L’era di Dario Scannapieco sta pienamente entrando nel vivo e Cassa Depositi e Prestiti prepara le sue mosse per contribuire alla ripartenza del Paese. La banca pubblica di Via Goito, al tempo stesso braccio operativo strategico e potenziale “fondo sovrano” dello Stato con le sue partecipazioni strategiche (da Eni a WeBuild, da Snam a Telecom) e le sue ramificazioni (Cdp Equity ad esempio) ha una potenza di fuoco paragonabile a quella di un vero e proprio ministero parallelo. E dopo la confusione dell’era di Fabrizio Palermo, l’ad contiano silurato da Mario Draghi nella recente tornata di nomine, l’ex vicepresidente della Bei, draghiano di lungo corso, intende impostare una strategia a tutto tondo.
Patrimonio Rilancio, il fondo da 44 miliardi di euro in via di attivazione per sostenere imprese industriali e innovative con fatturati superiori ai 50 milioni di euro, sarà la fibra della strategia di Cdp per intervenire a sostegno dell’economia; Scannapieco intende tenere in piedi la parte più virtuosa dell’operato della Cassa, ovvero il suo ruolo di centro nevralgico dell’economia italiana e di polmone operativo, evitando le tentazioni di un assalto alla diligenza da parte della politica per rendere Via Goito il “bancomat” con cui risolvere crisi industriali (Ilva, Alitalia e via dicendo) senza concentrarsi sull’attività operativa. Via Goito a partire dall’insediamento del banchiere romano originario della Costiera Amalfitana ha intrapreso la trasformazione in una vero e proprio braccio operativo al servizio dell’agenda keynesiana di rilancio del Paese impostata da Draghi che ha il suo culmine nel Piano nazionale di ripresa e resilienza: più infrastrutture, maggiore impulso alla digitalizzazione del Paese e sostegno strategico al suo tessuto imprenditoriale attraverso il Patrimonio Rilancio o Destinato. Con un’ottica orientata al risultato e alla crescita del Pil, del lavoro, delle prospettive economiche del Paese.
La volontà di trovare una leadership per Cdp capace al tempo stesso di governare gli indirizzi della politica e recepire gli stimoli del mercato è stata cruciale nella scelta del nuovo management di Via Goito; la necessità di un utilizzo serio e rigoroso dei fondi di Cdp è ulteriormente rafforzata dal pensiero al fatto che si tratta di denaro legato al risparmio postale dei cittadini, dunque frutto della piccola e media raccolta, per complessivi 275 miliardi di euro, una quota maggiore di quella dell’intero Pnrr.
Un’ulteriore funzione di Via Goito, ricorda Il Tempo, è “il supporto alla pubblica amministrazione e ai territori per lo sviluppo delle infrastrutture”, garantito attraverso il passaggio dei dividendi di Cdp alle fondazioni bancarie che ne sono azionisti di minoranza e attraverso esse ai progetti delle varie aree d’Italia. Al quotidiano romano il presidente della Commissione di Vigilanza parlamentare su Cdp, Sestino Giacomoni (Forza Italia), si è detto favorevole a una crescente integrazione tra l’attività della Cassa e l’attività politica di indirizzo e supervisione: “si tratta, infatti, di disegnare insieme l’Italia del futuro, garantendo solide basi per i prossimi 30 anni. Siamo soddisfatti del supporto dato finora da Cdp al Paese in un momento di grandissima difficoltà e siamo fiduciosi che in futuro si possa fare sempre meglio, anche attraverso l’utilizzo di “Patrimonio Rilancio” che, è bene sempre ricordare, prevede l’utilizzo di risorse pubbliche e non di risparmio postale”.
Insomma, Cdp può essere per l’Italia post-Covid, mutatis mutandis, ciò che fu l’Iri dell’immediato secondo dopoguerra per la neonata Repubblica: il volano della crescita, dell’innovazione, del progresso industriale. A patto di evitare di diventare il collettore di aziende in perdita o il supplente della politica industriale nazionale. La ramificazione di Via Goito mira proprio a diversificare e consolidare la sua presenza nel sistema-Paese: solo nelle ultime settimane Cdp ha promosso due importanti iniziative che hanno rafforzato le sue sinergie sul fronte italiano ed internazionale.
In primo luogo, si è rafforzato l’asse con Intesa San Paolo: Cdp ha sottoscritto un’obbligazione senior unsecured preferred, della durata di 7 anni emessa da Ca’ dei Sass del valore nominale di 1 miliardo di euro, che sarà integralmente impiegata dalla banca per erogare nuovi finanziamenti a aziende di media capitalizzazione e Pmi italiane finalizzati ad investimenti sul territorio nazionale. Parallelamente, facendo leva sui legami di Scannapieco nella sua ex istituzione Cdp ha stipulato un accordo di garanzia con la Banca Europea per gli Investimenti nell’ambito dello European Guarantee Fund, abilitando nuovi finanziamenti fino a 800 milioni di euro per le imprese italiane attive in progetti strategici. La garanzia della banca basata in Lussemburgo a Cassa, nota Azienda Banca, “sarà pari a 600 milioni di euro e coprirà il 75% del valore nominale di ogni singolo finanziamento concesso da CDP con importo massimo fino a 100 milioni di euro e durata fino a 6 anni”. Due scelte dall’importante valenza strategica nel medio-lungo periodo: come un vero e proprio attore politico, Cdp consolida accordi operativi e alleanze strutturate, mettendosi al centro come intermediario, fornitore di risorse e decisore strategico nella pianificazione del rilancio del tessuto imprenditoriale e produttivo italiano. Una svolta che l’era Scannapieco ha inaugurato e che ora si punta a far diventare strutturale.