L’economia tedesca è scivolata in recessione a marzo e la caduta si prevede continuerà per la prossima metà dell’anno, sulla scia dell’emergenza coronavirus e delle sue ricadute di matrice industriali e commerciali. Berlino soffre apertamente e inizia a sentire gli effetti mordenti della perdita di valore aggiunto dell’industria, della frenata dei commerci e del crollo verticale dell’Eurozona.

Le prospettive fosche per l’economia tedesca erano già emerse nelle scorse settimane con la messa in campo del maxi-pacchetto di stimolo e risposta da parte del governo di Angela Merkel. Una dotazione di risorse senza precedenti per fronteggiare il tracollo dell’economia e mettere al sicuro occupazione, reddito e posizione di forza del Paese in Europa. Che, evidentemente, potrà mostrare i suoi effetti solo sul medio periodo.

Nel breve la Germania rischia una frenata senza precedenti. “Il crollo della domanda globale, l’interruzione delle catene di approvvigionamento, i cambiamenti nel comportamento dei consumatori e l’incertezza tra gli investitori stanno avendo un impatto enorme sulla Germania”, ha detto il ministero dell’Economia guidato da Peter Altmaier nel suo rapporto mensile.  Il Fondo Monetario Internazionale prevede un tonfo del Pil della Germania, nel 2020, pari a -7% nel suo rapporto più recente e anche le sensazioni provenienti dal Paese centrale in Europa sembrano confermare un trend profondamente recessivo.

Lo scenario sembra delineato in buona parte d’Europa: forte impatto della crisi sulla fase finale del primo trimestre, profondo rosso nel secondo trimestre attualmente in corso, timidissimi segnali di rimbalzo nel terzo e moderati segnali di una luce in fondo al tunnel solo dal quarto trimestre. Come ha sottolineato Il Giornale, “i principali istituti di ricerca economica hanno prospettato questo scenario durante il rapporto di primavera per l’anno corrente. Soltanto nel primo trimestre del 2020 il prodotto interno lordo si ridurrà dell’1,9%. Mentre nel secondo trimestre il prodotto interno subirà un tonfo del 9,8%”. Il numero di disoccupati potrebbe balzare del 25% toccando quota 2,5 milioni.

La Germania ha per ora avuto un effetto limitato dal contagio rispetto ad altri Paesi come Italia e Francia, anche se il numero dei morti inizia a preoccupare essendo salito sopra quota 3.000. Una recente rilevazione statistica della società di consulenza Kekst Cnc ha sottolineto che per circa il 50 per cento dei tedeschi il governo federale dovrebbe concentrarsi sulla limitazione della diffusione del coronavirus a scapito di qualsiasi considerazione di matrice economica, anche nel caso in cui ciò comportasse conseguenze negative per l’economia. Una recessione e la perdita di migliaia di posti di lavoro sono però oggigiorno alle porte e moltissimi lavoratori potrebbero essere costretti a incagiarsi nelle secche del debole welfare e delle indennità di breve periodo del pacchetto Hartz. Una spinta depressiva per i redditi delle famiglie che colpirebbe ulteriormente la stabilità economica, i consumi e, di conseguenza, la domanda aggregata.

La caduta in recessione del Paese rende inoltre meno sostenibile il calcolo spericolato della Germania e degli altri Paesi “falchi” dell’Unione, che hanno sostenuto la linea della ripresa interna veicolata dagli stimoli economici in parallelo al rifiuto di solidarietà in Europa sperando di separare il proprio destino da quello della Francia, dell’Italia e del resto del continente. La locomotiva inceppata della Germania ha frenato a lungo l’Europa con le sue politiche austeritarie e ora, bloccandosi, rischia di trascinarla a fondo.

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