Con il passaggio della pandemia di coronavirus in Italia, l’economia del nostro Paese ha subito una fortissima contrazione che si è riflessa anche e soprattutto sui consumatori, che dallo scorso marzo hanno visto ridursi le entrate dei propri nuclei familiari. Nonostante l’ingente piano d’aiuti messo in campo da Roma, infatti, le ripercussioni del lockdown, i lunghi mesi di serrata e soprattutto la recente serie di chiusure e gli scenari grigi del prossimo futuro hanno reso la situazione ben peggiore del previsto.
Nonostante la timida ripresa estiva che aveva dato il via anche ai consumi grazie soprattutto all’indebitamento al consumo tramite il canale bancario e tramite le società finanziarie, adesso la situazione ha subito una nuova inversione di tendenza. Tuttavia, questo nuovo indebitamento stimolato anche dal governo per dare di nuovo il via agli acquisti potrebbe rivelarsi “fatale” per il sistema bancario italiano, il quale ha nuovamente accresciuto la sua posizione creditizia nei confronti di un ceto di consumatori che potrebbe rivelarsi non in grado di far fronte ai propri impegni finanziari. E questa volta però, con le disponibilità per gli aiuti erariali che vengono a mancare, allo scenario potrebbe essere ancora più difficile porre rimedio.
Volano i consumi, ma pagare è “soltanto” una promessa
Come sottolineato precedentemente e come riportato dal quotidiano BusinessInsider, ,a situazione relativa alla restituzione dei crediti al consumo è una bomba ad orologeria nella pancia delle banche pronta ad esplodere da un momento all’altro. Ma non è soltanto l’alto volume di finanziamenti erogati in una situazione in cui oltre 540mila famiglie italiane sono state considerate dagli analisti del settore letteralmente “in difficoltà” a seguito della pandemia, è soprattutto la motivazione alla base dei prestiti a preoccupare.
Sempre secondo quanto riportato da BusinessInsider, infatti, oltre il 23% delle richieste di finanziamento aveva la motivazione di “liquidità extra” per far fronte alle criticità del presente in una situazione in cui il posto di lavoro per molti è diventato una pena se non un semplice miraggio. E in questa situazione, a maggior ragione, le preoccupazioni riguardo allo scoppio di nuove sofferenze per le banche e gli istituti di credito diventano decisamente più alte.
Nonostante la ripresa dei consumi, dunque, il denaro in circolo derivante dai redditi e non dall’indebitamento sembra ulteriormente contrarsi, creando un problema che sul lungo periodo potrebbe non riflettersi soltanto sul mondo bancario ma sulla stessa capacità di spesa delle famiglie italiane – e, di riflesso, sulla domanda interna dei prodotti, sulle produzioni e sulla domanda di lavoro.
Una moratoria sulla restituzione dei prestiti al consumo
In due note distinte ma riconducibili alle stesse problematiche ed alle stesse preoccupazioni, sia l’Abi che Assofin hanno richiesto a gran voce al governo di rinnovare la moratoria sui finanziamenti. In questo modo, i consumatori potrebbero ottenere il tempo necessario per stabilizzare nuovamente i propri bilanci familiari e in questo modo potrebbero accedere ad una restituzione degli indebitamenti assai meno gravose per le proprie finanze.
Mentre la scorsa primavera con il decreto “Cura Italia” ciò avvenne, sino a questo momento i consumatori sembrano essere stati esclusi dalle preoccupazioni del governo, maggiormente concentrato a sostenere le imprese soprattutto delle zone rosse e delle zone arancioni. Tuttavia, anche questo particolare non è di seconda rilevanza, soprattutto poiché include una platea sempre più alta di persone messe a terra dalla crisi economica generata dalla pandemia di coronavirus. E soprattutto, crea un grosso problema al sistema bancario italiano, messo già sotto stress dalla chiusura delle aziende che avevano contratto finanziamenti e dalle sempre maggiori sofferenze alle quali vanno incontro.