione – delle monete digitali risponde a una logica ben precisa: impedire che tali criptovalute possano influenzare il sistema economico-finanziario del Paese. Ma l’avvento di Libra spaventa la Cina anche per altre ragioni, come ha confermato Wang Xin, direttore dell’Ufficio di ricerca della People0s Bank of China al South China Morning Post: “Dal punto di vista governativo dobbiamo prestare estrema attenzione all’influenza di Libra sui servizi economici, sulla politica monetaria e sulla stabilità finanziaria”.

La criptovaluta cinese

Gli effetti di Libra potrebbero infatti essere nefasti, a maggior ragione se la nuova moneta digitale dovesse instaurare un forte legame con il dollaro americano. È anche per questo motivo che la Cina ha limitato l’espansione dei Bitcoin nel Paese, temendo che dietro alla loro diffusione potesse insediarsi interessi stranieri. Dunque, per evitare supposizioni, rischi e timori vari, la Cina ha intensificato gli sforzi per lanciare sul mercato la propria moneta digitale. Wang ha sottolineato che la People’s Bank of China, con la benedizione del Consiglio di Stato, sta lavorando con altre istituzioni per sviluppare una criptovaluta facente capo alla banca centrale.

Sovranità digitale

Il progetto cinese nasce come freno all’eventualità che monete digitali straniere possano influenzare la politica monetaria del Dragone e la sua stabilità finanziaria mediante azioni speculative che farebbero crollare il valore dello yuan. Insomma, una catastrofe per la Cina. Tuttavia la sfida tra la futura criptovaluta sovrana di Pechino e Libra nasconde l’ennesimo braccio di ferro – questa volta indiretto – tra Repubblica Popolare e Stati Uniti. L’americana Facebook, accortasi dell’enorme successo di WeChat, ha deciso di sfidare l’applicazione cinese controllata da Tencent usando i suoi stessi mezzi: pagamenti online, creazione di un simil modello di business, comunicazione, social network e tanto altro ancora. WeChat è una app usata da quasi un miliardo di persone, di cui il 25% di esse vi accede più di 30 volte al giorno; WeChat Pay, la principale piattaforma di pagamento cinese, conta invece una media di un milione di transazioni al minuto. Numeri che hanno fatto venire l’acquolina in bocca a Facebook, che pure vanta 2,5 miliardi di utenti ma non lo stesso, efficiente, business model di WeChat.

Più controllo sulla popolazione

C’è un ultimo spunto di riflessione da considerare. Con WeChat la Cina controlla già potenzialmente una valanga di dati personali riguardanti milioni e milioni di persone: i loro gusti, le loro spese, gli spostamenti, oltre ovviamente ai dati sensibili come nome, cognome, indirizzo e altro ancora. Quando Pechino lancerà la propria moneta digitale, i cittadini cinesi che useranno la criptovaluta finiranno ulteriormente sotto la lente del governo. Aggiungere controllo al controllo: con una moneta digitale, per Pechino, sarà presto tutto ancora più semplice.