Christine Lagarde ha un problema enorme. Nemmeno il tempo di arrivare al vertice della Bce, e l’ex direttrice dell’Fmi si è ritrovata tra le mani uno scottante dossier riguardante la situazione economica della Germania. Non proprio uno Stato qualunque, bensì quello che fino a pochi mesi fa era considerato il locomotore dell’Unione Europea. Secondo quanto riportato dal Financial Times, quattro funzionari tedeschi, ognuno dei quali in rappresentanza di una delle quattro banche centrali nazionali, hanno chiesto alla Bce di tornare a riprendere le decisioni in materia di politica monetaria in un’ottica collegiale. Le banche tedesche, insomma, vogliono scongiurare che Lagarde possa imitare il suo predecessore Mario Draghi nell’attuare una serie di decisioni osteggiate dai falchi dell’Ue, come ad esempio il Quantitative Easing. In altre parole, le scelte più importanti, dai tassi d’interesse agli strumenti di supporto delle banche, devono superare il voto di tutti i membri del direttivo della stessa Bce, formato da 19 leader di vari istituti centrali nazionali e 6 membri del comitato esecutivo.

Il colpo di mano della Germania

I falchi sono stanchi di subire in silenzio le direttive imposte dall’alto senza avere voce in capitolo. La richiesta dei quattro tedeschi è emblematica e risponde proprio a questa esigenza di fondo: demolire la tendenza accentratrice messa in campo da Draghi, la stessa che ha permesso di spegnere incendi pericolosi in giro per l’Europa. Eppure le mosse di Super Mario, pur efficacissime, non sono andate già a diversi membri del direttivo, che adesso cercano in tutti i modi di riprendere in mano il timone della Bce. Lagarde è sola, si è appena insediata e si ritrova a dover gestire un board praticamente spaccato a metà, tra i falchissimi e personaggi più pacati. Per dire, le ultime misure hanno riscosso un nutrito malcotento anche fra gli insospettabili “ortodossi monetari” come la Bundesbank di Jens Weidmann e i suoi vari alleati. In mezzo a tutto questo abbiamo una Germania indebolita, che non intende incassare altri colpi bassi per nessun motivo al mondo.

Verso un cambio di registro?

Se Lagarde non sarà in grado di opporre resistenza, o per lo meno di farsi valere, verrà travolta dalla furia dei duri e puri. Cioè dagli stessi che vogliono smantellare i connotati della Bce per renderli adatti alle loro esigenze. La scusa utilizzata non può essere questa, quanto piuttosto la necessità di rendere la Bce simile alla Fed e alla Bank of England, all’interno delle quali il voto di ogni consigliere viene reso pubblico. La sensazione è che Lagarde possa favorire l’avanzata dei falchi, anche perché ha più volte spiegato come intenda agevolare il lavoro di squadra. Il problema è che questo cambio di registro potrebbe rivelarsi dannoso per una nutrita schiera di Paesi europei. Il motivo è semplice: non ci sarà più spazio per politiche monetarie accomodanti. Lagarde ha provato a ricucire lo strappo con la Germania, ma parole di comodo e interviste a giornali tedeschi potrebbero non bastare. Già, perché a Berlino e dintorni sono rimasti scottati da Draghi e vogliono smantellare la sua eredità il più in fretta possibile.





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