Recentemente, il deputato ed ex ministro Renato Brunetta ha pubblicato per l’Huffington Post un ampio e dettagliato resoconto della sua veduta sulla condizione dell’economia europea. Rivestendo i panni dell’economista, l’esponente di Forza Italia ed ex docente a Roma Tre ha parlato del contesto creato in Europa dalle trattative per la creazione del Recovery Fund e, fattispecie meno commentata in queste settimane, dal Temporary Framework, ovvero il regime di sospensione temporanea della normativa comunitaria sugli aiuti di Stato, per i quali la rete è stata notevolmente ampliata.
L’analisi di Brunetta è interessante proprio perchè svela numerosi sviluppi di questo secondo scenario. Il politico forzista fa notare che “lo scorso 13 ottobre, la Commissione Europea ha emanato il quarto emendamento al Temporary Framework, introducendo una sezione ad hoc che consente ai governi nazionali di coprire i “costi fissi scoperti” delle aziende nazionali che hanno subito un calo del fatturato superiore al 30% nell’ultimo periodo di riferimento”, fino a un massimo di 3 milioni di euro per società. Una norma fortemente voluta dalla Germania, favorevole a un grande “bailout” aziendale per evitare una serie di fallimenti nel settore corporate che si prevede destinata ad accrescere numericamente a inizio 2021, e che Berlino ha portato all’incasso.
Ed è bene sottolineare che questa mossa consentirà al governo di Angela Merkel di sostenere apertamente le sue imprese sfruttando proprio l’allentamento di quelle regole su cui più volte la Germania ha battuto con forza, predicandone rispetto incondizionato: “La Germania, sfruttando i suoi enormi spazi di bilancio, dovuti ad anni di surplus fiscale e commerciale accumulati nel periodo d’oro dell’industria tedesca, potrà permettersi di versare denaro contante alle sue imprese, pagando loro i costi fissi” e dunque salvandone di fatto le prospettive di lungo periodo. “Alla fine, gli imprenditori tedeschi avranno potuto contare su un partner occulto, il governo di Berlino, che inietterà decine di miliardi di euro”. Dopo aver annunciato a marzo il super-bazooka economico mediato dai prestiti della banca pubblica Kfw, un programma che potrebbe fornire alle imprese fino a 550 miliardi di euro di garanzie esterne al budget e al deficit, aver rotto il mito del “pareggio di bilancio” ed aver acquisito un’indubbia centralità negoziale la Germania si conferma la forza trainante dell’Europa politica.
Non è un caso che le trattative politiche europee accelerino laddove Berlino ha un interesse cogente e ben concretizzabile. Brunetta nota che Berlino riesce a valorizzare la sua centralità proprio perché capace di differenziarsi sia dai rigoristi inflessibili del Nord che dai Paesi del Sud in questo momento intenti a puntare tutto sul sostegno della Bce e sulla speranza di poter incassare, nel contesto del Recovery Fund, la massima quota di contributi a fondo perduto e la minima possibile di prestiti da restituire. Un “azzardo morale”, secondo Brunetta, pensare che la politica monetaria possa supplire la necessaria sponda della politica fiscale e della programmazione strategica.
Il politico ed economista nota come sia Angela Merkel, anche sul fronte del Recovery Fund, il leader in fin dei conti più interessato a trovare le condizioni per un accordo, come punto di raccordo tra la volontà dei “falchi” guidati dall’Olanda di veder ridotti al minimo i loro contributi al bilancio Ue, la pretesa del Parlamento Europeo di un maggiore finanziamento (che su temi come la ricerca sarebbe a dir poco legittimo) per il bilancio e le speranze dei Paesi mediterranei. Ma non c’è da stupirsi: la Cancelliera mira a preservare e a garantire al suo successore il proseguimento dell’Europa a trazione tedesca e dell’egemonia tedesca in Europa. Che ha guadagnato dall’applicazione dell’austerità, è stata con il volano all’export consolidata dal quantitative easing e ora si posiziona al meglio per beneficiare del cambio di paradigma economico. Sfruttando politicamente i “buchi” nelle regole sul bilancio e la disciplina degli aiuti di Stato, la Merkel ha, con spirito machiavellico, fiutato il mutato vento e le mutate necessità del suo Paese. La possibilità di salvare, con il benestare europeo, migliaia di imprese è solo l’ultima di una serie di mosse che fanno, come Brunetta giustamente nota, della Germania la vincente dell’anno della pandemia.