Vladimir Putin è disposto a giocare ogni carta per evitare che la Russia precipiti in una nuova recessione economica in seguito al peggioramento dei fondamentali produttivi dopo la pandemia di Covid-19 e, soprattutto, l’emorragia del prezzo delle materie prime energetiche, vero e proprio “forziere” del Cremlino.
Con Gazprom avviata al primo rosso di bilancio dal 2015, il Pil previsto in picchiata di oltre il 6,5% e una situazione politica interna estremamente complessa, segnata dalla difficolta di Putin di trovare un successore, a cui si aggiungono i recenti scossoni sul fianco sinistro del Paese, in Bielorussia, il Cremlino mira a consolidarsi. E uno degli obiettivi della sua azione sono divenuti, negli ultimi tempi, i paradisi fiscali “occulti” dell’Unione Europea. Accusati di lucrare sugli accordi bilaterali sulla doppia tassazione, che consentono a numerose aziende russe di sfuggire all’erario nazionale, di per sè tutt’altro che oppressivo, e di portare i loro utili in lidi a loro più favorevoli.
“Stretto tra il calo del prezzo del petrolio e l’emergenza Covid-19, Putin vuole frenare la fuga di capitali dalla Russia e fare in modo che gli oligarchi paghino più imposte sugli utili e sui dividendi delle società che vengono aperte nei quattro paesi per ragioni esclusivamente fiscali”, fa notare Il Sole 24 Ore. Da qui, nelle ultime settimane, la decisione di muovere un’offensiva diplomatica nei confronti di Olanda, Lussemburgo, Malta e Cipro, Paesi con cui Mosca vuole rinegoziare su basi più paritarie gli accordi bilaterali di tassazione. Accordi, è bene ricordarlo, che a lungo il Cremlino non ha mai veramente contestato: anzi, il semaforo verde alla fuga di capitali è stato uno dei componenti essenziali del do ut des con cui Putin e il suo governo hanno mediato con la classe di oligarchi ridimensionata nel potere politico ma non nelle prospettive economiche nei vent’anni di presidenza dell’ex dirigente dei servizi segreti.
Bloomberg ha stimato che in 25 anni la fuga di capitali dalla Russia possa aver coinvolto asset per 750 miliardi di euro. Risulta ragionevole supporre, considerando flussi non tracciati (criminalità organizzata, traffico d’armi, riciclaggio) che la cifra ufficiale sia ampiamente stimata al ribasso.
La filiale lussemburghese della Gazprom Bank è centro di smistamento di numerosi affari russi rivolti al Vecchio Continente, Italia inclusa, oligarchi di spessore come Dmitry Rybolovlev e Roman Abramovich da tempo hanno diversificato i loro portafogli oltre confine, e casi problematici come quello di Danske Bank insegnano quanto complesso sia il tema del riciclaggio di denaro proveniente dalla Russa. Con un malcontento sociale montante e la buriana economica in arrivo, Putin ha deciso di reagire. Perchè l’aumento dal 13% al 15% dell’aliquota massimale di tassa, prevista in vigore dal 2021, sui redditi oltre i 5 milioni di rubli all’anno (73mila dollari) che spezzerà la flat tax nazionale non basta. Putin, spiega Il Sole, mira a rompere il circolo vizioso che permette a diverse società di strutturare “appositamente le loro attività in modo da pagare dividendi o interessi offshore e ridurre le loro tasse. Basta un esempio per capire cosa succede: un’azienda opera in Russia ma è legalmente registrata a Cipro. Quando è il momento di pagare i dividendi, il denaro va alla società cipriota ed è tassato tra il 2% e il 5%. Se gli stessi dividendi fossero pagati in Russia, sarebbero tassati al 15%”.
Nicosia ha deciso di adeguarsi alle pressioni della Russia, sua alleata finanziaria, alzando all’equivalente russo la tassa sui dividendi finanziari, eccezion fatta per categorie particolari come i fondi pensione. Ma l’obiettivo principale restano Lussemburgo e Olanda, con cui il confronto si annuncia lungo e serrato: veri e propri “buchi neri” dell’elusione fiscale, ben strutturate come potenze finanziarie, le Tortuga d’Europa. Come ha ben avuto modo di scoprire da tempo l’erario italiano: Putin, che in passato non ha avuto remore dal partecipare al grande banchetto della globalizzazione, mira a rimodulare i rapporti finanziari tra Mosca e il resto del mondo. Non dimenticando che tutto ciò che accade è normato da accordi firmati da governi pienamente legittimati: un monito anche per chi, come l’Italia, subisce da tempo gli appetiti predatori dei paradisi fiscali facendo finta di non poter in alcun modo cambiare le cose.