La Germania è ufficialmente in recessione. L’economia tedesca si è contratta del 2.2 per cento nel primo trimestre del 2020, la seconda frenata più consistente dalla riunificazione del 1990 e superata unicamente dal -4,7 per cento fatto registrare nel primo trimestre del 2009, al culmine della crisi finanziaria mondiale. L’ultimo trimestre del 2019 aveva fatto registrare un meno 0,1 per cento e dunque la Germania è in recessione tecnica. Il peggio, poi, deve ancora venire: Berlino non è entrata in lockdown sino a Marzo inoltrato e l’impatto delle restrizioni diventerà più evidente nel secondo trimestre. Ci si aspetta che la contrazione possa raggiungere il 10 per cento, il crollo più significativo dalla Seconda Guerra Mondiale.
Stato di crisi
La metà delle aziende tedesche ha fatto richiesta del Kurzarbeit, un programma statale che consente il taglio dell’orario lavorativo e la ricezione di un sussidio governativo per pagare almeno il 60 per cento del salario dei dipendenti. Il crollo delle esportazioni, da cui dipende parte del comparto produttivo, ha reso vulnerabile l’economia, che ha risentito delle problematiche del commercio internazionale. Le azioni dell’esecutivo e gli investimenti nel settore edile hanno comunque avuto un effetto stabilizzante ed hanno evitato che la contrazione del prodotto interno lordo avesse proporzioni ancora maggiori. Secondo Claus Vistesen, chief eurozone economist presso la Pantheon Macroeconomics, l’economia tedesca è sull’orlo della recessione dall’inizio del 2019 ed ora questa realtà non può più essere nascosta. Il ciclo espansivo iniziato nel 2013 è ormai giunto al termine e ci saranno nuovi, dolorosi sviluppi prima di poter pervenire ad una ripartenza. I danni subiti dall’economia non sono però stati così gravi rispetto a quanto accaduto in Francia, Italia e Spagna. Queste nazioni sono state colpite molto più duramente dall’emergenza sanitaria ed hanno sperimentato un declino più significativo nel primo trimestre del 2020.
Un settore in crisi
Il settore dell’automotive, vera e propria punta di diamante per la Germania, è stato profondamente colpito dalla crisi. I produttori hanno richiesto liquidità al governo federale e molti hanno sfiorato il collasso finanziario. L’interruzione della produzione in Italia e Spagna ha infatti avuto riflessi importanti su Berlino. Le registrazioni di nuove automobili sono crollate, nel mese di marzo, del 38 per cento rispetto al marzo del 2019 mentre il calo di registrazioni tra il primo trimestre dell’anno corrente e quello dell’anno passato è del 20 per cento. La produzione è però ripartita: Volkwsvagen e Mercedes-Benz hanno ricominciato ad assemblare gli autoveicoli e progressivamente hanno riaperto o riapriranno gli impianti in Europa ed in altri continenti.
Le prospettive del governo
Il futuro della Grande Coalizione non è stato messo in discussione dalla crisi scatenata dal coronavirus. Le prossime consultazioni parlamentari sono previste per l’ottobre del 2021 e sembra improbabile che i partiti al potere possano decidere di interrompere l’esperienza di governo in un momento così delicato della vita pubblica. I cristiano-democratici di Angela Merkel, peraltro, devono ritrovare la propria identità e scegliere, nelle primarie che si dovrebbero tenere entro fine anno, il prossimo leader del partito. La minore importanza data a tematiche come il cambiamento climatico ha inoltre consentito ai Socialdemocratici, cronicamente in difficoltà, di recuperare terreno sui Verdi e di ottenere un buon livello di consensi elettorali.