Le ultime vicende che vedono coinvolte Cina, Stati Uniti ed Europa rispetto alla gestione del commercio internazionale, sembrano stravolgere il quadro che eravamo abituati a vedere.

La guerra commerciale sembra infatti cambiare asse: non più Pechino contro Washington, ma Cina contro Europa e in particolare Germania.

Cina e Stati Uniti hanno trovato un accordo

Facciamo però un passo indietro per avere una migliore contezza di quanto recentemente accaduto. Il 15 dicembre doveva infatti segnare una data importante nell’escalation della guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti. Secondo i piani, Washington avrebbe dovuto aumentare del 15% le tariffe su quasi 160 miliardi di dollari di prodotti made in China. Di tutta risposta Pechino avrebbe dovuto replicare con un equivalente aumento su circa 3.300 prodotti americani. Sarebbe dovuto essere dunque l’ennesimo passo di uno scontro iniziato ormai nel lontano marzo 2018 e proseguito in quest’ultimo anno e mezzo con rilanci e clamorosi passi indietro.

Tuttavia quello che forse è sfuggito finora ai media mainstream, troppo assetati nel poter rivendere la paura di un presunto ritorno al protezionsimo, è che quella tra Cina e Stati Uniti non è affatto una guerra, ma una semplice fase di negoziazione. E come in tutte le trattative, ci sono fasi di rialzo a cui seguono passi indietro. È questo il caso odierno, che ha visto entrambi i contendenti tornare sui loro passi e annullare l’aumento previsto delle tariffe. Il vice premier cinese Liu He ha così annunciato nel corso di una conferenza stampa a Pechino l’accordo raggiunto con gli Stati Uniti. Allo stesso tempo Donald Trump ha confermato la notizia su Twitter.

Il negoziato prosegue con l’obiettivo di trovare un giusto equilibrio tra i due contendenti. Da una parte gli Stati Uniti vogliono riequilibrare la bilancia commerciale cinese verso gli Usa (troppe esportazioni rispetto alle importazioni), dall’altra la Cina intende tutelare il mercato interno rispetto all’ingresso delle aziende americane. Insomma, da una posizione di evidente squilibrio si vuole tornare ad un equilibrio condiviso, mostrando così che se una guerra commerciale c’è stata, essa è da far risalire al periodo antecedente all’elezione di Trump.

La Germania vuole interdire l’accesso a Huawei

In ogni caso il terreno di scontro sembra ora non coinvolgere più gli Stati Uniti. Secondo quanto riportato da Bloomberg infatti sarebbe in corso una diatriba tra Cina e Germania rispetto alla commercializzazione dei prodotti Huawei. Il contenzioso avrebbe in realtà preso una piega più dura del previsto arrivando a scomodare lo stesso Ambasciatore cinese a Berlino. “Se la Germania prenderà una decisione che porterà all’esclusione di Huawei dal mercato tedesco ci saranno conseguenze. Il Governo cinese non resterà a guardare”, ha dichiarato l’Ambasciatore cinese in Germania Wu Ken.

Il riferimento è al presunto tentativo da parte dell’attuale Governo a guida Merkel di far passare una legge che, senza citare direttamente il prodotto cinese, tenderebbe ad escluderlo dal mercato nazionale. Una prospettiva che non sarebbe per nulla gradita a Pechino soprattutto nel momento in cui l’introduzione del 5G permetterebbe a Huawei di conquistare enormi fette di mercato. Come confermato da Bloomberg, dietro all’introduzione di questa ipotetica legge tedesca ci sarebbe la pressione di Washington che, come spesso ha confermato Trump, non tollererebbe l’introduzione di “cavalli di Troia” nei Paesi alleati.

Lo stesso principio che venne applicato all’Italia al momento della firma del Memorandum con la Cina che ha visto coinvolti alcuni dei suoi porti. La questione tra Stati Uniti e Cina resta dunque aperta, ma su altri fronti che trascendono dal mero aspetto commerciale. La questione Huawei coinvolge infatti principalmente il tema della sicurezza e una volta impeditone l’accesso negli Stati Uniti, ora la battaglia si svolgerà sul continente europeo.





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