Nel pieno della manifestazione di protesta contro la riforma pensionistica voluta fortemente da Emmanuel Macron, una nuova tassa è al vaglio dell’esecutivo di Parigi. Portando avanti le riforme fiscali che hanno caratterizzato il governo di En Marche!, l’idea è quella di sostituire l’attuale Imposta sugli Immobili (Ifi) con un’imposta sui beni immobilizzati. Una riforma che cela in realtà un radiale aumento dell’imposizione verso il popolo francese, che già in queste settimane è tornato sulle barricate.

In linea con i duri attacchi alle ricchezze degli imprenditori e dei grandi risparmiatori francesi, la nuova legge che dovrebbe entrare a regime nel 2021 mira a tassare non solo il patrimonio immobiliare, ma anche i risparmi e tutte le riserve di denaro immobilizzate. Utilizzando il disincentivo al risparmio (concetto economico tanto caro all’economista inglese John Maynard Keynes), l’obiettivo è chiaro: cercare di mettere in moto gli investimenti, disincentivando l’accumulo di liquidità. Quali saranno però le risposte del popolo francese, che negli ultimi due anni ha già dovuto fare i conti con una crescita ingente del cuneo fiscale?

L’aristocrazia che guida il popolo

L’imposta sugli immobili è stata da sempre considerata la tassa dei più ricchi, in quanto possessori di un numero più ampio di terreni ed abitazioni. In epoca moderna, tale imposta è divenuta in un certo senso anche un simbolo della battaglia del popolo contro i vecchi padroni di un tempo, venendo considerata l’unica vera tassa patrimoniale che tutti sono costretti a pagare.

Nella Francia di oggi però le cose sono leggermente cambiate, soprattutto da quando sul trono dell’Eliseo siede una sorta di vero e proprio esponente dell’aristocrazia francese: quel Macron che è sempre più considerato un erede dei monarchi francesi che un ultimo presidente repubblicano.

Con l’equiparazione di tutti i beni e gli strumenti finanziari dormienti agli immobili, il gettito della tassa aumenterebbe di almeno cinque volte l’attuale copertura dell’Ifi, colpendo in particolar modo i piccoli e grandi risparmiatori ed il ceto imprenditoriale. Nella visione di Macron, questa nuova forma di imposizione fiscale assoggetterebbe tutti all’obbligo di pagare l’imposta, trasformandola in una nuova tassa patrimoniale universale.

Una riforma necessaria

A causa della frenata degli ultimi anni del mercato francese, la necessità di reperire fondi utili al mantenimento dello stato sociale e del proprio esercito hanno spinto l’Eliseo ad aumentare la pressione fiscale sul popolo. Nel fare questo, si sono determinate misure che colpissero egualmente tutte le fasce sociali: dal rincaro della benzina alla riforma delle pensioni, arrivando sino alla patrimoniale che entrerà in vigore nel 2021 e definita “una questione di giustizia fiscale” dal ministro delle finanze francesi, Agnès Pannier-Runacher.
L’ideale di fondo è quello di riuscire a colpire tutte le ricchezze del popolo francese e non solamente nel momento in cui si trasformano in beni fisici tangibili. Diamanti, bitcoin, imbarcazioni ed in generale qualsiasi bene acquistabile che rappresenti un’immobilizzazione del proprio patrimonio finanziario saranno soggetti all’imposta patrimoniale.

I rischi della riforma

Introducendo una tassa patrimoniale tra le più evolute del panorama economico mondiale, il rischio di creare una fuga di denaro dai conti correnti francesi è molto elevato. Lo stesso si può dire degli acquisti dei beni mobili ed immobili dei cittadini, con le transazioni che potrebbero svolgersi all’estero (e particolare al quale l’Italia dovrebbe riservare una grande attenzione, data la vicinanza alla Francia). A questo proposito, è al vaglio dei tecnici anche l’introduzione di appositi strumenti atti ad individuare i plausibili tentativi di evasione e di elusione fiscale.

Il vero rischio, però, deriva dall’impatto che avrà sul popolo della Francia. Dopo i problemi legati alla recessione globale di questo ultimo decennio e la forte diseguaglianza sociale che cresce anno dopo anno, una tassa patrimoniale potrebbe innescare una nuova serie di rivolte che porteranno il popolo ad affrontare a viso aperto l’Eliseo. In questo panorama, non è possibile stabilire per quanto tempo ancora Macron ed il suo esecutivo potranno portare avanti la stagione delle riforme che stanno interessando la Francia. Il rischio di un crescente numero di scontri, scioperi e proteste è alle porte: riuscirà Macron a strappare la sua vittoria sul popolo?





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