Con l’arrivo della pandemia di Covid-19, la quasi totalità delle economie mondiali è entrata in una dura e profonda spirale recessiva cui picco – secondo gli analisti – è atteso con l’inizio della prossima stagione autunnale. Oltre al comparto turistico e a tutte quelle società che hanno fondato il proprio business sullo spostamento delle persone, anche le stesse produzioni industriali hanno subito in modo netto il tracollo dei consumi, lasciando una macchia indelebile nell’economia che siamo stati abituati a conoscere. Tuttavia, come in tutte le stagioni in cui l’economia subisce una brusca e netta frenata, non tutti sono però destinati a perdere tutto o parte del proprio capitale o vedere la propria società non sopravvivere alla crisi. Per alcuni – soprattutto tra quelli appartenenti ai ceti più ricchi – in tempo di depressione le possibilità di guadagno si moltiplicano. E in questo contesto, l’esempio del colosso della gestione patrimoniale americano BlackRock Inc. può esserne l’esempio lampante, a seguito del suo secco +21% rispetto agli utili trimestrali dello stesso periodo dello scorso anno
BlackRock “batte” il coronavirus
Stando a quanto riportato dall’agenzia di stampa Reuters, buona parte del successo del fondo americano sarebbe da ricercarsi nell’estrema fiducia che i consumatori possiedono nei suoi confronti, oltre ad una capacità finanziaria senza eguali nel mondo della gestione patrimoniale. Grazie a questi due fattori, il fondo americano è stato in grado di districarsi in questi difficili mesi del 2020, apparendo come garanzia di guadagno agli occhi degli investitori e con la possibilità di diversificare i propri investimenti per subire in modo minore il peso della contrazione economica. In questo modo, dunque, è stato possibile raggiungere il risultato che ha portato gli utili societari a livelli inaspettati durante i difficili mesi caratterizzati dal lockdown.
Le crisi fanno la fortuna dei ricchi
Quasi in ogni occasione, quando la società occidentale è entrata in un periodo di recessione fulminante a guadagnarci sono state quelle famiglie e quelle società che sono state maggiormente in grado di sfruttare una situazione in rapido divenire. Accadde – a titolo di esempio – con la crisi del 1929, col boom dei tecnologici a cavallo del millennio e con l’ascesa dei colossi dei pagamenti digitali a seguito della Crisi dei Debiti Sovrani. Adesso – sebbene sia ancora presto per capire chi saranno i vincitori di questa battuta d’arresto – il mondo è destinato a vedere un nuovo sconvolgimento delle carte nel difficile e complicato ambiente della finanza e dell’economia.
Tuttavia, il dato confermato in questa prima parte di fase recessiva è stato l’allargamento della forbice dei redditi: sempre di più a favore dei ricchi, con un numero sempre maggiore di persone a cadere al di sotto della soglia di povertà. Tale tendenza, causata dalla perdita dei posti di lavoro e dalla maggiore propensione al risparmio dei ceti più abbienti, si è ripetuta in modo speculare al passato, gettando nuove ombre sulla lotta alle disparità sociali ed al riequilibrio delle ricchezze mondiali.
La forbice si allarga anche in Occidente
Sebbene i risultati più devastanti siano stati registrati nei paesi del Terzo mondo e in quelli in via di sviluppo – dove l’assistenzialismo statale è misero se non addirittura assente – anche l’Occidente questa volta non è stato risparmiato. L’aumento della disoccupazione avvenuto in Europa e negli Stati Uniti e l’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità a causa delle difficoltà dei commerci hanno svolto la parte maggiore del lavoro, “condannando” ad un periodo di ristrettezza un numero sempre maggiore di famiglie. In uno scenario che, come atteso sin dall’inizio della crisi pandemica, sta radicalmente cambiando lo stesso sostrato economico della nostra società.